di Orazio La Rocca
Città del Vaticano – Finora Oltretevere nessuno ha avvertito l’eco degli scontri esplosi al consiglio cardinalizio per la riforma della curia in corso da ieri in Vaticano. Tra i cardinali membri del C8 (cui si aggiunge ormai stabilmente anche il segretario di Stato della Santa Sede il cardinale Pietro Parolin), si sono formati, sostanzialmente, due “partiti” che fino a venerdì prossimo – il giorno della conclusione del consiglio – dovrebbero contendersi, senza esclusione di colpi, la futura gestione delle finanze e dei beni pontifici, i nuovi assetti e i cambi ai vertici dei due maggiori enti finanziari vaticani: lo Ior (Istituto per le opere di religione), la banca vaticana, presieduto dal febbraio 2013 dal tedesco Ernst Von Freyberg, e l’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della sede apostolica, guidata dal 7 luglio 2011 dal cardinale Domenico Calcagno, su designazione di Benedetto XVI. Anche se il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, per ora mostra prudenza sui cambiamenti: “Lo Ior si trova in un tempo di transizione e sviluppo naturale e sereno. Il contributo di Von Freyberg continua a essere valutato molto positivamente. Ulteriori chiarificazioni sono possibili anzi probabili dopo il Consiglio per l’economia che si riunirà sabato prossimo”.
A guidare quella che potrebbe trasformarsi – nei prossimi giorni – in una vera e propria rivoluzione organizzativa delle istituzioni economiche vaticane è il cardinale australiano George Pell (nella foto), presidente della potente nuova Segreteria per l’Economia, che punta a far nominare ai vertici dello Ior un uomo di sua fiducia mentre l’Apsa tornerebbe ad assumere il ruolo originario di banca centrale pontificia secondo quanto era stato previsto nel Concordato del ’29 e in seguito confermato nella riforma concordataria del 1984, ma sotto la diretta responsabilità della stessa Segreteria per l’Economia.
Contro il piano di Pell, quindi, si sono schierati il cardinale Calcagno – non rassegnato ad essere messo da parte tanto facilmente – affiancato da un altro cardinale, Giuseppe Versaldi, presidente del Pontificio consiglio per gli Affari economici, altro ente finanziario destinato a cadere sotto l’influenza della Segreteria per l’Economia, ma secondo voci filtrate Oltretevere destinato persino ad essere soppresso. Calcagno un paio di mesi fa – forse avendo subodorato le intenzioni del collega Pell – pare abbia chiesto “lumi” sulla sua futura destinazione a papa Francesco, ricevendo un rassicurante “stai sereno”. Ma a preoccupare, negli ultimi tempi, porporati come Calcagno e Versaldi (entrambi vicinissimi all’ex segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Tarcisio Bertone), è la voglia di “fare in fretta” manifestata da Pell, che punterebbe a consolidare la sua posizione Oltretevere rendendo la Segreteria per l’economia da lui presieduta il principale punto di riferimento per la gestione e il controllo dei beni mobiliari e immobiliari del Vaticano. E questo nonostante un raffreddamento dei rapporti col Papa che non avrebbe gradito di essere venuto a conoscenza, solo dopo la nomina di Pell a capo del segretariato per l’economia, del coinvolgimento della diocesi di Sidney nelle inchieste sulla pedofilia in corso in Australia.
Tra i nomi che circolano per la sostituzione di von Freyberg, quelli di esponenti legati alla finanza maltese vicini a Pell, come il finanziere Jean-Baptiste de Franssu, professionista vicino all’economista Joseph F. Zahara, esponente laico del Consiglio per l’economia ed ex presidente della Commissione referente per le strutture economiche-amministrative del Vaticano. In Vaticano, però, non è stato apprezzato il fatto che un parente di uno dei candidati sponsorizzati dal cardinal Pell sia stato assunto un paio di mesi fa alla Promontory, l’agenzia americana incaricata di controllare i conti accreditati presso lo Ior.
La partita, dunque, per il futuro assetto dello Ior – come degli altri organismi economici vaticani – non è del tutto chiusa. E forse per questo l’attuale presidente della banca vaticana Von Freyberg, attraverso i suoi portavoce, ostenta sicurezza, precisando che “stiamo lavorando alla pubblicazione del secondo rapporto annuale nel quale si chiarirà tutto quanto fatto nell’ultimo anno. Quanto alla sostituzione o meno del presidente Ior a poco meno di un anno e mezzo dalla sua nomina al posto di Ettore Gotti Tedeschi – messo alla porta in malo modo nel 2012 dal Consiglio di sovrintendenza della banca per conto del cardinale Bertone, a quel tempo segretario del Consiglio cardinalizia di controllo Ior – Von Freyberg si limita a far sapere che “tutto rientra in un discorso più ampio che riguarda la riforma della governance e la ridefinizione delle funzioni dell’istituto”.