(Antonio Saccà di l’Opinione) – Vi è il Cavaliere dell’Apocalisse, musulmano; il Cavaliere dell’Apocalisse, cinese; il Cavaliere dell’Apocalisse della degradazione culturale. Ma soprattutto il Cavaliere dell’Apocalisse di un uomo diretto dall’esterno, rintracciato, connesso, digitalizzato.
Sembra che l’Uomo indipendente, capace di giudicare in prima persona, voglia scomparire o vogliono che scompaia. Come spesso ho scritto, quando ci sono i mezzi impossibile o improbabile che non siano posti in atto. La tracciabilità dell’uomo come si può adempiere per controllare la salute a distanza: può controllare il pensiero a distanza, renderlo obbediente a comandi elettronici.
Ecco l’avventura della Tecnica, l’abbiamo voluta, l’abbiamo ottenuta e sarà quel che sarà. Occorrerebbero uomini degni di questo nome, Salvatori dell’umanità dell’uomo, riottosi alla degradazione in cui ci inoltriamo, perché il peggio non è la catastrofe ma la inavvertenza della catastrofe.
Ci stiamo avventurando in un ammasso umano controllato, eterodiretto, di cagnolesco riflesso condizionato, un ammasso del quale si può disporre a volontà da poteri malvagi o semplicemente predatori senza nucleo umanistico, poteri che rendono l’umanità fanghiglia per degli impasti simil-uomo. Il pericolo è inabissante per questa impercezione del pericolo. Ci scopriremo in una pseudo-società eterodiretta, sotto controllo, a-culturale, svuotata di civiltà propria, di individualità soggettiva (l’individualità dovrebbe essere soggettiva ma se viene eterodiretta sperde la soggettività), suddivisa in vaccinati, premiati con forme di esistenza associata e i non vaccinati, chiusi, espulsi dal lavoro, con una stella nera in fronte.
Lo vedremo a mesi, tra qualche mese l’offensiva contro coloro che osano voler decidere da sé per sé diverrà militaresca, categorica, obbligazionale, e ne verranno tensioni sociali aspre. Il male estremo sarebbe illudersi che la soluzione militarizzata della lotta al virus faccia uscire dalla pandemia con un’opinione pubblica a favore della vaccinazione obbligata.
La vaccinazione obbligata che tra mesi diverrà la questione dominante è la negazione di ogni valore che l’individuo mantiene per decidere di se stesso. Se l’opinione pubblica la approverà, la società si ritroverebbe contro l’individuo, il singolo sparirebbe e ma scomparirebbe la società come entità in cui gli individui hanno spazio relazionale. Saremmo ammassi, non società con individui relazionati.
Se un individuo è sano non lo si deve obbligare alla vaccinazione. All’individuo non vaccinato si controlli la temperatura, si facciano tamponi: è giusto e ragionevole. Basta così.
Ma stanno preparando la vaccinazione obbligata e sorgeranno conflitti. L’orrore sarebbe se l’opinione pubblica non comprendesse che non è questo il modo per tutelare la salute: questo è il modo per dominare la gente e renderla massa plasmabile, argilla per pupazzi. È un bene che in ogni società esistano atteggiamenti critici: chi si vuole vaccinare si vaccini, chi non intende vaccinarsi sia obbligato alle regole che sono da tempo predisposte a difesa di sé e degli altri (tamponi, mascherine, temperatura, distanziamento) ma non sia obbligato o sanzionato, ne verrebbero urti sociali e soprattutto una società ricattata, impaurita, obbediente per timore non per adesione.
Ma credo che sarà difficile evitare l’obbligatorietà o sarà tentata con veemenza. È il primo Cavaliere dell’Apocalisse, sottomettere la società ai farmaci ed al controllo eterodiretto, giacché perverremo all’uomo che viene deciso o coattivamente, dicevo, o per induzione dei mezzi di comunicazione o con immissioni di particelle sensoriali regolabili dall’esterno. Se gli uomini non avvertono che stiamo ben al di là della difesa della salute, ma siamo all’annientamento dell’individuo, l’individuo sarà annientato.
Ma corrono altri Cavalieri dell’Apocalisse, con apparenza meno scientifica anzi addirittura umana. Un Cavaliere dell’Apocalisse è musulmano, il quale ci fa regredire al codice preso dai testi sacri, alla non separazione tra Stato e Chiesa, alla filosofia che non deve intaccare la religione, alla incriticabilità della religione, al divieto di immagini sacre, alla sposa comprata, all’adultera lapidata, all’apostasia condannata a morte, al divieto di professare altra religione o a restrizioni nette: immaginiamo solo un istante che avverrebbe se, quantitativamente, gli islamici fossero nei nostri Paesi talmente forti a sufficienza da imporre queste concezioni o a respingere la nostra possibilità di negare queste loro concezioni o essere ostacolati a manifestare le nostre convinzioni!
Eppure, stiamo permettendo proprio queste evenienze, al solito, con una ignavia sonnolenta di gran parte delle nostre società. Sul Cavaliere dell’Apocalisse cinese poco da dire, ci sta comprando e compra anche il nostro silenzio. È un Cavaliere dell’Apocalisse che agisce senza fare verbo.
Ma questi Cavalieri dell’Apocalisse contro l’Occidente non avrebbero potenza se l’Occidente non disprezzasse se stesso e non si sentisse in colpa verso coloro che in effetti vennero emarginati, le cosiddette devianze sessuali, o sottomessi (neri, ispanici, afroamericani, popoli colonizzati). In costoro vi è spirito di rivalsa, anche di vendetta. Se noi ci sentiamo in colpa siamo perduti: occorre integrare, non farci sottomettere.
Ma non stanno accadendo in tal modo gli eventi, abbiamo l’invasione demografica e il capovolgimento delle valutazioni sessuali: proteggere il diverso in quanto diverso contro il normale, uso termini correnti, segna un capovolgimento di mentalità radicale. Ci stiamo disprezzando all’eccesso, e se ci disprezziamo otterremo il risultato deduttivo dell’autodisprezzo, saremo disprezzati.
Orgoglio, non siamo una civiltà residuale, siamo una civiltà ancora non superata. Ma occorre sentirla come tale per difenderla. E poi, è la “nostra” civiltà. Acculturare i giovani, renderli eredi del nostro sfolgorante passato. Arte, filosofia, storia, non soltanto tecnica.
Se non riconosciamo noi stessi e il valore di noi stessi, perché gli altri dovrebbero rispettarci? Nessuno rispetta chi non rispetta se stesso. Ma il rispetto di noi stessi lo dobbiamo meritare.