(da La Stampa) – Basta con le stragi di credenti. Le autorità civili devono intervenire per impedire che venga versato altro sangue innocente. Mentre celebra il primo martire (santo Stefano), Francesco denuncia l’odierna escalation di violenza: «I cristiani subiscono discriminazioni a causa della testimonianza resa a Cristo e al Vangelo». Le persecuzioni «sono più numerose oggi che nei primi tempi della Chiesa, siamo vicini ai fratelli accusati ingiustamente e fatti oggetto di violenze di vario tipo». Un attacco in corso «là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o non è pienamente realizzata». Accade però «anche in Paesi e ambienti che sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove di fatto i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni ». Commenta il direttore del Centro televisivo vaticano, monsignor Dario Viganò: «Francesco evidenzia le sofferenze che uniscono al di là delle divisioni politiche e religiose, come faceva il cardinale Martini richiamando il dolore delle madri palestinesi e israeliane». Il Pontefice «si fa portavoce delle sofferenze di tutti i cristiani, non solo dei cattolici». Un’assunzione di responsabilità teorizzata due settimane fa nell’intervista a “La Stampa” da Bergoglio stesso. «Sì, per me l’ecumenismo è prioritario. Oggi esiste l’ecumenismo del sangue – evidenzia il Papa che sta riportando la Santa Sede al centro della geopolitica mondiale –. In alcuni paesi ammazzano i cristiani perché portano una croce o hanno una Bibbia, e prima di ammazzarli non domandano se sono anglicani, luterani, cattolici o ortodossi. Il sangue è mischiato. Per coloro che uccidono, siamo cristiani. Uniti nel sangue, anche se tra noi non riusciamo ancora a fare i passi necessari verso l’unità». Ieri all’Angelus Francesco ha esplicitato il concetto: ai cristiani «non fa meraviglia» essere discriminati, tuttavia «sul piano civile l’ingiustizia va denunciata e eliminata ». Il suo messaggio natalizio è inequivocabile: «La vera pace non è un equilibrio tra forze contrarie, non è una bella facciata, dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni». La pace è «un impegno di tutti i giorni». E «non esiste un Natale sdolcinato e fiabesco». È possibile che nel calendario delle Giornate mondiali della Chiesa cattolica, alle otto che si celebrano da anni ne possa essere aggiunta una ecumenica dedicata ai credenti perseguitati. Infatti, per la dottrina cattolica e per i cristiani in generale alla base di tutte le libertà c’è quella di proclamare, confessare e praticare la fede religiosa. La «Chiesa del silenzio» parla attraverso Francesco.