di Francesco Antonio Grana, da Il Fatto Quotidiano – “Siate poveri e incorruttibili, non untuosi e presuntosi, rimanendo fedeli nonostante i peccati e obbedendo alla Chiesa gerarchica”. È il monito che Papa Francesco ha rivolto a tutto il clero di Roma nella Messa crismale celebrata nella Basilica Vaticana. È il primo rito del giovedì santo, giorno in cui i cristiani ricordano le istituzioni del sacerdozio e dell’Eucaristia durante l’ultima cena di Gesù. Bergoglio, che nella stessa occasione un anno fa aveva invitato i preti ad “avere l’odore delle pecore”, ha sottolineato che se un sacerdote “non esce da se stesso, l’olio diventa rancido e la sua unzione non può essere feconda”. Ma, ha chiarito il Papa, “uscire da se stessi richiede spogliarsi di sé, comporta povertà”. E qui il pensiero va a quanti vendono i sacramenti, peccato condannato più volte da Bergoglio nel suo primo anno di pontificato. “Il sudario non ha tasche”, ha ripetuto infatti il Papa facendo sua la frase semplice ma significativa che la nonna piemontese, Rosa Margherita Vassallo, gli ripeteva sempre da bambino. Per Francesco sono “tre le caratteristiche significative nella nostra gioia sacerdotale: è una gioia che ci unge – non che ci rende untuosi, sontuosi e presuntuosi – è una gioia incorruttibile ed è una gioia missionaria che si irradia a tutti e attira tutti, cominciando alla rovescia: dai più lontani”. Una gioia che, per il Papa, “può essere addormentata o soffocata dal peccato o dalle preoccupazioni della vita ma, nel profondo, rimane intatta come la brace di un ceppo bruciato sotto le ceneri, e sempre può essere rinnovata”. Quel peccato che in numerosi casi ha il nome della pedofilia che sarà oggetto del mea culpa della decima stazione della via crucis del venerdì santo al Colosseo che sarà presieduta, domani sera (18 aprile), da Papa Francesco. Bergoglio ha sottolineato, inoltre, che la gioia sacerdotale è “custodita anche da tre sorelle che la circondano, la proteggono, la difendono: sorella povertà, sorella fedeltà e sorella obbedienza. Non tanto nel senso che saremmo tutti ‘immacolati’ (magari con la grazia di Dio lo fossimo!) perché siamo peccatori, ma piuttosto nel senso di una sempre nuova fedeltà all’unica sposa, la Chiesa”. E “obbedienza alla Chiesa nella gerarchia che ci dà, per così dire, non solo l’ambito più esterno dell’obbedienza: la parrocchia alla quale sono inviato, le facoltà del ministero, quell’incarico particolare, bensì anche l’unione con Dio Padre, dal quale deriva ogni paternità. Ma anche l’obbedienza alla Chiesa nel servizio: disponibilità e prontezza per servire tutti, sempre e nel modo migliore”. Secondo atto del giovedì santo di Papa Francesco è la Messa dell’ultima cena con la lavanda dei piedi. Bergoglio ha deciso di celebrarla ancora una volta con gli ultimi, nella Fondazione Don Carlo Gnocchi-Centro Santa Maria della Provvidenza di Roma. Dodici i disabili a cui Bergoglio laverà i piedi: hanno tra i 16 e gli 86 anni, tre sono di origine straniera e uno è di fede musulmana. Il più giovane, Osvaldinho, 16 anni, originario di Capo Verde, nell’agosto del 2013, a causa di un banale tuffo in mare ha subito un trauma vertebro-midollare con tetraplegia immediata. Di altro genere la vicenda di Orietta, romana, 51 anni, a soli due anni è colpita dal vaiolo che le provoca un’encefalite. Da 43 anni vive nel Centro. Samuele, 66 anni, all’età di 3 anni si ammala di poliomielite, vera e propria piaga che falcidiava l’infanzia di quegli anni e a cui don Gnocchi si era dedicato una volta esaurita l’emergenza dei mutilatini. Gli altri disabili a cui il Papa laverà i piedi sono: Marco, 19 anni, quinto anno al liceo scientifico tecnologico, animatore in parrocchia, nell’ottobre scorso gli è stata diagnosticata una neoplasia cerebrale; Angelica, 86 anni, contadina per tutta la vita, nell’agosto del 2013 la caduta con frattura scomposta dell’anca l’ha costretta alla sedia a rotelle; Daria, 39 anni, affetta da tetraparesi spastica neonatale; Pietro, 86 anni, ha un deficit dell’equilibrio e della deambulazione e ipotonotrofia muscolare; Gianluca, 36 anni, dall’età di 14 anni ha subito vari interventi per meningiomi; Stefano, 49 anni, affetto da oligofrenia grave e spasticità in esiti di cerebropatia neonatale; Hamed, 75 anni, originario della Libia, di religione musulmana, a seguito di un incidente stradale ha subito gravi danni neurologici; Giordana, 27 anni, originaria dell’Etiopia, è affetta da tetraparesi spastica in seguito a paralisi cerebrale infantile ed epilessia, scrive poesie e cura con altri disabili del centro l’emittente web Radio Don Gnocchi; infine Walter, 59 anni, affetto da sindrome di down.