di Paolo Centofanti – Molestatori, gaslighter, bugiardi patologici commettono reati plurimi e gravi, e sono i primi a determinare situazioni di non inclusione e discriminazione. È inoltre improbabile che riconoscano di avere un problema psichiatrico, e decidano spontaneamente di curare le patologie psichiatriche da cui sono affetti. Molto più probabile invece che azioni legali decise e adeguatamente preparate possano “convincerli” a intraprendere percorsi terapeutici. A cui possono pure essere obbligati, ad esempio tramite Trattamenti Sanitari Obbligatori.
Azioni legali necessarie, pure solo per tenerli a distanza, figuriamoci per impedire che molestino o peggio.
Quanto ai personaggi con le patologie citate, sarebbero solo una questione di “folklore” urbano, se si limitassero a raccontare bugie sempre più grosse, ben riconoscibili e comprensibili da tutti, se non da persone particolarmente ingenue, o che hanno gli stessi profili psicologici e le stesse problematiche dei “raccontatori”.
Il problema, anzi parte del problema, è che i bugiardi cronici hanno pure comportamenti molesti: perché cercano uno status social e economico in realtà impossibile, e per simulare, e convincere gli altri – e persino sé stessi – di averlo ottenuto, non possono fare altro che mentire.
E più è grossa e non credibile la bugia, più paradossalmente si sentono forti. Come se le menzogne diventassero impossibili realtà. Comportamenti tipici di soggetti marginali, che per non sentirsi tali possono solo millantare, e molestare cercando di “imporre” la loro presenza e i loro fantasiosi e inesistenti status, appartenenze, agganci, competenze, infuenze. E arrivano persino a minacciare chi “osa” contraddirli e smentire, e pure solo non credere, le loro inesistenti storie e “prerogative”.
E quando tali soggetti sono affetti da altre patologie croniche quali alcolismo, tossicodipendenze, etc, perdono ulteriormente il contatto con la realtà, e i comportamenti molesti e millantatori non si riducono, anzi diventano più temerari, assurdi e, possibilmente, ancora più incredibili, surreali, ridicoli. Perché alcol e stupefacenti aiutano a fuggire dalla realtà, e “accelerano la fuga”, possiamo dire, in chi la cerca già da sobrio, come i soggetti citati.
In una sua opera del 2012 Katie Elizabeth Treanor definisce pseudologia fantastica, o mitomania o bugia patologica “l’abituale, prolungata e ripetuta produzione di mistificazioni, spesso di natura complessa e fantasiosa”, Queste menzogne sono in realtà “facilmente smascherabili”, e “non vengono utilizzate per ottenere un tornaconto materiale o qualsivoglia vantaggio sociale, quanto per accrescere la propria autostima o proteggersi dal giudizio altrui”.
Treanor spiega anche che le persone affette da tali patologie rendono proprie, come se le avessero davvero vissute, esperienze in realtà inventate del tutto, e il loro cervelli arrivano ad elaborare falsi “ricordi come se fossero momenti realmente vissuti”.