(Massimo Conte Schachter di L’Indro) – Non c’è nulla da fare. Un Paese, una nazione, di più, uno Stato non è ciò che è scritto nel suo atto costitutivo laico della Costituzione della Repubblica italiana. Da noi Cesare e Dio vengono frullati in un calderone che offende la cultura laica pubblica e mortifica il credere religioso privato espresso in una fede e nel culto dei santi, generando confusione e commistione tra i livelli dell’immanente mondano o l’interiore trascendenza oltremondana.
Il fatto grave su cui il Presidente Mattarella dovrebbe, ma non accadrà, intervenire sta nella seguente affermazione «Ho chiesto a Santa Rita di aiutare l’Italia ad uscire da questa pandemia, far sì che la campagna vaccinale proceda e che tutti gli italiani ne capiscano l’importanza. Confidenti nella scienza ma anche nella spiritualità (!!), auspico che Santa Rita posi la sua santa mano sopra di noi per fare in modo che usciamo». Chi avrà usato parole così bilanciate tra agire razionale ed afflato ultraterreno? Il Papa, ovvio. No. Un alto prelato? Neanche. Qualcuno di questi beceri quanto ignoranti esponenti di destre tutti croci rosari e messe in latino, tutti pre conciliari per fede o per i voti dietro i quali si mobilitano masse di nostalgici che dinanzi al mondo che cambia, male e nel caos, cercano antiche strade di casa fuori della Storia? E chi si sarà barcamenato tra scienza e politica, già sovrapposte e contraddittorie, pur di vaccinare i riottosi no vax menefreghisti che sanno tutto del virus, liberi di fregarsene, e spiritualità? Nel caso accaduto il primo luglio siamo dinanzi ad «un atto di straordinaria gravità… mancando di rispetto alla fede religiosa e alla dignità dello Stato laico che, con la mimetica addosso, rappresenta» (G. Meletti, Domani, 6 luglio 2021), oggetto di serie riflessioni in altri Paesi, accontentandoci di silenzi non imbarazzati, di disinteresse. Eppure questi sono eventi che qualificano la sostanza civile culturale e sociale di una nazione alle prese con l’opprimente vicinanza della Città del Vaticano in casa nostra che pesa da secoli… Quelle improvvide quanto sconsiderate parole sono del pennuto plurimedagliato Francesco Paolo Figliuolo, commissario all’emergenza Covid, andando a Cascia, da cui la cosiddetta ‘santa degli impossibili’.
Così un esecutore che rappresenta lo Stato, in modo becero e serio «ha arbitrariamente introdotto una modifica radicale nella costituzione materiale del paese… questa alzata d’ingegno del devoto Figliuolo può portare gravissimi danni pratici alla campagna vaccinale, ma non sarebbe esagerato definirlo un colpo di stato militar-culturale». Addirittura? Se ci pensa con logica ed intelligenza tecnicamente è così. Sento le obiezioni. Con tutto ciò che viviamo quotidianamente, pre o post pandemia, con affari e temi importanti ti metti a polemizzare per un cavillo, per delle parole? Eh no, innanzi tutto fa bene comunque saperle queste notizie in modo da cercare di essere cittadini responsabili informati. Ma poi sono proprio questi in apparenza piccoli fenomeni la spia di dinamiche e relazioni sociali più ampie di un Paese provinciale, litigioso, contrapposto. Il pessimo ddl Zan ne è un esempio perfetto: siamo sempre lì tra Guelfi e Ghibellini tra piccole rendite di posizione. Inoltre, a furia di far sempre spallucce su ciò che non rientra nelle nostre faccende personali, nei fatti nostri, ci allontaniamo sempre più da una società dove l’applicazione dei diritti marcia con l’assunzione di doveri, sempre tenuti fuori dalla nostra sfera di azione. Questo il male italiano, denaro o meno europeo che arriverà. Mancando di serietà buttiamo tutto in caciara.
Quindi il commissario si presenta in mimetica, quindi a nome della Repubblica italiana, e che fa, prega li santi e le madonne per migliorare una somministrazione di vaccini che ha avuto andamenti a montagne russe? E pensa di convincere in questo modo chi già non si fida dei vaccini, poi dopo Astra Zeneca ed i suoi messaggi sì agli over 60, no ai più giovani, no, contrordine, anche i giovani, ma non tutti, ecc. Oppure prende i campioni no vax che già vedono complotti ovunque e con fare oscurantista negano valore alla scienza, ah già perché fa affari, perché Internet che usano è gratis, nella loro ignoranza, perché il mondo è solidale, nella loro stupida visione di un mondo che non esiste, e come pensa di fare l’imbelle pennuto, li inchioda con la spiritualità della ‘santa’ che scende tra gli umani? Roba da matti ed ignoranti.
Grave nella sua greve manifestazione, non avendo né un abito talare né ricevuto mandato da alcuno di convincere a vaccinarsi utilizzando canali trascendenti. Facciamo qualche passo indietro. Confondere ragione e fede, organizzazione umana e consesso divino, è un riflesso inconsulto nonché espressione e manifestazione di un sentire delle persone di proprie credenze private, popolari quanto sovente familiste, per risoluzioni personali dell’esistenza senza una bussola civile per essere comunità. Mentre le risoluzioni pubbliche, con altri simboli significati e senso collettivo non appassionano un paese radicato nelle sue forme di credenza magiche, irrazionali, paesane, di un’antropologia lontana, studiata ai tempi universitari con il movimento dei ‘fuienti’ di Madonna dell’Arco per pregare Dio e la Madonna arrivando sui pochi gradini della chiesa in ginocchio flagellandosi per mortificarsi e chiedere perdono o l’espiazione dei propri peccati.
Ricordo le dure parole del prelato che stigmatizzava quei comportamenti magici derivanti da forme antiche di paganesimo, optando la chiesa organizzata per un abbandono di quei vecchi rituali arcaici in favore di culti organici stabiliti, frutto di una cultura magica di rapporto con la realtà fondandosi su modalità irrazionali, difensive, espiative di esistenze, è bene ricordarlo, già di loro in genere tenute ai margini della società. Intreccio di antiche culture subalterne, come quelle dei Sassi di Matera, delle terre calabre dell’onore, quelle siciliane, sarde, pugliesi, campane, per non dire dei bui coni d’ombra veneti, lombardi, di montagna, lontani dalle rotte della civiltà industriale di massa. Con manifestazione estremizzata di esecuzione di riti e credenze magiche, di rituali religiosi nei diversi Sud, con inchini dei santi portati in processione dinanzi alle case degli ‘uomini d’onore’, non dello Stato, essendo questo lontano e da sempre privo di un ‘monopolio statuale della violenza legittima’, avendola demandata, per debolezza collusioni facilitazioni, la violenza ed il controllo del territorio, al crimine organizzato che oggi ormai direziona territori affari politica. Acido discorso che nessuno vuol sentire, preferendo la pomposa inoffensiva retorica di rappresentanti dello Stato.
Insomma riti e credenze espresse nel malocchio, jettature, esorcismo, espressioni e tentativi di gestione di un mondo arcaico povero e desolato, oggi di arretratezza, per rassicurarsi l’esistenza, dinamiche ben studiate da Ernesto De Martino (e penso a ‘Morte e pianto rituale’ o, ai fondamentali studi sociologici sui Sassi di Matera del pioniere Gilberto Antonio Marselli con il suo testamentario ‘Mondo contadino ed azione meridionalista’, la cui conoscenza privata con la sua bella cerchia familiare devo all’amata figlia Maddalena). Dunque rassicurazioni, tradizioni, fenomeni costitutivi di un bagaglio interiore di pensiero magico la cui alterna rifunzionalizzazione è avvenuta in contesti socio-culturali ed economici diversificatisi nei decenni in un senso esteriore di modernità, mentre le persistenze interiori riproducono comportamenti tradizionali agiti nell’economia di mercato e di scambi sociali di un modo di produzione mai funzionale e sviluppato, una società dell’immateriale più pensando aisanti e prebende varie che sulle tecnologie informatiche.Insomma, un corpo digitale con una mente volta al passato, che non vogliamo far passare perché rassicurante. Altrimenti non si spiegherebbe come mai milioni, non qualche migliaia, di italiani non solo legge l’oroscopo ogni giorno, per sperare che qualcosa di buono accadrà, ma si reca da sedicenti maghi truffatori o fattucchiere 2.0 che spillano milioni di euro a persone non tutte rubricabili alla voce di ingenui e sempliciotti. Esito di un Paese debole per spirito critico che necessiterebbe di educazione civica, minimo accordo con i fatti, discernimento selettivo degli accadimenti della vita, tensione al bene comune, da noi poco praticato. Il tutto affogato in un calderone di primitivismo ossequioso verso tradizioni in apparenza rassicurative. Insomma ci si appella all’ieri per non rischiare il domani. E non sarà il denaro europeo a modificare visioni antropologico-culturali arretrate e tradizionali a cui una Chiesa sempre in ritardo ha sempre opposto muri, dal divorzio del 1970 fino all’oggi dei temi sessuali, diritti civili, autodeterminazione delle donne, fede in un Dio personale, pretendendo di voler sempre mortificare lo Stato repubblicano. Anche più dopo la fine della Democrazia Cristiana, il ‘partito di Dio’, che almeno era circoscritto, invece di democristianizzare l’intero arco costituzionale.
E qui forse una riflessione, seria, per ripensare il Concordato. Così le gravi parole generalizie come si quantificano quali aiuti della ‘Santa’ (e come li certifica, dobbiamo crederci per ‘fede’?), come pretende di essere preso sul serio per un’istanza divina che arbitrariamente ha posto con le vesti, e ruolo, della Repubblica? E se invece che ad una ‘santa’ chiedesse direttamente all’Altissimo la fine di guerre, produzione di armi, una deterrenza mondiale? Non può, ché poi dovrebbe dismettere la mimetica e cercarsi un lavoro…Insomma, dovrebbe chiedere scusa ma non accadrà.
Riporto infine un fatto vissuto un paio di anni fa, emblematico ed in linea con quanto sin qui detto. Luogo: un ufficio pubblico fiscale di uno Stato laico, tempo: una settimana prima di una Pasqua, arriva una mail ufficiale dall’incolto gestore risorse informando che il giovedì seguente alla luce di molte richieste arrivate, si terrà una santa messa con annesso parroco “all’interno”! Roba incredibile, ma non per il nostro paese arretrato dove poiché la religione cattolica, molto in teoria visti i comportamenti diffusi, è quella maggioritaria, allora si dà per scontato che una funzione religiosa si possa tenere in un presidio pubblico repubblicano. Dinanzi a tanto scempio dei rispettivi rispettosi ruoli, mi attivo, da solo, e tra mail e telefonate insorgo civilmente per ribadire che Cesare “è” quelle mura e lavoro mentre Dio “è” nei luoghi deputati. I commenti di diversi colleghi, indifferenti menefreghisti o solo ignoranti, sono ‘tanto io non ci sarò’, ‘chi se ne frega’, ‘non mi riguarda’. Telefono in Direzione regionale e chiedo se anche lì è prevista una messa. Alla risposta negativa, informo i sindacati interni che rispondono con un menefreghista nulla, perché nella loro ignoranza non sono temi di interesse. Sempre solo, vengo alfine convocato dalla capo ufficio, perché il ‘senza palle’ responsabile risorse invece di rispondere in prima persona delega al superiore, codardo, la quale si dispiace, poverina!, del mio intervento per lei inusuale dicendomi che molti credenti avevano sollecitato una messa da tenersi attenzione, furbizia, non in orario di ufficio ma durante la pausa pranzo. Alle mie rimostranze che Cesare e Dio… e che un ufficio pubblico è laico con tutti (ma non ci troviamo nella Repubblica francese dove ogni simbolo religioso è bandito in suolo pubblico, anche lì con diversi problemi), l’unico interesse era nel comprendere se avevo messo per scritto alla superiore Direzione quanto lamentato con un becero dell’area risorse. Ma poi, un prete che entra in un luogo pubblico per dir messa? Inconcepibile. È come se si volesse fare professione di ateismo nella casa del Signore. Qui non è in gioco una banale contrapposizione, che non mi appartiene, quanto tracciare una chiara distinzione tra istituzioni laiche e religiose. Con l’atto del povero Figliuolo si ha conferma che l’ambigua commistione cancella diritti e doveri di entrambe le parti.