(Vittoria Prisciandaro di Famiglia Cristiana) – Sarà canonizzato il 15 maggio prossimo il “fratello universale” che ha ispirato la Comunità dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Gesù che si preparano al grande evento: «Il suo stile di fraternità troverà il compimento quando andrà nell’Hoggar a condividere la vita con i Tuareg. È un po’ come l’esperienza di Gesù: se il seme caduto in terra non muore non porta frutto», dire il Priore generale fratel Barducci
Una cazzuola con inciso nel manico il cuore e la croce: è la memoria di Charles de Foucauld che viene conservata a Roma, nella Basilica di san Bartolomeo all’isola, santuario dei martiri del XX e XXI secolo. Il “fratello universale” è in buona compagnia, con i ricordi dei cristiani caduti sotto la violenza totalitaria, quelli uccisi in America, in Asia e Oceania, in Spagna e Messico, in Africa e in Italia, come padre Pino Puglisi e don Peppe Diana. Dal 15 maggio prossimo, l’utensile utilizzato da fratel Carlo per costruire la sua ultima dimora a Tamanrasset, nel Sahara, dove muore il primo dicembre 2016, sarà tecnicamente la reliquia di un santo. Infatti in quella data Charles de Foucauld e altri sei beati saranno canonizzati, secondo quanto comunicato il 9 novembre dalla Congregazione per la cause dei santi.
Papa Francesco nel Concistoro ordinario pubblico dello scorso 3 maggio aveva decretato le canonizzazioni senza però fissarne una data a causa della pandemia. Si prepara alla celebrazione che si terrà a Roma la grande famiglia delle Comunità dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Gesù, nata ispirandosi agli scritti del ricco visconte francese che finì i suoi giorni tra i tuareg del deserto per testimoniare nel silenzio e con la vita l’amore di Gesù.
“Charles de Foucauld cercava di costruire una fraternità che riguardasse tutti gli uomini», ha spiegato ad Avvenire fratel Paolo Maria Barducci, priore generale dei “Piccoli fratelli di Jesus Caritas” –. «Lo vediamo soprattutto quando va a Beni Abbés (unico prete in un raggio di 400 chilometri di deserto ndr) e parla esplicitamente della fraternità come della sua casa, come il luogo in cui tutti: i cristiani, musulmani, gli ebrei, ma anche quelli chiama idolatri, si possano sentire accolti. Un concetto di fraternità che troverà il suo compimento quando andrà nell’Hoggar a condividere la vita con i Tuareg. È un po’ come l’esperienza di Gesù: se il seme caduto in terra non muore non porta frutto. E il frutto per Charles de Foucald è stata la famiglia spirituale nata dopo la sua morte a seguito della pubblicazione della biografia di René Bazin nel 1921″.
La pagina web (www.charlesdefoucauld.it/) che è stata creata dalla Famiglia spirituale italiana Charles de Foucauld per «camminare insieme verso l’evento della canonizzazione di fr. Carlo perché sia un momento di gioia e di crescita nella fede in Gesù “modello unico” della nostra vita» è ricca di testimonianze illuminanti sull’attualità della vita di fratel Carlo.

UN TESTIMONE DEL CAMMINARE INSIEME
Anche come testimone di un cammino sinodale. È la riflessione che fa don Maurizio Tarantino: «Charles de Foucauld può essere, per noi, immagine di un “uomo autenticamente sinodale”. Non solo perché di strada ne ha fatta materialmente tanta, non solo perché è stato un “camminatore – esploratore”: uno cioè capace di vedere con sguardo profondo quanto accadeva intorno a lui; ma soprattutto è un “uomo sinodale” perché nella sua ricerca di Dio si è affidato ad un altro uomo, il padre Huveline e, attraverso di lui, alla Chiesa».
Il cammino ecclesiale che fratel Charles percorre, inoltre, ha come bagaglio l’Essenziale, cioè il Vangelo. Tarantino cita la lettera di fratel Charles a monsignor Caron, superiore del seminario minore di Versailles: «Torniamo al Vangelo: se non viviamo il Vangelo, Gesù non vive in noi. Torniamo alla povertà, alla semplicità cristiana. Nei 19 anni passati fuori dalla Francia, un progresso spaventoso ha provocato in tutte le classi della società, (…)anche nelle famiglie molto cristiane, il gusto e l’abitudine alle cose inutili e molto costose, insieme ad una grande leggerezza e al vezzo per le distrazioni mondane e frivole, tanto fuori posto in tempi così gravi (…).Torniamo al Vangelo è il rimedio: è ciò di cui tutti abbiamo bisogno”». Infine, terza caratteristica sinodale del futuro santo, l’invito «a non scaricare le colpe dei mali della Chiesa a coloro che riteniamo nemici o semplicemente lontani; ma piuttosto a considerare con onestà le nostre infedeltà al Vangelo… Fratel Charles, anche in un contesto di colonialismo in terre poverissime e non cristiane, si è ben guardato dalla tentazione di fare proseliti, ha piuttosto scelto la via della fraternità per gridare il Vangelo con la sua vita. Tanto che Papa Paolo VI ha consacrato Charles de Foucauld “Fratello Universale” citandolo nell’Enciclica Populorum progressio come esempio di dedizione e carità missionaria”.
Alla Chiesa Charles De Foucald insegna a offrire la vita per chi è ai margini. Lo scrive l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, ricordando la lettera che il primo dicembre del 1916 fratel Charles scrive a Louis Massignon: «“Non bisogna mai esitare a chiedere posti in cui il pericolo, il sacrificio, l’abnegazione sono maggiori: l’onore, lasciamolo a chi lo vorrà, ma il pericolo e la sofferenza richiediamoli sempre. Cristiani, dobbiamo dare l’esempio del sacrificio”. Forse anche a noi è dato di sentire profondamente la responsabilità delle persone che ci sono messe accanto, è dato il desiderio di donare la vita per loro senza cedere a compromessi, senza cercare vanagloria o onore», scrive Battaglia. «Una Chiesa capace di “chiedere posti in cui pericolo, il sacrificio sono maggiori”.
Dei sacerdoti che fanno la scelta prioritaria delle periferie, che sanno sostenersi a vicenda per cercare cammini comuni davanti alle situazioni di disagio e di pericolo, sapendo donare, per amore e per amare, la propria vita fino in fondo. Sacerdoti che sanno vegliare insieme per non cadere nel rischio dell’imborghesimento e del girarsi dall’altra parte preferendo scelte più facili”.

IL LEGAME CON PAPA FRANCESCO
Infine padre Andrea Mandonico, vice postulatore della causa di canonizzazione e autore di Mio Dio come sei buono su la vita e il messaggio del santo (edizioni Lev), in appendice al volume esamina le analogie tra papa Francesco e il suo Magistero sulle orme di Charles de Foucauld. Il tema di fondo, la via maestra sulla quale papa Francesco vuole condurre la Chiesa, dice Mandonico, “è una nuova apertura missionaria, una “Chiesa in uscita” “la Chiesa non è una dogana, ma la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”, dice citando Evangelii gaudium. Nell’Esortazione di Francesco, Mandonico ritrova quanto Charles de Foucauld scriveva a chi, come Joseph Hours, gli chiedeva con quali mezzi voleva evangelizzare i tuaregs: “Con la bontà, la tenerezza, l’amore fraterno, l’esempio della virtù, con l’umiltà e la dolcezza sempre così attraenti e cristiane; con alcuni senza dire mai una parola di Dio e della religione, pazientando come Dio pazienta, essendo buono come Dio è buono, essendo fratello affettuoso e pregando; con altri parlando di Dio nella misura in cui possono accettarlo; soprattutto vedere in ogni uomo un fratello, vedere in ogni uomo un figlio di Dio, una persona riscattata dal sangue di Gesù; bandire da noi lo spirito di conquista”.
Nel sito dedicato al futuro santo, la sua famiglia si domanda: “Chissà, forse in Cielo Charles di Gesù si starà facendo una grande risata sulle nostre “classificazioni” tra venerabili, beati, santi… ma lui, dei santi, cosa pensa?». Così per la comune riflessione vengono riportati alcuni passi dai suoi scritti molto illuminanti sulla personalità del “fratello universale”.
“Guardiamo i Santi, ma non attardiamoci nella loro contemplazione. Contempliamo con essi Colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita. Approfittiamo dei loro esempi, ma senza fermarci a lungo né prendere per modello completo questo o quel santo, e prendendo di ciascuno ciò che ci sembra più conforme alle parole e agli esempi di Nostro Signore Gesù, nostro solo e vero modello, servendoci così delle loro lezioni, non per imitare essi, ma per meglio imitare Gesù”. (Charles de Foucauld, Opere spirituali, Paoline, Roma 1984, p. 11)
Oltre a Charles de Foucauld il 15 maggio saranno proclamati santi Maria Domenica Mantovani, cofondatrice e prima superiora generale dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia Maria Francesca di Gesù, fondatrice della Suore Terziarie Cappuccine di Loano; il presbitero Giustino Maria Russolillo, fondatore della Società delle Divine Vocazioni e della Congregazione delle Suore delle Divine Vocazioni; Luigi Maria Palazzolo, fondatore dell’Istituto delle Suore delle Poverelle – Istituto Palazzolo; César de Bus, sacerdote, fondatore della Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana e Lazzaro, detto Devasahayam, primo laico indiano a diventare beato, convertitosi in età adulta al cristianesimo e per questo perseguitato fino al martirio.

CHI ERA IL “FRATELLO UNIVERSALE”
Charles-Eugène de Foucauld nasce a Strasburgo il 15 settembre 1858, e rimane orfano di entrambi i genitori all’età di sei anni. Segue il nonno materno, che lo adotta, in una carriera militare dalla quale fu congedato con disonore, ebbe una giovinezza molto “vivace”, quindi si appassionò alle esplorazioni. L’incontro con i musulmani, in Marocco, fa nascere in lui la chiamata a “vivere solo per Dio”. Così torna in Francia, per sette anni va tra i monaci trappisti, poi in Terra Santa, dove per tre anni a Nazareth vive come domestico della monache clarisse. Infine torna in Africa.
Nel villaggio tuareg di Tamanrasset è il “fratello universale”, prega, accoglie e scrive un diario e decine lettere, realizza il dizionario di lingua francese-tuareg. Muore quando, dopo una rapina, cercano di rapirlo e avviene uno scontro a fuoco tra soldati e ribelli, il primo dicembre 1916. Beatificato a san Pietro il 13 novembre 2005, sepolto nel cimitero francese di El Golea “è lì quale segno vita cristiana in terra algerina”.