(da Rimini 2.0) – Non scoraggiarsi, non lasciarsi andare alle critiche o all’amarezza, ma “aggrapparsi all’unica cosa veramente essenziale”: è questo il messaggio rivolto da don Davide Pagliarani, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ai fedeli dopo la pubblicazione del Motu Proprio “Traditionis custodes” di papa Francesco del 16 luglio contro la messa tradizionale, o “messa in latino” come si dice comunemente.
Il sacerdote di origine riminese ha celebrato la messa domenica scorsa al Templum Mariae Deiparae – Santa Maria del Castellaccio (provincia di Ravenna), spiegando che cosa è in ballo in una predica, resa pubblica dal canale ufficiale della fraternità.
Da una nostra trascrizione pubblichiamo ampi stralci.
“Perché questa messa, questa messa in particolare è un po’ il pomo della discordia? Perché questa messa divide? – perché è vero che questa messa divide.
Perché questa messa veicola una concezione della vita spirituale, del sacerdozio e in ultima analisi della Chiesa stessa, incompatibile con la concezione della vita spirituale, del sacerdozio e della Chiesa che la messa di oggi, di Paolo VI, veicola.
Perché questa incompatibilità? – perché è vero che c’è una incompatibilità.
Che ci sia questa lotta è inevitabile, è comprensibile. Con alti e bassi, certo, come ogni lotta, come ogni guerra è fatta di battaglie. Perché? […]
La messa è la continuazione nella storia di un’altra battaglia o – se volete – è la continuazione della stessa battaglia, della battaglia di Nostro Signore. La croce, la passione, non sono semplicemente gli avvenimenti più importanti della vita di Nostro Signore. La croce e la passione rappresentano la sua ragion d’essere. E’ venuto in questo mondo Nostro Signore con l’intenzione di salire al Calvario, di darci il Suo esempio, di versare il Suo sangue e di riscattare l’umanità peccatrice, di sconfiggere e schiacciare il peccato. La passione di Nostro Signore è una vera e propria lotta, è una guerra alla quale si prepara durante tutta la Sua vita. E sulla croce Nostro Signore sconfigge per sempre il demonio e il peccato. […] Eppure questa battaglia continua. E come continua? – è questo il punto. Continua attraverso la messa, continua attraverso questa (indicando con la mano il tabernacolo e l’altare, ndr) messa. E perché continua attraverso questa messa? Perché attraverso questa messa Nostro Signore rende presente, attualizza la croce, attualizza la redenzione, attualizza e manifesta la necessità dell’espiazione, la necessità della riparazione al peccato, manifesta la Sua regalità, manifesta la Sua sacralità, la Sua divinità. E’ Dio che si offre sulla croce, ed è per questo che questo sacrificio ha un valore infinito; ed è per questo che questo sacrificio continua attraverso la storia, fino alla fine dei tempi, per accompagnare noi, che stiamo lottando in questo momento della storia. E’ la stessa battaglia che continua, ed è una battaglia espressa da questo sacrificio della messa. E’ una battaglia che cozza contro una concezione del cristianesimo in cui siamo già salvi e non c’è più bisogno di lottare: qui sta il punto. Non è un errore nuovo, è l’errore di Lutero di cinque secoli fa – Lutero celebrato oggi come un campione della riforma cristiana, colui che avrebbe in qualche modo ristabilito l’ordine contro la corruzione della Chiesa. Ma Lutero odia la messa! La considera una bestemmia. Perché? Perchè non siamo noi che dobbiamo continuare questa lotta; questa lotta è la lotta di Nostro Signore di duemila anni fa, non è più la lotta del Suo corpo mistico. E’ chiaro che è una concezione del cristianesimo alla moda, che inganna, inganna i cattolici facendogli credere che si può arrivare al Paradiso, si può raggiungere il Paradiso, ottenere il Paradiso senza lotta. E’ il peggiore degli inganni. Ecco perché questa messa dà fastidio, è disprezzata: sottolinea troppo questa nozione di sacrificio, di espiazione, di adorazione davanti al sangue versato da Nostro Signore Gesù Cristo. E questa messa – non dimentichiamolo – questa messa concepita in tale modo, che non solo ci fa celebrare questo sacrificio, ma ci associa a questo sacrificio, ci fa entrare in questo sacrificio, ci chiede a ognuno di noi non solo di assistere, non solo di ricevere la comunione, di adorare: ci chiede, ritornando a casa, durante la settimana, ci chiede – anche a noi – la nostra parte di croce. E’ questa la vita cristiana! E’ questa la vita cristiana che oggi è disprezzata ed è rifiutata; ed è questa la vita cristiana che questa messa veicola.
Ciò che è successo due giorni fa non è altro che un episodio, un episodio di una lunga diatriba, una lunga lotta che ha già avuto alti e bassi e continuerà a averne. Non vi scoraggiate! Non vi scoraggiate! Questa messa non può sparire dalla faccia della terra, resisterà fino alla fine dei tempi, fa parte delle promesse di Nostro Signore che non fa mai mancare alle anime che lo cercano, ai fedeli, i mezzi necessari per essere uniti a Lui, per seguirLo, per portare la croce con Lui, per disprezzare il mondo e per trionfare con Lui, per partecipare con Lui a quella vittoria che ha già avuto luogo.
E’ un paradosso; è un paradosso perché la battaglia continua ma la vittoria ha già avuto luogo. Sta a noi, a ognuno di noi, entrare in questa lotta nel modo giusto, per partecipare a quella vittoria che non solo è già preparata ma ha già avuto luogo.
Vedete l’astuzia del demonio? L’astuzia del demonio è stata quella di ingannare le anime facendogli credere che possa esistere un cristianesimo senza la croce, senza questa lotta. E’ impossibile: la croce stessa, la passione di Nostro Signore è una lotta contro il demonio e contro il male.
Non scoraggiatevi mai e – oserei dire – non ci deve sorprendere ciò che sta succedendo. E’ una fase acuta di questa lotta ma rientra, paradossalmente, in qualcosa di anomalo, certo, di incomprensibile… Partecipare a questa messa, celebrarla, in altri termini, significa per noi dare tutto, entrare in questa lotta. Oserei dire che colui che non è pronto a versare il sangue per questa messa non è degno di celebrarla; colui che non è pronto a dare tutto pur di attaccarsi, aggrapparsi a questa perla preziosa non è degno di beneficiarne, non può beneficiarne. Di questa messa ne beneficiamo al massimo se veramente, distaccati da tutto, ci aggrappiamo a questa perla preziosa. Come dice il Signore nel Vangelo, il regno dei cieli è simile a un uomo che trova una perla preziosa in un giardino, va e vende tutto pur di comprare quella perla. Sì! Ma perché? Perché è così importante? Perché qui troviamo Nostro Signore, troviamo la Sua vita, la Sua passione, come dicevamo, e è attraverso la messa che incomincia già il trionfo di Nostro Signore del Paradiso, della vita eterna. E’ nella messa che attraverso la santa comunione Nostro Signore ci fa vivere un avamposto, una primizia di quell’unione intima nella quale consiste la beatitudine delle anime che sono in cielo. Questa è la messa.
Ecco perché la Chiesa durante i secoli non ha cercato altro: l’ha difesa, l’ha protetta, l’ha messa a disposizione delle anime, l’ha spiegata, ha costruito delle chiese. La Chiesa non ha mai avuto da duemila anni il patema di trovare delle nuove vie di evangelizzazione, no! La via di evangelizzazione è quella, è quella (indicando altare e tabernacolo, ndr) non ce n’è un’altra: è cominciata duemila anni fa e sarà la stessa fino alla fine dei tempi.
Chiediamo alla Vergine Santissima di approfittare di ciò che sta accadendo nella Chiesa, non tanto per criticare, per mostrare amarezza, no! Chiediamo innanzitutto alla Vergine di darci la luce per penetrare questi misteri, perché sono veramente dei misteri. Chiediamo alla Vergine la carità, l’amore necessario per aggrapparci a questa perla preziosa. Lei che si è aggrappata alla croce, Lei che era ai piedi della croce… Nessuno come Lei ha mai capito, ha mai penetrato questo mistero della croce e questo mistero della lotta tra il regno di Dio e il regno di Satana, perché nessuno come Lei è mai stato associato a questa lotta. Dio ci associa – anche noi, in qualche modo: approfittiamone, approfittiamone per la nostra anima, per le nostre famiglie, manifestiamo ai nostri cari questo amore per l’unica cosa che conta, l’unica cosa veramente essenziale. Perché è qui che troviamo Nostro Signore e tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Sia lodato Gesù Cristo.”