(Christian Cabello di In Terris) – Non mi era mai capitato di entrare in un chiostro seicentesco nella settimana di Ferragosto vedendo così tanti bambini e ragazzi nel pregare e giocare insieme con tanta gioia. Tutto ciò sta accadendo dall’inizio dell’estate nella parrocchia di San Nicolò a Fabriano dove mi ritrovo a trascorre alcuni giorni di riposo.
Di certo non immaginavo di ritrovarmi in mezzo a così tanti giovani, di culture e anche di religioni diverse vivendo insieme la vita di un oratorio in cui ho visto risplendere, nelle loro accezioni più elevate, l’inclusione e l’altruismo sospinte da un profondo senso di fraternità che scalda il cuore. Ed ecco la mia curiosità di approfondire e capire questo mondo degli oratori fino ad ora per me poco conosciuto, sicuramente la terminologia ci aiuta a comprendere l’origine di questo significato che proviene dal latino oratorium, a sua volta derivato da orare ossia pregare.
Il primo oratorio, nel senso moderno del termine, nasce nel 1550, grazie all’opera di San Filippo Neri, il quale ha riunito intorno a lui una comunità composta da religiosi e laici uniti dal vincolo della carità, con le finalità della preghiera e dell’educazione dei giovani. In seguito a ciò Papa Gregorio XIII – che fu il 226 Papa dal 1572 fino al 1585. E’ considerato uno dei pontefici più rilevanti dell’età moderna. L’attuazione della sua riforma cattolica e le modifiche apportate al calendario che porta il suo nome – erigendo la Congregazione dell’Oratorio – la quale ha origine dalla comunità di sacerdoti secolari riunitasi intorno allo stesso San Filippo Neri – e ha concesso ad essa la Chiesa di Santa Maria in Vallicella presso Roma, la quale divenne la sede del primo oratorio. Successivamente è utile ricordare il fulgido esempio di San Giovanni Bosco il quale, nel 1841, coinvolge alcuni giovani nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino per una serie di incontri. Il fulcro della sua azione era connotato dalla passione educativa nei riguardi dei più giovani, questo lo ha portato ad avvicinare numerosi ragazzi, tra i quali San Domenico Savio, verso i quali, a Valdocco, a partire dalla Santa Pasqua del 1846, ha coniugato proficuamente la dimensione sociale ed educativa, dando inizio ad un percorso di inclusione a 360 gradi che ha il suo fondamento nell’esperienza lavorativa ed educativa vissuta nello spirito del cristianesimo sociale.
Merita una menzione speciale la figura del Beato Piergiorgio Frassati, nato a Torino nel 1901 da una famiglia molto abbiente ma, nonostante ciò, dedica la sua giovane vita ai più poveri e, per fare questo, fonda con alcuni amici una allegra società, definita dei Tipi Loschi, con l’obiettivo di aiutare le persone sofferenti. Muore prematuramente a soli 24 anni per un male incurabile che lo colpisce improvvisamente; è stato proclamato beato nel 1990 da Papa Giovanni Paolo II ed è ritenuto un fondamentale esempio per tutti i giovani.
A partire dagli anni ’60 del secolo scorso tra le opere più significative bisogna citare quella del Servo di Dio don Oreste Benzi. A partire dal 1950 il sacerdote è vice assistente della Gioventù Cattolica di Rimini ed in questa veste comincia a realizzare una serie di attività rivolte agli adolescenti che lui riteneva favorissero “un simpatico incontro con Cristo”. Successivamente, grazie ad un encomiabile impegno, riesce a comprare, grazie ad una serie di “spedizioni” negli Stati Uniti, una casa-albergo ad Alba di Canazei, in provincia di Trento, dedicata ai soggiorni montani degli adolescenti che chiamerà “Madonna delle Vette”.
Nel corso del ventesimo secolo, fortemente segnato da due conflitti mondiali forieri di povertà, scontri tra ideologie contrapposte e conseguente ricostruzione, gli oratori hanno svolto una pregevolissima e oltremodo feconda opera educativa che ha permesso di far apprendere a molti ragazzi e ragazze i valori della dottrina sociale della Chiesa e della sacralità della famiglia, fulgido cemento per il futuro dell’Italia in ossequio ai valori sanciti dal Vangelo. Papa Francesco, durante una sua visita pastorale a Milano, ha consigliato a un bambino che gli chiedeva come rafforzare la propria fede di “parlare con i nonni, giocare con gli amici e andare in parrocchia e in oratorio. Perché, con queste tre cose, tu pregherai di più”.
La parrocchia di San Nicolò: ieri e oggi
Quando arrivi ai piedi della Collegiata di San Nicolò vedi il portone maestoso di una chiesa che ti attira. Dal fondo della strada intravedi l’immagine gloriosa dell’abside con la Vergine Maria Assunta in Cielo. L’edificazione della Chiesa di San Nicolò risale al XII secolo ed è svolta ad opera dei monaci benedettini ma viene distrutta da un terremoto nel 1279. A partire dal 1630 è ricostruita ex novo da Michele Buti. L’esterno della chiesa ha una facciata di particolare bellezza con loggia superiore a tre archi, mentre invece all’interno vi è una pregevolissima collezione di dipinti su tela di epoca manieristica e barocca tra cui vi sono San Michele Arcangelo del Guercino, tela preziosissima che ci mostra l’originale di una delle immagini più diffuse di San Michele Arcangelo che blocca il demonio con il suo piede (Foto), Morte di Sant’Anna di Giacinto Brandi e San Giovanni Battista di Andrea Sacchi. Il parroco di questa Collegiata, la più grande della Diocesi di Fabriano – Matelica, è don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, il sacerdote con la tonaca lisa, molto conosciuto per il suo impegno nel contrastare la prostituzione coatta restituendo dignità alle tante donne sfruttate sulle strade mediante la gestione di una pronta accoglienza per le vittime della tratta.
Un oratorio multietnico
In questo contesto, al fine di affrontare la crisi educativa, che dopo un anno di pandemia ha assunto le proporzioni di una vera e propria emergenza per le nuove generazioni già fortemente penalizzate Don Aldo, unitamente ai suoi collaboratori, ha deciso di rilanciare un nuovo modello di oratorio. Basato su proficue occasioni di maturazione ed esperienze inclusive, stimolanti ed arricchenti ma, soprattutto, aperte verso coloro che provengono da Paesi e religioni diversi, secondo l’assioma che recita: racconta da dove si proviene, ciò che conta è dove si è diretti, nel solco tracciato dal nuovo beato Carlo Acutis. Il giovane era capace di trasmettere agli altri la bellezza del messaggio del Vangelo.
Il tema scelto per questo oratorio è un “Santo per amico” una vera e propria sfida un andare controcorrente presentando ai giovanissimi dei modelli di riferimento che difficilmente vengono proposti nella nostra realtà sociale. “La giornata inizia con la preghiera – racconta Don Aldo – e con la lettura del Vangelo che ci apre a riflettere insieme sul senso della vita lasciandoci educare da Gesù. Subentrano poi le vite dei santi dove i ragazzi ogni settimana si impegnano come ‘esploratori’ divisi in squadre per scoprire le loro storie e i loro insegnamenti”.
“Ricordo Don Oreste Benzi che mi disse qualche giorno prima della sua morte, che avrebbe desiderato far conoscere di più la vita dei santi ai bambini. E questo desiderio è diventato anche il mio – prosegue il parroco di San Nicolò – . È bello ed emozionante vedere come i bambini ragazzi pregano spontaneamente senza vergognarsi, anzi fanno a gara nell’esprimersi spiritualmente. Sono veramente assetati di contenuti valoriali, di relazioni sane, di modelli autentici ed esemplari. Tempo di pandemia non è facile aggregarli ma possiamo già ritenerci più che soddisfatti sentendo anche i genitori così entusiasti e felici di questa esperienza”.
Infatti incontrando un genitore, alla mia domanda “Cosa pensa di questo oratorio?”, la risposta è stata toccante: “Non immaginavo che restasse aperto per tutta l’estate. per noi che abbiamo dovuto fare poche ferie è stata una manna dal cielo. Il bambino non vede l’ora di alzarsi al mattino per correre a San Nicolò ed è lui a raccomandarci la puntualità perché deve fare la preghiera con Don Aldo e Don Ernesto. Quando ci racconta la vita dei santi è impressionante. È molto bello vedere che oltre a scatenarsi con il gioco, i vari sport messi a disposizione con bravi istruttori, ci sono anche questi momenti di vita, di senso…per noi genitori è importante avere questo sostegno”.
Le impressioni dei giovani coinvolti
I giovani coinvolti in questa particolare esperienza stanno ricevendo insegnamenti proficui che hanno voluto condividere con In Terris. Arianna, giovane animatrice, ha detto che “questo campo estivo è stato emozionante perché i bambini legano tra di loro e l’appartenenza a diverse religione non è un problema. I bambini si integrano molto bene tanto che, ognuno pregando il rispettivo Dio, si uniscono alla preghiera e partecipano alle diverse attività di ricerca”.
“L’integrazione è il punto forza di questo oratorio”, come ci racconta Paola, una giovane animatrice delle attività dell’oratorio: “Mi piace moltissimo il rapporto che riesco a instaurare con i bambini in questo contesto ed il fatto che alcuni riescano a confidarsi con me e mi vedano come una sorella maggiore, questo mi gratifica. Poter creare questi rapporti, che anche in futuro potranno continuare, è estremamente importante”.
Massimo, giovane volontario del Servizio Civile, ha evidenziato l’estrema importanza di questa esperienza per le attività che ha svolto ed e ciò che l’ha colpito di più è stare con i bambini e con i colleghi in maniera positiva. Dafne, una ragazza che partecipa all’oratorio, ha detto: “Sono tutti gentili e buoni e gli animatori sono molto bravi a fare stare tutti insieme”. Alessandro dice che l’oratorio è uno dei suoi posti preferiti in assoluto in quanto è cresciuto qui e spera di continuare la sua esperienza; l’aspetto che ha prediletto è il suo coinvolgimento con gli amici che fa sentire meglio tutti coloro che ne sono partecipi. Mohamed ha puntato invece l’attenzione sulla grande socialità che si sviluppa in questo luogo e al divertimento nello svolgere i vari giochi in un ambiente accogliente. Vittorio ha evidenziato la moltitudine di etnie e religioni che convivono in maniera armoniosa anche durante la preghiera. Infine il piccolo Gabriele di nove anni ci dice” è stato bello vedere il Vescovo Francesco venire a trovarci, a mangiare qui con noi e poi una sera ci ha portato anche a prendere la pizza”. Ascoltando e vedendo questi giovani ragazzi e ragazze per molti giorni ho percepito una bellissima costante in ognuno di loro: seppur il periodo storico e sociale che stiamo vivendo è difficile, sul loro volto dimora sempre un sorriso ricolmo di gioia e spensieratezza.
Una risposta all’emergenza educativa
Al fianco del parroco c’è una squadra entusiasta di laici, suore e un giovane sacerdote proveniente da El Salvador, il vice parroco don Ernesto Ventura. Li vedi tutti i giorni rincorrere i bambini ed è bello sentire l’infaticabile animatrice Elisabetta Cammoranesi parlarci dell’oratorio con così tanto entusiasmo: “Dal mese di giugno l’oratorio della parrocchia di San Nicolò ha iniziato il campo estivo per la prima volta prolungato per tutta l’estate coinvolgendo molti bambini e ragazzi di varie culture, religioni e nazionalità! E’ diventato un punto di incontro anche per i parrocchiani e non, che hanno voluto coinvolgersi in una catena di rapporti che hanno generato una serie di attività ludiche, sportive e formative. In particolare, l’attività formativa di quest’anno, è stata legata alla figura dei Santi come sfida per comunicare la bellezza del messaggio evangelico. Mi ha colpito molto il coraggio del parroco don Aldo che in un periodo di pandemia, che non facilita gli eventi in presenza, ha voluto, con grande responsabilità e le giuste precauzioni, rispondere alle esigenze di numerose famiglie e dei loro figli a cui è stato sottratto da tanti mesi la possibilità di socializzare e di rapportarsi direttamente con le persone. Un aspetto particolare di questo centro estivo è stata anche l’opportunità di valorizzare i talenti dei ragazzi attraverso attività mirate alla condivisione delle proprie capacità in una inedita ‘San Nicolò’s Got Talent’. Questo centro estivo è una risposta concreta all’ emergenza educativa offrendo spazi di condivisione in un momento in cui impera la solitudine e l’isolamento”.
Alla scoperta del Beato Carlo Acutis
Carlo Acutis è un giovane ragazzo con una forte passione per l’informatica ed una fede cristiana molto radicata. Profondamente votato all’altruismo, grazie alla sua intercessione, dona la guarigione a un bambino brasiliano affetto da una grave malformazione congenita al pancreas: questo è il miracolo che ha portato alla sua beatificazione. Carlo muore, a causa di una leucemia il 12 ottobre 2006 e, pochi giorni prima della sua scomparsa afferma: “Offro tutte le sofferenze che dovrò patire al Signore per il Papa e per la Chiesa”. Sovente ripeteva ai medici che lo avevano in cura, seppur fosse afflitto da gravi sofferenze: “Ci sono persone che soffrono molto più di me”.
Il giovane Carlo Acutis, beatificato da Papa Francesco, è diventato uno dei principali protagonisti di questa attività oratoriale. Tanto che – martedì 17 agosto alle 18 – sarà proprio la mamma, Antonia Acutis, a dare la sua straordinaria testimonianza a San Nicolò. Un evento molto atteso e sentito considerando che il percorso dei tanti bambini che hanno ricevuto la prima comunione è stato impostato sulla storia e il messaggio di Carlo. Sicuramente con Don Aldo le sorprese non mancheranno e sembra proprio che, in occasione di questo evento, il sacerdote di frontiera stia preparando un annuncio per il futuro di questi giovani.