(Carlo Giarelli di Il Piacenza) – Anche se rincresce prendiamone atto. La chiesa oggi è in una situazione di crisi. Parlano le statistiche in quanto nei paesi occidentali non più del 10%, ad essere abbondanti, frequenta la messa domenicale. Un processo di desacralizzazione ha invaso quindi la Chiesa. Anzi per essere più precisi, come diceva A. Del Noce, una sacralizzazione della secolarizzazione ha invaso il tempio di Dio. Sembra quindi che il mondo laico e laicista, stia prevalendo sulla condizione dei fedeli che ancora si ostinano a credere in quel Dio che sembra sconfitto dalla nuova religione, rappresentata dalla scienza. Poiché questa condizione di tipo propriamente ateo si è consolidata in questi ultimi tempi, indagarne le cause non sembra azzardato. Dunque chiamare in causa un responsabile sembra quasi scontato. E per questa ragione non sembra azzardato coinvolgere il primo pastore della Chiesa: papa Bergoglio. So già che molti non saranno d’accordo con questa tesi e mi riferisco soprattutto ai cattolici che si definiscono adulti. Viceversa per quelli come me che adulti sono solo sul piano anagrafico, ma si considerano più che bambini in relazione alla fede, qualche considerazione sullo stato di come si muove la Chiesa, in base al papa attuale, vale la pena ricordare. Entriamo allora nel merito e per meglio trovare risposte all’attuale condizione di crisi, cerchiamo risposte nell’ultima enciclica del papa che come sappiamo si intitola: Fratelli tutti. E poichè è stata presentata sulla tomba di San Francesco , l’attuale papa Francesco non ancora santo, esprime il desiderio di pensare ad una umanità di fratellanza universale. Ma con una differenza abissale nei confronti del santo patrono d’Italia. Quest’ultimo è innamorato di Dio e di tutte le sue creature, uomo compreso, tanto che ogni evento che succede in natura proviene dalla grazia di Dio padre. Diversamente in papa Francesco si preferisce parlare del figlio. Tanto che da Cristo in poi subentra una nuova concezione dell’uomo che vive in una natura che si preferisce chiamare ambiente. Una natura quindi elaborata e violentata dall’uomo che trova la sua giustificazione nelle motivazioni ben espresse dai due errori: il populismo e il nazionalismo. Per non parlare della terza causa, il razzismo che di questi tempi è sulla bocca di tutti. Ecco allora che la tesi di Francesco manca della figura del Padre, che per la verità anche nella condizione umana moderna, si trova anche laicamente in uno stato di completa assenza. Il padre non menzionato viene allora sostituito dalla figura fraterna. Dove tutti dobbiamo essere fratelli, come condizione per amarci vicendevolmente. Dal figlio senza padre nasce quindi una nuova religione, quella dell’umanità intera senza distinzione di professioni di fedi, perché tutti dobbiamo essere protesi a sostenerci a vicenda. Il che, politicamente parlando, diventa quel diritto di credere in un mondo senza muri o confini, mossi dal comune credo di salvare e salvaguardare l’ambiente. In sostanza una religione senza Dio padre, si coniuga meglio con il mondo attuale che di fatto non frequenta la Chiesa, sostituita da quel diritto di cittadinanza che ci rende tutti fratelli. Per questo anche la proprietà privata viene vista con sospetto. Anzi come ostacolo di fronte alla nuova visione della ricerca quasi ossessiva della fratellanza universale. Argomento questo già visto in senso critico dallo stesso Del Noce, per il quale la ricerca filantropica della fraternità porterebbe all’inevitabile condizione di crisi, come successe ai tempi della rivoluzione illuministica. Ben espressa dal concetto: sii mio fratello o ti uccido. Sintetizzando allora, il mondo evocato da Francesco, della fratellanza universale ( anche i musulmani sono fratelli), non si interpone fra i due nemici storici del cristianesimo, il capitalismo egoista e il comunismo ateo, ma sembra occhieggiare più verso quest’ultimo. Tanto che la Cina comunista non è mai citata, mentre si intravede bene il vero nemico. Rappresentato dall’America cristiana conservatrice e fonte di inquinamento ambientale. Ma ancora c’è da aggiungere qualcosa, alla crisi senza fine dell’attuale Chiesa. E mi riferisco alle recente dimissioni del cardinale tedesco ed arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx. Quali i motivi? La crisi degli abusi sessuali che ha coinvolto la Chiesa con tutti i suoi aspetti legati al clericalismo e di cui, secondo lo stesso porporato, la Chiesa non ha mai risposto con la chiara volontà di cambiare radicalmente i suoi principi. Insomma secondo il cardinale dimissionario, la Chiesa è ad un punto morto, perché nonostante le aperture riformistiche di Bergoglio, ci sarebbe bisogno di una riforma, ancora più avanzata . Quale? Quella già prospettata dal sinodo dei vescovi tedeschi che dimostrando ancora una volta di eseguire la linea teutonica antiromana, rinverdendo quindi le posizioni del fu ex monaco Lutero nel XVI secolo. Con essi viene posto un problema di fondo, attraverso l’affermazione che la teologia e le scienze moderne non sono ancora in grado di definire la morale cattolica. Cosa dedurre? Che trattasi di una ulteriore dimostrazione che teologia e scienza vanno a braccetto e che la prima subisce l’influenza della seconda. Altra riprova che la desacralizzazione, si è già compiuta all’interno della Chiesa. Ma cosa dice il sinodo dei vescovi tedeschi? Quali i punti? Eccoli in successione. Ripensamento della morale sessuale della Chiesa. Ridefinizione del celibato sacerdotale. Ordinazione di diaconesse e possibilmente di donne prete. Benedizione delle coppie omosessuali in Chiesa. Riscrittura del Catechismo in alcune parti connesse all’omosessualità. Infine modelli di partecipazione democratica per l’elezione di vescovi e parroci ed intercomunione con i luterani. Il che vuol dire trasformare la Chiesa con un sinodo permanente come già Bergoglio pensa di fare con una durata che si protrarrà fino al 2023. Che dire? Se non la prova provata che il processo della secolarizzazione si è insediato nella Chiesa, trasformandola in una sorta di parlamento politico, dove ogni cosa si sceglie dal basso in quanto è stato tagliato il filo con l’Alto. Intanto però anche all’interno della Chiesa, qualcuno protesta. Sono quelli considerati quasi con disprezzo, fedeli tradizionalisti. Quelli che non ci stanno a perdere secoli di tradizioni e di insegnamenti oggi buttati al macero del laicismo trionfante. Quelli che hanno preso per buono il Motu proprio di Benedetto XVI, che nel 2007 autorizzava la pratica della messa, detta straordinaria, in lingua latina, detta anche tridentina, promulgata da papa Pio V. Quelli che ritengono che senza il padre celeste nulla rimane in terra dell’antico significato di sacro. Quelli ancora che ritengono la liturgia antica carica di simboli e di suggestione legata ed impreziosita dal canto gregoriano e che per questo abbia tutte le carte in regola per contrapporsi alla banalizzazione della liturgia moderna: Ed infine quelli che oggi riempiono per le ragioni dette ancora le chiese. Altrimenti rese deserte dai fedeli non motivati dalla desacralizzazione liturgica. Anche per questo questi sopravvissuti vengono criticati e fors’anche dileggiati. La Chiesa post cristiana infatti sta prendendo le contromisure e già si sente parlare di abolizione o di riduzione di questa forma liturgia, che fu detta straordinaria, ma che però in base alle frequentazione dei fedeli sta diventando sempre più ordinaria. Con essa il bisogno del sacro riaffiora ed il sacerdote celebrante ha buon diritto di chiamarsi con quel nome che nella radice ha in sé il significato di sacro. Gli altri ministri del novo ordo, quelli moderni per intenderci, secondo le mode linguistiche che hanno ormai rimosso dal vocabolario oltre alla parola padre (ormai scomparso) anche quello di madre, potrebbero chiamarsi operatori sociali con impegno saltuario alla liturgia abbreviata e semplificata. Infatti anche le parole hanno il loro significato. Modernamente sempre più in senso laico ed anticristiano.