(Emilio Vanoni di Varese News) – Nelle scorse settimane per commentare la fuga dall’Afghanistan delle forze occidentali, ho scritto che anche noi siamo tutti talebani, figli della cultura patriarcale della Bibbia e della mentalità consolidata androcentrica. Poi in questi giorni, rovistando nel mio disordine, quasi come un segno della Divina Provvidenza, ho ritrovato un libro del 1989 di Marga Bührig, vissuta nel secolo scorso, “Donne invisibili e Dio Patriarcale” che non fa che altro che confermare questa tesi.
Scrive infatti Marga Bührig nella sua introduzione che: “Sia il movimento di Gesù che il cristianesimo primitivo aveva fatto largo spazio alla donna; l’insegnamento di Gesù e l’esperienza delle prime chiese erano stati rivoluzionari rispetto alla tradizionale inferiorità femminile. In tutto il Nuovo Testamento, la donna riceve come l’uomo il dono dello Spirito, è associata alla alla predicazione e alla missione: si parla di diaconesse della parola, di profetesse e persino di una donna apostolo (Giunia). Ma si trattò purtroppo di una breve stagione: poi i pregiudizi e la tradizionale discriminazione presero il sopravvento e la donna divenne invisibile. Di questo si sono impoverite le chiese, quanto hanno perduto, per avere messo a tacere le donne, per non aver saputo utilizzare i doni particolari, la capacità intuitiva, la fantasia, la sensibilità, l’umanità delle donne? Se i culti di tutte le chiese sono così freddi, ripetitivi, statici, e … noiosi, non sarà anche perché sono il prodotto di una monocultura, quella maschilista? Anche se le donne assicurano la quota maggiore di presenza nelle chiese, ne sono state in realtà estromesse, rendendole amputate, incomplete, impoverite. E’ necessario quindi escludere ogni autoelevazioni di un gruppo sociale ad immagine e strumento di Dio ed ogni uso di Dio per giustificare un potere o una oppressione nella società. Lo stesso patriarcato ricade sotto il divieto biblico di idolatria e sacrilegio, perché venera l’uomo (maschio) quale rappresentate del divino. E’ idolatria considerare gli uomini più simili a Dio delle donne. E questo è avvenuto in tutte le chiese, cattolici compresi”. Più o meno quello che ha detto oggi papa Francesco all’Angelus, ma 33 anni dopo gli scritti di Marga! Fu così che anche la chiesa primitiva, da annunciatrice della Buon Novella si è trasformata in chiesa di potere, cercando di mettere in silenzio tutte le voci critiche. Lo stesso silenzio imposto dal sinedrio, da scribi e farisei, a Gesù Cristo mandandolo al patibolo. Anche lo stesso san Paolo, cadde nella trappola del silenzio. Prima predicò la grande apertura con la lettera ai Galati: “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” per poi sancire “La donna deve tacere nella chiesa” nella prima lettera ai Corinti. Una ossessione del silenzio che poi si é trascinata ai giorni nostri impoverendo la stessa chiesa, imprigionata per duemila anni nel suo essere androcentrica, cioè quella teoria che pone il genere maschile alla guida suprema della società. L’ossessione di porre gli altri al silenzio, ha poi partorito guerre su guerre, una sorta di DNA tutto maschile di cui non sappiamo liberarci. Scrive ancora Marga Bührig citando un’altra teologa: “Non vogliamo diventare come gli uomini nella nostra società, essere storpi impoveriti emozionalmente sotto il peso dell’efficienza, ridotti a burocrati per essere specialisti, condannati a fare carriera. Non vogliamo imparare quello che gli uomini possono far da padroni e comandare, essere serviti e conquistare, cacciare, predare, soggiogare” Ci possiamo chiedere quanti sinodi deve fare ancora la chiesa prima che si liberi dalle discriminazione inflitte alle donne e consenta ad una donna di diventare papa? Tanti! Per questo, ancora per molto tempo dovremo continuare ad autodefinirci tutti un po’ talebani “moderati” nell’attesa che l’ultimo pazzo della storia, possa far scoppiare anche solo per errore, la guerra atomica. Chissà se siamo ancora in tempo a debellarla, così come per il clima! Speriamo. Intanto preghiamo.