L’EX AD DELL’IDI SENTITO DUE ORE: INVESTIVO PER LA CHIESA
Roma – Madre Teresa di Calcutta e monsignor Pio Laghi. Avrebbe agito per loro conto padre Franco Decaminada, consigliere delegato dall’ente ecclesiastico proprietario dell’Idi da giovedì ai domiciliari. Lo ha sostenuto per due ore, ieri, davanti al magistrato, non trovando alcuna ragione per le accuse di bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e false fatturazioni che la procura gli muove. La distrazione di 14 milioni di euro dalle casse dell’ente religioso, per il sacerdote, è come se non trovasse riscontro: «I soldi venivano trasferiti all’Elea, società della stessa Congregazione, perché era in difficoltà».
Anche quando i magistrati gli chiedono cosa c’entri una società petrolifera in Congo con le opere religiose, Decaminada torna a ribadire che tutto era finalizzato alla missione. Due milioni in contanti prelevati per cassa? «Erano destinati alla Congregazione, per mantenere le opere e i progetti», replica. Poco contano anche quei diecimila euro girati a i suoi familiari e individuati dal nucleo di polizia Tributaria della Guardia di finanza. Così come il casale, da due milioni di euro, comprato con i soldi degli ospedali e intestato alla sua società immobiliare. Poi ha respinto ogni accusa, sostenendo che tutto il resto sia avvenuto «a sua insaputa».
LA SOCIETÀ PETROLIFERA
Almeno 801.000 euro sono finiti dalle casse dell’Idi alla International business oil II srl, società petrolifera lussemburghese che opera in Congo. Quando ieri il magistrato ha chiesto a Decaminada quale fosse il rapporto tra l’ente religioso e la società petrolifera, il sacerdote ha spiegato che anche quell’operazione rientra in un progetto missionario, ispirato da Madre Teresa di Calcutta e monsignor Pio Laghi.
Poi è tornato a ripetere quanto aveva già sostenuto: «Cercavo fondi per promuovere il progetto dell’ospedale. Madre Teresa di Calcutta, che ho personalmente conosciuto, aveva molto apprezzato la nostra opera a Tirana, dove abbiamo costruito un ospedale e un’università, e io e monsignor Laghi le avevamo promesso che avremmo fatto la stessa cosa in Congo e in India». Così, sostiene Decaminada, sarebbe stati avviati i rapporti con Antonio Nicolella, ex 007, gestore di fatto della Ibos II, che nel 2010 era stato assunto all’Idi come capo del personale e della sicurezza».
IL CASALE
Sul casale extralusso in provincia di Grosseto – 29 mila metri quadri di giardino, cantina, mansarda e piscina, acquistato dalla Punto Immobiliare e sequestrato dalla Finanza – Decaminada ha ammesso che sia stato comprato con i soldi della Congregazione, ma ha aggiunto che anche questo era un progetto di monsignor Laghi: «Volevamo costruire un centro di riposo per religiosi in pensione. Laghi per me è stato un padre».
LE INDAGINI
La recente decisione del Tribunale fallimentare di Roma di ammettere la Provincia italiana della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione, ente al quale fa capo l’Idi, alla procedura di concordato preventivo è di fatto una dichiarazione di fallimento. Circostanza che adesso potrebbe spingere la procura a contestare ai sette ex manager indagati per associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita un episodio di bancarotta ben più grave di quello da 14 milioni dell’Elea. Il buco dell’Idi ammonta a oltre 700milioni euro. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e i pm Giuseppe Cascini e Michele Nardi stanno valutando l’ipotesi.