Smarrite le tacce del sacro, attenuata con l’incarnazione di Dio, il cristianesimo si è ridotto ad agenzia etica e perciò si pronuncia sulla morale sessuale, sulla contraccezione, sulla fecondazione assistita, sull’aborto, sul divorzio. In questo modo il cristianesimo s’è fatto evento diurno, lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli, che un tempo erano protetti da quei riti e da quelle metafore di base che hanno fatto grande questa religione e così decisiva per la formazione dell’uomo occidentale. Non sviliamo il confronto ad una semplice diatriba tra monaci e preti. Non è così. Si tratta davvero di una contrapposizione tra una Chiesa sacrale che pensa innanzitutto alla trascendenza di Dio, e una chiesa umanistica che pensa soprattutto all’amore tra gli uomini. Più profondamente la tensione si manifesta tra l’esperienza religiosa della coscienza trascendentale, che invoca un sacro originario prima di ogni tematizzazione mitica e l’annuncio di una rivelazione storica positiva della verità ultima. In questo incrocio di esperienza e di verità sta il nocciolo della questione. La contrapposizione tra il Dio sacrale e il Cristo incarnazionista rischia sempre di perpetuare il dualismo tra sacro e profano, tra religione e laicità, che si sbarazzano troppo semplicisticamente dell’unità epistemologica di sacro e santo, ovvero di esperienza e verità. La difficoltà a tenere in tensione l’alterità del sacro con la fedeltà alla condizione umana è un terreno infido, dove è facile oscillare da una parte perdendo di vista l’altra. Oramai bisogna essere consapevoli che il destino dell’occidente è legato al destino del cristianesimo. Sottovalutare questa simbiosi significa pregiudicarsi la possibilità di capire a fondo lo “spirito dell’occidente” e d’altra parte significa togliere dalla religione l’ordine del potere, che non è solo problema politico, ma attiene al sacro. Il tentativo del cristianesimo post-conciliare di riformulare un cristianesimo senza sacro, getta la fede in un’inconsistenza razionalistica che non ha più niente a che fare con le situazioni prime ed ultime del nascere e del morire.
Roberto Tagliaferri