da Acistampa – “Guardando anche alla forza con la quale questo giovane Santo ha lottato per la propria vocazione, combattendo la mentalità mondana prevalente intorno a lui e, perfino, la contrarietà del proprio padre, che vedeva in lui il futuro del marchesato, dobbiamo ancora e sempre educare i nostri giovani alla libertà”.
Il Cardinale Mauro Piacenza Penitenziere Maggiore lo ha ricordato nella sua omelia per la festa di San Luigi Gonzaga. La messa è stata celebrata questo pomeriggio nella chiesa di Sant’ Ignazio a Roma dove Luigi è sepolto.
Quest’anno ricorrano i 450 anni della nascita del santo gesuita e il programma dell’ Anno Giubilare Aloisiano prevede molti appuntamenti nella chiesa barocca nel cuore di Roma
Il cardinale ha parlato della educazione del giovani alla libertà autentica “quella che scaturisce dall’appartenenza a Cristo, dalla consapevolezza che ogni uomo nasce libero perché voluto, creato ed amato da Dio”.
Luigi è un santo giovane, e proprio in cammino verso il Sinodo dei Vescovi sui giovani, “san Luigi, patrono della gioventù, rappresenta, ancora e sempre, una salutare provocazione per la nostra vita di cristiani, universalmente chiamati alla santità , per la missione della Chiesa e per una corretta impostazione del rapporto con il mondo”.
Ecco allora la necessità fondamentale della chiarezza della fede. “Come cristiani, abbiamo il coraggio di lasciarci abbracciare dalla Verità tutta intera? Oppure cediamo a quello che non pochi autori definiscono oggi un «deismo moralistico-terapeutico»? (R. Dreher, L’opzione Benedetto, 2016)” Si chiede il cardinale.
“Se la fede cristiana è ridotta ad un vago deismo, nel quale Dio non ha più i tratti unici di Gesù di Nazaret e nel quale Egli non è più l’Unico Salvatore universale, allora non solo diviene incomprensibile la figura di San Luigi Gonzaga, ma si è perso qualcosa di essenziale per il cristianesimo, si è perso il metodo della Divina Rivelazione, per la quale il Logos eterno ha scelto definitivamente di passare attraverso il frammento dell’Uomo Gesù”.
Ecco allora l’invito del porporato: “La Chiesa in uscita, alla quale costantemente ci richiama Papa Francesco , non può non essere, anche e soprattutto, una Chiesa in uscita dalle pastoie del peccato, dalle ombre del compromesso, dai legami con quella mentalità mondana, che, di fatto, esclude Dio dalla realtà, riducendo la Chiesa stessa ad una delle tante organizzazioni mondiali”.
La vera riforma è quella della verità della fede, della libertà della fede. Oggi più che mai é “necessario difendere la libertà religiosa, inclusiva della libertà di pensiero e madre di ogni altra libertà! Inquietanti sono, a tale proposito, le avvisaglie in tutto l’Occidente di una pertinace volontà di ridurre gli spazi di libertà degli uomini, in funzione dell’incontestato dominio di un pensiero unico, di fatto ateo, incapace di dare risposte e foriero di una antropologia menzognera” ha ricordato il cardinale Piacenza che è anche presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Per Piacenza “la vera sfida, dei prossimi decenni, non sarà quella ecumenica, né quella, fondamentalmente del dialogo interculturale! La vera sfida sarà quella antropologica; sarà quella tra chi vuole costruire un mondo senza Dio, nel quale l’uomo diviene un oggetto, e chi invece riconosce Dio come Autore del cosmo e della storia e, credendo in Dio, riconosce e crede nell’indisponibilità dell’uomo!
La vera sfida sarà tra chi vuole farla finita con l’uomo e chi, invece, vorrà ancora essere fedele all’uomo, sapendo, però, che è semplicemente impossibile essere fedeli all’uomo se non si è fedeli a Dio e viceversa”.
E la preghiera per la Chiesa di Roma, servono santi “che mostrino, come San Luigi, che è possibile vivere partecipando alla Vita dell’Eterno, radicati nell’Essere di Dio!” C’è bisogno perché “se non vi fosse alcuna partecipazione reale all’Eterno, la vita della Chiesa, difficilmente potrebbe resistere alle tempeste torrenziali della modernità liquida!”.