da La Stampa – Invece dell’ordine di arresto gli è arrivata direttamente una bomba di precisione a guida laser. Charaffe al Mouadan, 27 anni, è stato ucciso la vigilia di Natale in un “raid della coalizione”, probabilmente condotto da un Rafale francese, in Siria. Era uno degli uomini di spicco nella rete che ha organizzato gli attacchi di Parigi del 13 novembre. Gli inquirenti francesi erano arrivati al suo nome attraverso il racconto di due testimoni del massacro del Bataclan, 89 morti. Uno dei terroristi aveva chiesto a un altro, poi identificato in Samy Amimour, se contava “di chiamare Souleymane”, nome di battaglia di Al Mouadan in Siria. Al Mouadan e Amimour erano amici d’infanzia. Uno di origine marocchina, l’altro algerina. Al Mouadan era nato a Bondy, banlieue di Parigi, nel 1989. Aveva conosciuto Amimour quando la famiglia (padre, madre, sette fratelli) si era trasferita a Drancy, altra periferia difficile. Aveva formato un terzetto con Samir Bouabout: obiettivo, unirsi alla jihad in Yemen o in Afghanistan. I tre si erano radicalizzati su Internet. Al Mouadan aveva anche seguito un corso di tiro a segno a un poligono della polizia. Si era procurato materiale paramilitare e un prestito di 20 mila euro. Nel 2012 la polizia aveva fermato Al Mouadan e Amimour con l’accusa di volersi unire a un gruppo terroristico. Erano stati messi sotto controllo. Ma nell’agosto del 2013 erano riusciti ad arrivare in Siria e a unirsi all’Isis. Nel Califfato, assieme al belga di origine francese Abdelhamid Abaaoud, Al Mouadan aveva cominciato a progettare gli attacchi in Francia. Fino al massacro del 13 dicembre. Dove l’amico Amimour si è fatto saltare in aria dopo aver ucciso decine di ragazzi. La notizia della sua uccisione è stata data ieri da un portavoce del Pentagono, e della coalizione anti-Isis, il colonnello Steve Warren. Che ha anche rivelato l’eliminazione di Abdul Qader Hakim, altro elemento chiave del commando incaricato di pianificare attacchi in Occidente dal califfo Abu Bakr al Baghdadi. Secondo Warren, anche Hakim era legato alle stragi di Parigi e ne preparava altri. Nell’ultimo mese, ha aggiunto, sono stati uccisi in raid «dieci leader dell’Isis» e questo sta indebolendo l’organizzazione, come si è visto a Ramadi. La rete del terrore, con i suoi legami fra lo Stato islamico e l’Europa, è però ancora attiva. Sempre ieri, in Belgio, sono stati arrestati due presunti jihadisti che si preparavano a colpire a Capodanno a Bruxelles. Nel mirino c’era la stessa polizia belga, in particolare il quartier generale vicino alla Grand Place. Tra domenica e lunedì sono state compiute decine di perquisizioni nella capitale, nel Brabante fiammingo e a Liegi. Il Belgio, dopo il 13 novembre, è considerato uno degli anelli deboli nelle difese europee. Ieri ha lanciato una nuova banca dati dinamica per controllare meglio i sospetti jihadisti, e ha introdotto nuove regole per il ritiro dei passaporti. Via anche il capo dell’organizzazione antiterrorismo (Ocam), André Vandoren, che aveva chiuso Bruxelles per quattro giorni dopo le stragi di Parigi.