(Mons. Michele Pennisi di In Terris) – Letteralmente “reliquia” significa “ciò che è rimasto”; non nel senso degli avanzi, ma del lascito, dell’eredità, del permanere nel tempo di una cosa che è stata importante. Le reliquie riguardano il corpo o qualsiasi cosa che rimanga di un Santo dopo la sua morte, così come pure gli oggetti che sono venuti effettivamente a contatto con il corpo del Santo durante la sua vita, gli abiti, gli oggetti usati per la penitenza, gli strumenti di prigionia, di martirio o di passione”. Per noi moderni la reliquia è poco più che una curiosità, magari un po’ macabra, anche se ci sono le reliquie laiche: la maglia di un giocatore, la chitarra di un cantante, il vestito di un’attrice che vengono vendute a milioni di euro o di dollari.
Per tutta la cristianità pre-moderna non era affatto così. Anzi, la reliquia rivestiva un’importanza tale che per essa si combattevano battaglie, si costruivano basiliche in posti molto complicati perché proprio lì c’era una tomba di martire, si frantumavano le ossa in modo tale che più chiese ne potessero avere una particella.
Tra i regali più importanti c’era il dono di una reliquia. Per il matrimonio di Re Guglielmo il Buono che ha costruito il duomo di Monreale il vescovo Alfano proveniente dalla Campania portò in dono il corpo di San Castrenze, che è divenuto il patrono di Monreale. Ogni altare aveva ed ha un piccolo vano in cui era cementata una reliquia (e i luoghi di culto si concepivano letteralmente «fondati» sulla reliquia.
Ora, la devozione alle reliquie che ha caratterizzato intensamente molti secoli cristiani dice che ciò che è rimasto del cristianesimo in modo così vitale da poter essere messo a fondamento di una basilica è il frammento del corpo di un uomo che il cristianesimo ha vissuto in maniera eccezionale – il santo – e ne ha testimoniato la verità fino a sacrificare per esso la vita – il martire.
Stiamo parlando ci cose, di persone, di pezzi di esistenza che si palpano e si baciano, di una ininterrotta catena di fatti che dal presente tornano al passato. La modernità, di contro, pensa che il lascito del cristianesimo sia un’idea, una predicazione, un contenuto di valori e di principi. Col risultato che l’avvenimento passato è sempre più lontano e quelle idee e valori interpretabili a seconda delle mode vincenti e dei pareri personali. In fondo, di quello che accadde, non “resta” niente.