Bangui (Repubblica Centrafricana) – Nel giorno in cui l’Ue decide di intervenire nella Repubblica Centrafricana, arriva l’appello dei missionari italiani a parlare di ciò che sta accadendo nel Paese, nel timore che nel silenzio possa verificarsi un nuovo Ruanda nella “sonnolenza internazionale”.
“Bisogna infiammare l’Italia con questa notizia, se non vogliamo ritrovarci immersi in un altro genocidio, o guerra dimenticata”, si legge nell’appello dei missionari italiani che per motivi di sicurezza non vogliono essere identificati.
Le scuole gestite dai missionari, a 140 km a nord di Bangui, sono al momento chiuse, con le famiglie dei villaggi vicini che hanno abbandonato le loro case nel timore di violenze, per rifugiarsi nella giungla. Non chiedono aiuti, anche se le risorse sono ormai al minimo, perché temono di diventare obiettivo di saccheggi.
Ma chiedono di rompere il silenzio su una situazione drammatica: “Due anni di violenze, stupri, saccheggi, devastazioni, soprusi, uno Stato inesistente, un milione di rifugiati interni ed esterni, su 4,5 milioni di abitanti, tutto è stato distrutto, armi a tonnellate che girano dappertutto”, con “l’Onu incapace di richiamare gli stati alla responsabilità di difendere la dignità umana”.