da www.opinione.it (Ferdinando Fedi) – Anche quest’anno, con l’approssimarsi delle festività natalizie, si ripetono iniziative di sindaci, docenti e, purtroppo, anche di sacerdoti contro presepi, alberi e simboli di Natale. Tali pseudo integralisti di una personale interpretazione dei diritti umani agiscono nell’errata convinzione che alcune manifestazioni possano offendere cultura e tradizioni mussulmane.
Negli stessi giorni a Betlemme, nel cuore di una Palestina con popolazione a maggioranza arabo-sunnita, si è svolta la cerimonia dell’accensione dell’albero di Natale alla presenza del primo ministro palestinese Rami Hamdallah e di Padre Francesco Patton, custode della Terra Santa. L’evento sarà seguito il 20 dicembre da un concerto da parte della Young musicians european orchestra, di cui fanno parte molti giovani musicisti palestinesi, presso il complesso della natività nella Basilica di Santa Caterina.
Per sradicare ogni tormento da parte dei nostri paladini dei diritti delle minoranze religiose sarebbe sufficiente far sapere loro che nella maggior parte dei Paesi mussulmani il Natale è festeggiato come festa nazionale in quanto il Corano contempla sia la nascita di Gesù, quale profeta e non figlio di Dio, che l’esistenza della vergine Maria. Sui riferimenti di Maria nel Corano l’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran in Vaticano la scorsa settimana ha tenuto una conferenza presso l’Università di Catania, precisando che il sacro testo islamico ad Essa dedica un’intera Sura, la XIX, nella quale sono descritte le sue virtù e le sue qualità.
Viaggiando un po’ per il mondo si verrebbe inoltre a scoprire che in questi giorni a Beirut si vive un’atmosfera natalizia da cartolina, a Teheran oltre alla corsa allo shopping da parte di tutti, la minoranza cristiana festeggia nelle seicento Chiese presenti in città; in tutti i Paesi del Golfo, Dubai in testa, non vi è via senza traccia di festa. Se, infine, si considera che “L’adorazione dei pastori” è uno dei dipinti più ammirati del Caravaggio, non solo da parte dei cristiani, e che il calendario convenzionale del pianeta ha come riferimento la nascita di Cristo ci si deve chiedere se talvolta dietro l’enunciazione di principi quale il rispetto delle culture non ci sia proprio una completa mancanza di cultura da chi, purtroppo, la dovrebbe diffondere.