(da blog.messainlatino.it) – Si tratta del Liber ad Milites Templi. De Laude novae militiae, opera che san Bernardo di Chiaravalle scrisse, su richiesta di Ugo di Payns, primo maestro dell’Ordine Templare, per elogiare la nascita della cavalleria templare. Un testo particolarmente interessante e attuale sotto tutti i punti di vista, poiché l’autore delinea come deve essere il vero miles Christi, ma è anche un affascinante itinerario spirituale fuori dai luoghi comuni.
Ai nuovi “monaci cavalieri”, per espletare la loro missione, contrariamente al monaco che vive in monastero, che possiede solo l’arma della preghiera, è richiesto l’uso delle armi contro tutti i nemici della cristianità. Bernardo, tuttavia, non giustifica l’uso della violenza, ma «piuttosto fornisce uno spessore teologico ad una causa nobile sopra ogni altra: il militare pro Deo» (dalla Presentazione del cardinale Josè Saraiva Martins).
Il trattato, quindi, evidenziando il carattere etico della missione e della spiritualità cui erano chiamati i monaci cavalieri templari, in contrapposizione agli usi della cavalleria laica, esorta i milites Christi ad abbandonare ogni mondanità e a convertirsi, ponendosi al servizio di Cristo per proteggere i Luoghi Santi.
Nonostante il titolo, il trattato di san Bernardo non è celebrativo ma costituisce un’esortazione accorata, accompagnata anche da severe ammonizioni e rimproveri per i membri del nuovo Ordine Templare. Il santo abate cistercense, inoltre, non risparmia un’aspra critica alla cavalleria secolare, i cui membri vivono perennemente nel pericolo della morte spirituale, poiché soggiacciono di continuo al peccato. Egli ne indica anche i vizi, i quali sono ancora, purtroppo, attuali: combattere guerre ingiuste, ostentare lussi, lasciarsi guidare dall’ira, dalla vanagloria e dall’avidità.
Nella seconda parte del trattato è, invece, presentato uno straordinario pellegrinaggio spirituale ai Luoghi Santi. Non si tratta però di un semplice itinerarium ad Loca Sancta, ma di un itinerarium mentis, nel quale i luoghi fisici, in cui Gesù è nato, è cresciuto, ha visitato, in cui ha sofferto, è morto, ed è risorto, servono all’abate cistercense per scandire i passi della meditazione e della ricerca di Dio.
Il De laude è, quindi, un’opera scritta per essere letta e meditata dai nuovi monaci-cavalieri templari, i quali si sono impegnati a custodire la Terrasanta, ma in realtà essa è stata scritta per i cristiani di ogni epoca, i quali sono i custodi di quei valori, guardiani dei Luoghi Santi ma anche e soprattutto della Gerusalemme interior che risiede nel cuore di ogni fedele.
Difendere, dunque, la Terrasanta con le armi terrene (per i cavalieri templari) e con le “armi” spirituali per tutti noi è simbolo concreto della più profonda difesa della Parola di Dio, che tutti, monaco-cavaliere, sacerdote o laico siamo tenuti a custodire nel silenzio della nostra anima. La guerra tra cristiani e infedeli, infatti, è solo il pallido riflesso della lotta di ciascuno contro il male, la morte, il peccato; la vita del cavaliere, ma del laico, in generale, è presentata, dunque, da san Bernardo come una perfecta imitatio Christi.
Il Liber ad Milites Templi. De laude novae militiae di san Bernardo di Chiaravalle, con la presentazione del cardinale Josè Saraiva Martins, è riproposto ai lettori, in una nuova traduzione con testo latino a fronte, dal professore Carmine Di Giuseppe, che ne ha curato l’introduzione, la nuova traduzione e le note di commento. Le oltre sessanta pagine introduttive non sono solo una semplice introduzione all’opera di san Bernardo, ma sono un vero e proprio saggio a sé stante, compiuto ed esauriente, col quale Carmine Di Giuseppe ci offre un’attenta analisi dell’opera e in modo lucido e sintetico ripercorre le origini della cavalleria templare e il tentativo della Chiesa di utilizzarla per i suoi fini. Ma soprattutto, eliminando ogni fraintendimento o travisamento sul pensiero del santo abate cistercense circa la guerra, ci presenta un’opera che è, sotto ogni punto di vista, non solo storico ma anche teologico e spirituale, ancora straordinariamente attuale per ciascuno di noi e per le future generazioni.
Ai nuovi “monaci cavalieri”, per espletare la loro missione, contrariamente al monaco che vive in monastero, che possiede solo l’arma della preghiera, è richiesto l’uso delle armi contro tutti i nemici della cristianità. Bernardo, tuttavia, non giustifica l’uso della violenza, ma «piuttosto fornisce uno spessore teologico ad una causa nobile sopra ogni altra: il militare pro Deo» (dalla Presentazione del cardinale Josè Saraiva Martins).
Il trattato, quindi, evidenziando il carattere etico della missione e della spiritualità cui erano chiamati i monaci cavalieri templari, in contrapposizione agli usi della cavalleria laica, esorta i milites Christi ad abbandonare ogni mondanità e a convertirsi, ponendosi al servizio di Cristo per proteggere i Luoghi Santi.
Nonostante il titolo, il trattato di san Bernardo non è celebrativo ma costituisce un’esortazione accorata, accompagnata anche da severe ammonizioni e rimproveri per i membri del nuovo Ordine Templare. Il santo abate cistercense, inoltre, non risparmia un’aspra critica alla cavalleria secolare, i cui membri vivono perennemente nel pericolo della morte spirituale, poiché soggiacciono di continuo al peccato. Egli ne indica anche i vizi, i quali sono ancora, purtroppo, attuali: combattere guerre ingiuste, ostentare lussi, lasciarsi guidare dall’ira, dalla vanagloria e dall’avidità.
Nella seconda parte del trattato è, invece, presentato uno straordinario pellegrinaggio spirituale ai Luoghi Santi. Non si tratta però di un semplice itinerarium ad Loca Sancta, ma di un itinerarium mentis, nel quale i luoghi fisici, in cui Gesù è nato, è cresciuto, ha visitato, in cui ha sofferto, è morto, ed è risorto, servono all’abate cistercense per scandire i passi della meditazione e della ricerca di Dio.
Il De laude è, quindi, un’opera scritta per essere letta e meditata dai nuovi monaci-cavalieri templari, i quali si sono impegnati a custodire la Terrasanta, ma in realtà essa è stata scritta per i cristiani di ogni epoca, i quali sono i custodi di quei valori, guardiani dei Luoghi Santi ma anche e soprattutto della Gerusalemme interior che risiede nel cuore di ogni fedele.
Difendere, dunque, la Terrasanta con le armi terrene (per i cavalieri templari) e con le “armi” spirituali per tutti noi è simbolo concreto della più profonda difesa della Parola di Dio, che tutti, monaco-cavaliere, sacerdote o laico siamo tenuti a custodire nel silenzio della nostra anima. La guerra tra cristiani e infedeli, infatti, è solo il pallido riflesso della lotta di ciascuno contro il male, la morte, il peccato; la vita del cavaliere, ma del laico, in generale, è presentata, dunque, da san Bernardo come una perfecta imitatio Christi.
Il Liber ad Milites Templi. De laude novae militiae di san Bernardo di Chiaravalle, con la presentazione del cardinale Josè Saraiva Martins, è riproposto ai lettori, in una nuova traduzione con testo latino a fronte, dal professore Carmine Di Giuseppe, che ne ha curato l’introduzione, la nuova traduzione e le note di commento. Le oltre sessanta pagine introduttive non sono solo una semplice introduzione all’opera di san Bernardo, ma sono un vero e proprio saggio a sé stante, compiuto ed esauriente, col quale Carmine Di Giuseppe ci offre un’attenta analisi dell’opera e in modo lucido e sintetico ripercorre le origini della cavalleria templare e il tentativo della Chiesa di utilizzarla per i suoi fini. Ma soprattutto, eliminando ogni fraintendimento o travisamento sul pensiero del santo abate cistercense circa la guerra, ci presenta un’opera che è, sotto ogni punto di vista, non solo storico ma anche teologico e spirituale, ancora straordinariamente attuale per ciascuno di noi e per le future generazioni.