(Mario Esposito di L’Occhio) – Come vive oggi Anders Behring Breivik, il fanatico di estrema destra che il 22 luglio del 2011 mise in atto una vera e propria strage. Prima fece esplodere un’autobomba artigianale di 950 chili davanti al palazzo del governo, uccidendo otto persone e colpendo le facciate di vari ministeri e anche la redazione del principale quotidiano del Paese. Poi, mentre Oslo era ancora incredula per l’accaduto, si dirige a 40 chilometri a nord-ovest della capitale, verso il lago Tyrifjorden.
Come vive oggi Anders Behring Breivik, l’autore della strage di Oslo
Oggi Anders Behring Breivik ha un nome nuovo: si chiama Fjotolf Hansen e ha 42 anni. Tredici mesi dopo l’eccidio fu condannato a 21 anni di carcere, ovvero la pena massima prevista dalla legge norvegese, suscettibile però di estensioni ulteriori. Nella prigione di massima sicurezza di Skien, Breivik vive in regime di rigido isolamento: finora ha ricevuto solo la visita del cappellano e, prima che morisse, della madre. Oggi lo stragista di Utøya trascorre le sue giornate un trilocale di oltre 30 metri quadrati con vista sull’esterno e accesso alla televisione, alla PlayStation, ma anche a palestra e computer, pur se senza connessione a Internet.
Chi è Anders Behring Breivik
Anders Behring Breivik è un terrorista norvegese, conosciuto in quanto autore degli attentati del 22 luglio 2011 in Norvegia, che hanno provocato la morte di settantasette persone. Dichiaratosi un anti-multiculturalista, anti-marxista, anti-islamista è autore del memoriale 2083 – Una dichiarazione europea d’indipendenza. In questo scritto di 1518 pagine Breivik si definisce “salvatore del cristianesimo” e “il più grande difensore della cultura conservatrice in Europa dal 1950″.
Dichiaratosi cristiano protestante, nello stesso memoriale si definisce antipapista, prendendo forti posizioni contro Benedetto XVI. Massone, membro della loggia norvegese St. Olaus til de tre Søiler, la sua loggia ha affermato di aver avuto solo contatti minimi con lui e il gran maestro l’ha immediatamente espulso dall’ordine dopo il suo arresto. In seguito durante la sua detenzione si identificò come nazionalsocialista. Inizialmente ritenuto essere affetto da schizofrenia paranoide, è stato dichiarato “sano di mente e quindi penalmente responsabile” da una controperizia, venendogli riconosciuto solo un elevato disturbo narcisistico della personalità. Il 24 agosto 2012 è stato condannato a ventuno anni di carcere, pena massima prevista dalla legge norvegese.