(Don Livio Tonello di La Difesa del Popolo) – Prendo lo spunto per questa riflessione da un testo di un teologo francese, Dominique Collin, che pone alla sua opera il suddetto titolo, forse un po’ paradossale. Dall’evento della Risurrezione e dalla Pentecoste sono scaturiti i cristiani. Ma ciò che sono diventati nei secoli corrisponde all’intento originario di Gesù? Oggi possiamo dire che il Vangelo è realmente vissuto da coloro che si dicono cristiani? Un “cristianesimo della domenica”, superficiale e leggero, non è conforme al Vangelo del Regno annunciato da Gesù di Nazaret. La sua Risurrezione, che ritorniamo a celebrare nella Pasqua, è veramente sorgente di vita e speranza?
Nella pandemia ci siamo sentiti smarriti, defraudati della Messa domenicale, spaesati negli affetti e dalle distanze imposte. Ma è ciò che sta avvenendo da tempo in Italia e in Europa con l’affievolirsi dei tradizionali appuntamenti e segni cristiani. Sta forse finendo il cristianesimo? Il Risorto è un personaggio del passato che non dice più nulla?
Paradossalmente la lenta scristianizzazione è un’opportunità, a condizione che i cristiani ritrovino il sorprendente, l’incompiuto, l’inascoltato del Vangelo, che sostanzialmente significa accogliere la forza di richiamo del «Regno di Dio». Il cristianesimo può essere compreso solo attraverso la testimonianza personale in cui il Vangelo diventa il motore della propria esistenza: nella transizione da un cristianesimo di appartenenza a un cristianesimo di esperienza. Nel cristianesimo di appartenenza è possibile dirsi cristiani senza credere e senza vivere la fede; il cristianesimo di esperienza, invece, rimanda sempre ad un eccesso, ad una ulteriorità costituita dal Regno di Dio che ne è il valore supremo. Un cristianesimo di appartenenza vende identità e sicurezze; un cristianesimo di esperienza non smette mai di invitare al rischio della fede.
Il cristianesimo non è bell’e fatto, ci resta da inventarlo pensando in modo diverso ciò che lo ha reso possibile. La vocazione del cristiano non è quella di conservare il Vangelo come “opera d’arte antica”, ma di reinventarlo come parola capace di parlare agli uomini e alle donne d’oggi.
Il cristianesimo non esiste ancora perché nessuna persona, nessuna cultura, nessun sistema di pensiero, nessuna Chiesa può dirsi cristiana senza riconoscere che deve ancora diventarlo pienamente. Il cristianesimo non esiste ancora perché ciò che lo renderà possibile dipende da noi, nella consapevolezza che siamo invitati ad accogliere un dono di cui non siamo padroni.
Il cristianesimo non esiste ancora perché non è un fatto avvenuto, ma un evento che si dispiega nella storia umana aprendo a molte possibilità.
Dall’evento della Pasqua nasce la novità e la forza della nostra fede che rende possibile aderire al lieto messaggio di Gesù, via, verità e vita e a realizzarlo.
Carissime lettrici e lettori, buona Pasqua di risurrezione!