Odifreddi non si arrende, in pieno 2013 ancora recita a memoria la retorica illuminista: “Uno degli effetti secondari della cultura scientifica – ha detto recentemente al festival Passepartout di Asti – è non credere nei dogmi e nella religione ma nelle cose che vengono dimostrate e sperimentate, quindi una cultura dimostrativa e razionale”. Come dire: credo solo a quel che si può dimostrare scientificamente”, ma Odifreddi non ha ancora spiegato la tesi secondo cui solo i cretini non rifiutano la Bibbia. Tuttavia i più grandi pensatori della storia della scienza hanno detto proprio il contrario, sono dunque cretini loro oppure è cretino l’autore della tesi? Perché l’autore di tale tesi si fa chiamare “scienziato” e poi non ha mai realizzato una pubblicazione in peer-review, al contrario dei tanto odiati (da lui) Paolo Diodati, Giorgio Israel e Antonio Ambrosetti? Se si vuole affrontare con serietà l’argomento non si può prescindere dagli studi più recenti, ovvero quelli realizzati da Elaine Howard Ecklund, professore associato di Sociologia e Director del Graduate Studies alla Rice University Department of Sociology e vincitrice di alcuni premi dalla National Science Foundation. In un libro pubblicato nel 2010 dalla prestigiosa Oxford University Press, la sociologa ha mostrato i risultati d’una ricerca condotta su 1.700 scienziati d’elite, trovando che coloro che affermano di avere una religione rappresentano il 50%, mentre gli atei o gli agnostici dichiarati arrivano al 30% e solo la metà di essi ritiene che religione e scienza siano in conflitto. Il restante 20% si qualifica come avente un rapporto soggettivo con l’Assoluto (deisti, potremmo definirli). Ma c’è di più: la studiosa ha evidenziato che gli scienziati più giovani sono più religiosi di quelli coi capelli bianchi e considerano meno antagoniste ricerca scientifica e indagine spirituale. “Non conosco precisamente il motivo per il quale i più giovani si dichiarino maggiormente religiosi – ha detto Ecklund in un’intervista per Avvenire – forse questo può derivare dal fatto che oggi vi è più possibilità di conversare sulla religione nelle migliori università di quanto avveniva nel passato”. Proprio in questi giorni Susan Hanssen, docente di storia all’Università di Dallas ha osservato che “la religione è l’intuizione razionale primaria nella nostra condizione umana e deve essere anche al centro del nostro discorso pubblico”. Non è un caso che a dirlo sia un professore di storia, dato che è evidente come i più grandi scienziati esistiti siano stati tutti (o quasi) ferventi religiosi e in massima parte cristiani.