(Riccardo Petroni da Il Dolomiti) – Il giornale “La Stampa” del 26 agosto titola così: “Frasi sulla Torah. Protesta ebraica col Papa. La lettera del Rabbino: siamo preoccupati”. La Torah, lo ricordiamo, è “la Bibbia”, la “Legge Ebraica”, “l’Antico Testamento”.
E prosegue così: “Chiesti chiarimenti. Un’espressione papale suggerirebbe che “la pratica ebraica nell’era attuale è obsoleta”. Da Israele giunge un’allarmata richiesta di chiarimenti al Papa per alcune sue affermazioni sulla Torah. Le autorità ebraiche hanno inteso alcune meditazioni del Pontefice nell’udienza generale dell’11 agosto come un invito al superamento della stessa Legge Ebraica, giudicandola obsoleta. Da questa interpretazione è nata la decisione di scrivere a Francesco. La missiva è firmata del Rabbino Rasson Arousi, Presidente della “Commissione del Gran Rabbinato d’Israele per il Dialogo”. Nella lettera si parla di «preoccupazione» per le parole di Bergoglio, che peraltro ha sempre avuto ottimi rapporti con gli ebrei, anche da arcivescovo di Buenos Aires”.
Vediamo adesso di capire insieme la portata di questo pesantissimo intervento delle Autorità Ebraiche di Gerusalemme contro Papa Francesco, che non ha precedenti nella recente storia. Non è facile dipanare il significato di quanto ha detto Bergoglio – che comunque trovate qui di seguito nell’intervento integrale – ed i motivi per i quali il mondo ebraico si è così risentito.
Ci proviamo qui di seguito. Ma andiamo per gradi:
1) Gli ebrei contestano a Bergoglio di aver sostenuto, in quell’incontro, esattamente la tesi che sostenne Paolo di Tarso (S.Paolo), nella lettera scritta in greco ai “Galati” intorno al 55 d.C., circa 25 anni dopo la morte di Gesù. E quindi che il “cristianesimo”, per volontà di Yahvè, di Dio, con una “nuova alleanza” fatta con Gesù, aveva soppiantato “l’ebraismo” e con esso “la Torah”, la Bibbia, rendendola “obsoleta”, quindi “superata”. “Superata” insieme a tutte le precedenti “alleanze”, fatte da Dio stesso con gli ebrei. Di conseguenza per Paolo diviene Gesù il “nuovo” interlocutore di Dio. E non è più “l’ebraismo” ma il “cristianesimo” la religione cara a Dio. Avevo affrontato questo importante argomento il 20.10.2019, con l’articolo intitolato “Come è nato il Cristianesimo e perché Paolo si è imposto rispetto alla parola di Gesù e degli Apostoli. Una sua rilettura potrebbe essere utile, per meglio comprendere questa questione.
2) I “galati” (o “Galli”) erano il popolo che abitava la Galazia (o “la Gallia dell’est”), territorio nell’Anatolia, ora facente parte della Turchia. Quel territorio era popolato soprattutto da “gentili”, detti anche “pagani” (i due termini sono sinonimi), ovvero – per semplificare al massimo – i seguaci di molteplici divinità, quindi “politeisti” e non “monoteisti” (seguaci di un unico Dio), come erano gli ebrei, popolo e religione alla quale apparteneva Gesù.
3)Paolo di Tarso (S. Paolo), che non aveva mai conosciuto Gesù nella sua vita terrena, dopo circa 20 anni dalla morte di quest’ultimo, decise “motu proprio”, di andare a predicare un “format” religioso di “sua ideazione”, dichiarando di essere stato incaricato di far questo sulla via di Damasco, dallo stesso Gesù risorto.
4) Inizialmente Paolo propose questo suo “format” agli Apostoli (che erano tutti ebrei salvo Luca) e agli ebrei al suo seguito, essendo lui stesso ebreo. Ma essendo stato nettamente rifiutato da tutto il mondo ebraico, per i motivi che vedremo meglio qui di seguito, iniziò a propagandarlo ai soli “gentili”, ovvero ai “pagani”, ovviamente in territori lontani da Israele. Ecco perché Paolo è chiamato “l’Apostolo delle Genti”, ovvero dei “gentili”, ovvero dei “pagani”, posto comunque che non fu “Apostolo” (quindi è errato chiamarlo così).
5) Ma perché gli Apostoli e gli ebrei, quindi il popolo di Gesù, rifiutarono gli insegnamenti di Paolo?
-Innanzitutto perché non essendo stato Paolo con loro accanto a Gesù, non ne riconoscevano l’autorità. In più Paolo era stato all’inizio un persecutore dei primi seguaci di Gesù. Quindi non si fidavano di lui.
-Per il fatto che per gli Apostoli e per gli ebrei al loro seguito, ovvero gli “ebrei-messianici”, Gesù detto “il Cristo”, era il Messia ebraico atteso. “Cristo” è infatti la precisa traduzione del termine ebraico “Messiah”. Messia non riconosciuto però dalle altre correnti ebraiche (sadducei, farisei, esseni e zeloti). Ma Gesù per i suoi seguaci era il “Messia ebraico” che portava, sì, una “Nuova Alleanza” ebraica con Yahvè , ma che per loro non aboliva affatto le precedenti “alleanze”, bensì dava “compimento” alle stesse.
6) Le precedenti “4 alleanze” fatte da Dio con gli uomini da Lui creati, sono descritte nella Bibbia. Per un credente quindi sono incontestabili.
Sono le seguenti:
-Con Adamo ed Eva, che tradirono Dio.
-Con Noè, che “uomo giusto”, salvò il genere vivente su incarico di Dio.
-Con Abramo, dalla quale nacque “l’ebraismo” (segno distintivo degli ebrei diviene “la circoncisione”)
-Con Mosè, al quale Dio dette:
a) La Torah, la Bibbia, le regole (i 613 precetti), che il Popolo Ebraico (da Lui considerato “Eletto”), doveva rispettare per rimanere nelle Sue grazie.
b) I 10 Comandamenti (2 religiosi, 8 laici) : sintesi dei comportamenti da tenere, “propedeutici”, potremmo dire, ai “613 precetti” suindicati.
7) Ma la “Nuova Alleanza” che portava l’ebreo Gesù, che non si è mai definito “Figlio di Dio”, bensì “Figlio dell’Uomo”, come abbiamo detto, non doveva abolire le precedenti Alleanze, bensì doveva dare “compimento” alle stesse. Doveva fornire le “istruzioni” necessarie affinché la Torah, fondata su quelle precedenti alleanze, venisse applicata dagli ebrei nella vita di tutti i giorni. E per gli ebrei rispettare la Torah corrispondeva a far mantenere al “Popolo di Israele” lo “status” di “Popolo Eletto”. Per gli ebrei infatti non esisteva e non esiste la “salvezza personale”, bensì quella del loro intero “Popolo”.
6) Ma l’ebreo Gesù (insegnante di Torah) l’aveva detto chiaro, come ci riportano i Vangeli: “Non pensate che io sia venuto ad abrogare la Legge (ndr: la Torah) o i Profeti (ndr: l’ebraismo). Io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento”.
7) Ed aveva rafforzato e “blindato” questo concetto, dicendo che, chi non avesse rispettato una sola “virgola” della Legge, ovvero della Torah, o avesse insegnato a non rispettarla, sarebbe stato considerato l’ultimo nel Regno dei Cieli: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti (ndr: i 613 precetti), anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei Cieli”. E poi: “finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota della Torah (lo iota, yod, è la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico) o un solo trattino della Legge”.
8) Riprova, se fosse necessaria, che Gesù non intendesse assolutamente abolire la Legge e abiurare la Torah, come invece aveva fatto Paolo, tradendo il suo pensiero e tutto il suo insegnamento (essendo Gesù nato e morto ebreo), sta nel fatto che se lo avesse fatto i farisei lo avrebbero “lapidato” immediatamente per “blasfemia”, come era previsto dalla “Legge” stessa. E non avrebbero dovuto invece ricorrere ai romani, con la loro pena della crocefissione, per “farlo fuori”.
Quindi, in buona sostanza, Papa Francesco nell’udienza dell’ 11.8 non ha fatto altro che riaffermare, dopo quasi 2.000 anni, la “sedicente” tesi di Paolo di Tarso. “Sedicente” ed “erronea”, in quanto smentita a priori proprio da quel Gesù, nel nome del quale Paolo pretendeva di parlare. Impostazione di Paolo in base alla quale “lui stesso” fondò la “sua” nuova religione chiamata “cristianesimo”, che nulla aveva ed ha a che fare con l’ebreo Gesù e che, anzi, tradiva in modo del tutto evidente la quintessenza del pensiero dell’ebreo Gesù. Pensiero inscindibile, piaccia o non piaccia, dalla “Legge”, ovvero dalla “Torah”, ovvero dalla “Bibbia Ebraica” ovvero “dall’Ebraismo”.
Questa “operazione” fatta da Paolo, che è testimoniata non solo dalla “Lettera ai Galati”, bensì anche da molti altri suoi scritti, non ultima la “Lettera agli Ebrei”, è ben nota a tutti ed è detta la cosiddetta “Teologia della Sostituzione”. “Teologia della Sostituzione” in quanto Paolo ha “sostituito” il “Gesù ebreo”, con tutto ciò che esso comportava, con un Gesù “paganizzato” di sua “costruzione”, o meglio sarebbe dire “ellenizzato”, che:
– aboliva il rigido rispetto delle “613 Prescrizioni”, ostiche a chi non fosse ebreo, a partire proprio dalla “circoncisione” e dalle “norme alimentari” ed “igieniche”,
– prospettava una salvezza “individuale”, con tutti i “vantaggi” che essa comportava, al posto di quella “comunitaria”, ovvero dell’intera comunità ebraica, alla quale però era necessario aderire, accettandone le rigide regole.
“Teologia della sostituzione” che trovò di conseguenza facile adesione da parte dei “pagani”, alla quale venne dato, ad Antiochia (attualmente in Turchia, ai confini con l’attuale Siria) il nome di “cristianesimo” dopo circa 30 dalla morte di Gesù. “Cristianesimo” che divenne la religione dell’impero romano, dall’Imperatore Costantino in poi, con il Concilio di Nicea (325 d.C.), da lui stesso convocato presso la sua magione e gestito “pro domo sua”.
Ecco quindi la legittima richiesta di “spiegazioni” da parte del mondo ebraico a Papa Francesco.
Ma Papa Francesco, quindi la Chiesa sono rimasti in silenzio invece di rispondere, doverosamente ed ufficialmente (come ufficiali erano le richieste di spiegazioni), alle precise e più che lecite domande del Rabbino Rasson Arousi, in merito giustappunto alla “Teoria della “Sostituzione”. In data 30 agosto 2021, però, sull’Osservatore Romano è stato pubblicato un articolo a firma del teologo argentino Victor Manuel Fernandez, ai più del tutto sconosciuto, nel quale, senza far alcun riferimento ai quesiti posti al Papa dal Rabbino, sostiene in modo del tutto generico che “anche per gli ebrei la salvezza viene dal compiere la Legge, ma con l’aiuto di Dio”.
Affermazione questa che non ha alcuna attinenza con la domanda posta.
Da quanto sopra detto emerge un’unica concreta realtà, che è questa: la totale ed irrisolvibile incompatibilità fra “ebraismo” e “cristianesimo”, essendo il cristianesimo nato ben 4.000 anni dopo l’ebraismo, in totale, irrisolvibile antitesi con quest’ultimo. Le due religioni quindi, “l’ebraismo” ed il “cristianesimo”, avendo radici esattamente opposte ed inconciliabili, possono avere come unico possibile punto di dialogo, il doveroso “rispetto reciproco”, nel “rispetto” – a sua volta – di quella figura immensa quanto “scomoda” che hanno, loro malgrado, in comune, che si chiama Gesù.
Già: l’ebreo Gesù, il Rabbino “Yehoshua ben Yosef” (Giosuè figlio di Giuseppe), che comunque ha donato la sua vita per altissimi valori, che hanno illuminato ed illuminano tutt’ora l’intera Umanità. Valori condivisi da ambedue le religioni in questione.