Roma – Perché 60 milioni di cittadini italiani sono costretti a versare ogni anno alla Chiesa cattolica, pur non volendolo, una cifra stimabile in almeno 3 miliardi di euro, circa 50 euro a testa? Il parassitismo della Santa Sede ha origine nei Patti lateranensi firmati da Mussolini nel 1929, inseriti nella Costituzione del 1948 per volontà di Pio XII e Togliatti, e rinnovati nel 1984 da Bettino Craxi. Massimo Teodori, con il rigore documentario dello storico e la passione civile del laico, attacca al cuore i privilegi ecclesiastici e smaschera i meccanismi occulti di quello che definisce un «esproprio milionario». L’otto per mille fatto pagare con un trucco a tutti gli italiani, gli imbrogli finanziari della banca Ior, sospettata di riciclaggio, fino alla recente scandalosa esenzione dall’ici-imu, sono alcuni dei temi che lo studioso denuncia nel suo ultimo libro “Vaticano Rapace” con insolita chiarezza. I denari che dallo Stato vanno alla Chiesa, come i finanziamenti ai partiti politici, determinano un intreccio perverso tra società, affari e politica che inquina la religione non meno della democrazia. Le dimissioni di Benedetto XVI hanno dato il segno dell’insopportabilità anche nella Chiesa del malcostume incistato nella Curia Romana. E le elezioni italiane, con il successo del Movimento 5 Stelle, hanno bocciato senza riserve quella rincorsa strumentale al “candidato cattolico” che non porta nulla di buono per la laicità dello Stato e i diritti civili, ma conferma il complesso di sudditanza del ceto politico alle gerarchie ecclesiastiche. Fino a quando gli italiani sopporteranno quel che lo stesso pontefice non ha voluto più sopportare? Una questione decisiva emerge dalla limpida denuncia di Teodori: la separazione tra Stato e Chiesa, pilastro delle democrazie liberali, in Italia diviene ogni giorno più esile.