(Mauro Luminari di Centro Pagina) – Il filo sottile che guida il nostro lavoro alla ricerca dei lughi misteriosi questa volta ci porta nella suggestiva Serra San Quirico dove da molti secoli è conservata e venerata la reliquia della Sacra Spina che, secondo la tradizione, proverrebbe proprio dalla corona posta sul capo del Cristo durante la passione. La tradizione vuole che fu sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, ad ordinare le ricerche della corona e, una volta recuperata, le spine vennero destinate a vari luoghi di culto.
A Serra San Quirico una di queste spine venne portata da un crociato, tornato nel suo paese nel XIII secolo, e ancora oggi conservata in un prezioso tabernacolo della chiesa dei Santi Quirico e Giulitta recentemente restaurata dopo i danni del sisma del 1997. Un luogo di culto ricostruito nel Settecento dopo il crollo di quello romanico fondato da San Romualdo. Venerata dalla popolazione, ma anche da pontefici, cardinali e vescovi, la Sacra Spina ha rivestito sempre grande importanza.
Miracoli e prodigi
Secondo la tradizione la reliquia avrebbe operato numerosi prodigi e sarebbe stata usata, con successo, anche in cerimonie esorcistiche. Si racconta che a volte la Spina appare rosseggiante di sangue e addirittura nel marzo del 1635, sulla spina sarebbero comparsi alcuni piccoli fiori bianchi alla presenza dei fedeli adunati in chiesa per una funzione religiosa. La strana “fioritura” si sarebbe verificata anche l’anno successivo, tanto da indurre il clero locale a fare erigere un apposito altare per custodirla nel 1638. Un altro prodigio si sarebbe verificato anche nel corso di un’epidemia di colera nel 1854: la Sacra Spina si sarebbe piegata da un lato e avrebbe sanguinato copiosamente. Da quel momento la mortale malattia sarebbe andata gradualmente scemando fino a cessare. A ricordo di simili miracolosi eventi che ne accrediterebbero l’autenticità, le autorità religiose locali istituirono una venerazione precisa della reliquia, attraverso cerimonie annuali di devozione incentrate sul bacio rituale dei fedeli alla “Sacra Spina”. Un culto che è giunto fino ai nostri giorni e che è ancora molto sentito dalla popolazione.
La spina e il cavaliere templare
Sono stati condotte ricerche specifiche a proposito del personaggio che portò a Serra San Quirico una reliquia così importante. Gabriele Petromilli, noto studioso di templarismo, ricorda come la Spina fossa stata portata dalla Terra Santa da un cavaliere templare fabrianese di ritorno dalle Crociate: tale Guido da Collamato, oppure Guido dell’Amato. Nel corso di una sanguinosa battaglia questi avrebbe strappato la Spina dalle mani del sultano soccombente. A Serra San Quirico sarebbe stato conservato fino al 1486, sull’altare di San Bartolomeo della chiesa di Santa Maria de’Raccomandati, un altro sacro reperto: un frammento della punta della lancia che avrebbe trafitto il torace di Cristo in croce. Anche in questo caso, l’autore del trasporto in terra serrana sarebbe stato un cavaliere crociato, presumibilmente un templare.
I nodi di Salomone a Domo
Sempre a proposito di Templari va ricordato che nelle vicinanze di Serra San Quirico, nel piccolo centro di Domo, si trovano simboli di grande interesse. In un edificio a ridosso dell’antica chiesa di San Paterniano è anche oggi visibile la “croce patente” che i cavalieri Templari ponevano all’ingresso delle proprie magioni. Sempre a Domo, inoltre, nella seconda metà del secolo scorso la Sovrintendenza ai Beni Archeologici ha riportato alla luce un mosaico di epoca medievale dove sono raffigurati i “nodi di Salomone”, marchi tipici con cui i templari segnalavano i luoghi di alta spiritualità. Un simbolo speciale che lega le nostre terre ai misteri dell’antico Ordine cavalleresco.