Santa Sede (La Stampa) – Arrestato Jozef Wesolowski, accusato di abuso di minori nella Repubblica Domenicana. È la prima volta che il Vaticano compie un gesto simile nei confronti di un presule. E lo fa nel proprio Stato, con il suo tribunale interno, per espressa volontà di Francesco. Un fulmine a ciel sereno per tutto il mondo. Una rivoluzione rispetto al passato. Il portavoce vaticano Federico Lombardi attribuisce la svolta alla volontà del Papa: un’accelerazione senza precedenti. Il Promotore di Giustizia del Tribunale di prima istanza ha convocato Wesolowski a carico del quale aveva avviato un’indagine penale. Il prelato, alle spalle una lunga carriera diplomatica e dal gennaio 2008 a Santo Domingo, era stato rimosso dall’incarico e richiamato in Vaticano da Bergoglio nell’agosto dello scorso anno proprio in seguito al caso di presunti abusi pedofili. Tra le dichiarazioni contro l’ex nunzio, quelle di un diacono suo collaboratore che ha riferito di avergli procurato giovani per rapporti sessuali. Sulla vicenda, oltre all’inchiesta penale di Santo Domingo, si era avuto anche l’intervento dell’Onu, attraverso un proprio comitato per i diritti, che aveva chiesto alla Santa Sede di garantire indagini immediate e imparziali sulla condotta dell’ambasciatore papale in Sud America. Ma già a gennaio il Vaticano aveva espressamente detto che, essendo Wesolowski anche cittadino vaticano in quanto membro del servizio diplomatico, la competenza penale sul suo caso apparteneva anche agli organi giudiziari vaticani. Ieri l’arresto e il segnale che la «tolleranza zero» di papa Bergoglio va avanti. E non guarda in faccia a nessuno. «Sono soddisfatto, è un buon segno di apertura» – afferma Francesco Zanardi, 44 anni, presidente della «Rete Abuso», nata cinque anni fa a Savona, che conta 400 vittime di abusi sessuali del clero. Speriamo che quest’opera continui. Ce ne sono altri di prelati che sono stati nascosti in Vaticano». Il Papa ha il potere di intervenire in qualunque momento della fase giudiziaria e anche di decidere in totale autonomia. Nei confronti di Wesolowski è già stato avviato il processo canonico: il primo grado di giudizio si è concluso con la condanna da parte dell’ex Santo Uffizio alla dimissione dallo stato clericale. Contro questa decisione il prelato ha proposto appello e il giudizio di secondo grado dovrebbe svolgersi a ottobre. Il termine della custodia preventiva è in Vaticano di 50 giorni, rinnovabile per altri 50 in caso di istruttorie particolarmente complesse. Nessuna copertura nel regno di Francesco. La notizia dell’arresto è stata anticipata nell’edizione serale del Tg La7 e non arriva completamente inaspettata per gli addetti ai lavori. Il procedimento penale avviato contro Wesolowski segue per grandi linee quelli che si svolgono in Italia. La procedura penale vaticana è per larga parte sovrapponibile a quella italiana e ha come fonti normative i codici in uso in Italia nell’epoca liberale. Stavolta la Santa Sede è andata fino in fondo. La gravità dei fatti addebitati all’ex nunzio ha spinto il Vaticano ad accelerare le procedure per far sì che non restasse a piede libero. Lo ha chiesto personalmente Francesco.