DON_GALLO_BISdi Andrea Guenna – I due blocchi si stanno avvicinando dopo anni di contrapposizione anche cruenta. Da una parte i preti e dall’altra i teodem, cattolici che dopo aver contestato la Chiesa dall’interno hanno finito di contestarla dall’esterno. Ma ora, pur restando in compagnia dei post-comunisti, dialogano con la Chiesa Cattolica su procreazione medicalmente assistita, diritto di famiglia, divorzio, aborto, omosessualità e finalmente c’è da chiedersi cosa unisca i due schieramenti al punto tale da favorire una loro alleanza che è ormai nell’aria. Conoscendo sia i preti che i teodem, è facile intuire che alla base di tutto vi sia la reciproca convinzione che, non potendo prevalere sugli altri, sia meglio tornare amici. Ma si insinua anche il dubbio che entrambi abbiano qualcosa da nascondere che riguarda solo loro, e che solo loro conoscono. I primi, i preti, sono stati messi alle corde dalla potentissima lobby gay, alleata a quella altrettanto potente della provetta selvaggia e della fecondazione in vitro, che li ha massacrati con le ripetute e ossessionanti – ancorché giuste – denunce dei tanti, troppi, preti pedofili. I secondi, i teodem, devono farsi perdonare una certa instabilità morale ed offrono il loro appoggio alla Chiesa in cambio di un suo atteggiamento più tollerante nei loro confronti. È l’ennesimo compromesso storico. Entrambi hanno qualcosa da nascondere e da farsi perdonare e così, alleandosi, si assolvono reciprocamente e tengono la bocca chiusa. Sono sicuri di non avere avversari in grado di minacciarli perché insieme costituiscono un gruppo che gestisce praticamente tutto, dagli enti più piccoli al capo dello stato. Insieme, per esempio, sono favorevoli agli sbarchi mentre gli altri, i cattolici di sempre, quelli che seguono i parroci di campagna che sono, forse, la vera Chiesa, iniziano a ribellarsi.
E non si smorzano le polemiche tra la Cei e la Lega Nord sul tema dei profughi. Parte dal cattolicissimo Veneto la fronda a questa nuova alleanza ed il governatore Zaia punta il dito contro certi preti: “Siete sicuri di aver fatto tutto quello che dovevate fare per i profughi? A Treviso il prefetto aveva chiesto di accogliere i profughi in seminario, ma gli hanno riposto di no, anche se era semivuoto. Li capisco perché due su tre non sono profughi e non scappano da guerre”.
Io sono stato in Congo, a Bukavu capitale della regione del Kiwu e, parlando coi missionari saveriani che mi hanno ospitato, ho scoperto che la Chiesa per loro è lontana anni luce: “Non sanno neanche se ci siamo – mi ha detto padre Paolo – noi rischiamo la vita tutti i giorni e lo facciamo in nome del Signore, ma a Roma fanno solo politica per loro interesse”. In effetti, in Vaticano, centinaia di preti profumatissimi non fanno altro che trasferirsi col collo torto e le mani conserte da una stanza all’altra e non sanno niente della merda in cui vivono i missionari nel terzo mondo. “Quando sono partito per il Congo – mi ha detto un altro missionario di Uvira – il mio vescovo, invece di darmi qualche soldo, o qualche indirizzo utile, mi ha regalato un suo libro da leggere”.
Questa è una Chiesa ipocrita, cinica, insopportabile e capisco monsignor Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, che ha sempre invocato il ritorno ad una fede semplice, solida, lontana dal relativismo che è essenzialmente frutto del male.
D’altronde cinque secoli fa anche Martin Lutero si è staccato da Roma dopo aver visto quale porcile fosse la santa sede, e ciò ha reso grande la sua Germania.
E noi, oggi, in Italia e in Francia, siamo alla vigilia di uno scisma?