Volpedo (AL) – Siamo ancora pochi (una trentina) ma molto motivati. Si va dal giornalista al penalista, dal medico all’ingegnere, dal dirigente d’azienda all’operaio, dall’imprenditore al fisioterapista, dall’architetto al concertista. Noi, Templari di stretta osservanza del Sovrano Militare Ordine del Tempio (Precettoria del Piemonte), ci siamo dati appuntamento a Volpedo per celebrare il settecentesimo anniversario del martirio di Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, rispettivamente 22° Maestro Generale e ultimo Precettore di Normandia dell’Antico Ordine, bruciati vivi a Parigi da Filippo il Bello il 18 marzo 1314. L’evento era di quelli da annali della storia perché per la prima volta dopo settecento anni il Nuovo Ordine Templare, grazie al nuovo Diritto Canonico promulgato da Papa Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983 (con la Costituzione Apostolica Sacrae Disciplinae Leges) che ha stralciato la scomunica dei Templari emanata il 22 marzo 1312 da Papa Clemente V, ha potuto finalmente e legittimamente commemorare i suoi martiri e continuare i lavori alla luce del sole. Ieri pomeriggio 22 marzo 2014 alle cinque, nella parrocchiale di San Pietro il Cappellano del Tempio don Prospero Digilio ha officiato in una chiesa gremita di fedeli la Messa in Suffragio dei martiri templari, alla presenza della Confraternita di San Rocco di Castelceriolo, della Confraternita della SS Trinità di Viguzzolo, della Confraternita di Tortona, dei Cavalieri di Seborga, e delle autorità col sindaco Giancarlo Caldone in testa. Presente alla cerimonia anche la vedova di Gianluigi Marianini, primo Maestro Generale dell’Ordine nel terzo millennio, Donna Ornella Marianini Forlani. “Qui, nel tempio – ha detto padre Digilio -, si prega e si lascia fuori tutto il resto. Qui ci riuniamo per stare insieme al Signore che è in mezzo a noi, e pregare per i templari ingiustamente condannati e mandati al supplizio dal re di Francia”. La commozione ha pervaso tutti, fedeli e templari, complici le splendide musiche eseguite all’organo dal Templare Gian Luigi Prati che ha spaziato da Haendel a Bach, da Couperin a Marco Enrico Bossi, ancora troppo poco apprezzato autore ottocentesco di splendide pagine per organo come la solenne e maestosa Entrée Pontificale eseguita per la circostanza. Molto apprezzate le due lettere fatte pervenire dallo storico Aldo Mola e dallo psichiatra Alessandro Meluzzi quest’ultima letta in chiesa da Don Prospero. “Rammaricato che immodificabili impegni pregressi mi impediscono di partecipare di persona alla solenne rievocazione dei Valori Tradizionali – ha scritto Mola al Maestro Generale -, Le invio il mio fervido augurio di pieno meritato successo, nella certezza che la Storia dà sempre ragione allo Spirito e che il Tempio non ha mai mancato né mai mancherà di avere i suoi Milites. Dalla terra di Alessandria – emblema dell’arte della guerra – si levi il Beaussant di questo Terzo Millennio, altrimenti opaco. Ad majora!”. “Fratelli carissimi – ha invece scritto Alessandro Meluzzi -, impossibilitato ad essere presente oggi a questo importante appuntamento di preghiera, di fede, di agape amorevole, di incontro e di rinnovamento della tradizione mi uniscono comunque affettivamente a tutti voi. Celebrare il ricordo e il suffragio del grande maestro di spirito e azione Jacques de Molay riafferma la vitalità presente degli eterni valori della cavalleria cristiana e del templarismo. In tempi presenti di caos, di nuove e antiche povertà e di sofferenza dei valori ritrovarsi intorno al mistero eucaristico per celebrare un maestro di verità rappresenta un contributo concreto all’armonia dell’umano e alla centralità intramontabile dei valori della persona nella fratellanza, nella libertà e nella solidarietà. Certo che da questo momento si irradiano dimensioni di luce che ci illuminano tutti e illuminano il mondo mi unisco nella preghiera e nel ricordo nella speranza di un abbraccio ancora più prossimo a tutti voi nell’immediato futuro. Con amore agape e fratellanza!”. E in tempo di caos, di nuove e antiche povertà e di sofferenza dei valori noi Templari cosa possiamo fare? “Noi siamo tornati per ridare senso a valori morali e umani ormai offuscati – ci ha detto un confratello – senza voler insegnare niente a nessuno siamo pronti a combattere la guerra per la libertà e la dignità perdute. Come diceva San Paolo, il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età”. E per fare questo occore una preparazione personale che passa attraverso una consacrazione ed una forte iniziazione nel rispetto degli antichi rituali e della regola di San Bernardo. Ad Maiorem Dei Gloriam.