Benedetto XVI e Celestino V i due Papi che hanno dato le dimissioni. Tra di loro non c’è molto in comune, ascetico Celestino, razionale e dogmatico il secondo, ma entrambi hanno sentito su di sé tutta la responsabilità della loro missione ed il peso della croce farsi opprimente. C’è stato uno storico incontro ideale fra i due quando nel luglio del 2010 Benedetto XVI si è recato a Sulmona per gli 800 anni dalla nascita di Celestino V, monaco ed eremita, Papa per cinque mesi prima di rinunciare, unico insieme a Benedetto, al suo ruolo. “Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni – ha detto papa Benrdetto al popolo di Sulmona – e assicuro vicinanza e ricordo nella preghiera (…) a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà a causa della mancanza di lavoro e dell’incertezza per il futuro”.
Poi un riferimento a Celestino V: “Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, Pietro del Morrone aveva maturato un’esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio, egli ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita”. Con queste parole Papa Ratzinger condivideva la scelta del “Papa Templare” vissuto otto secoli prima, quasi a presagire quello che avrebbe fatto sei anni più tardi. Poi un invito ai sacerdoti “che devono provvedere all’annuncio chiaro e coraggioso del messaggio evangelico, anche nei momenti di persecuzione, praticare e insegnare la consapevolezza del peccato e la capacità del perdono, staccarsi dalle preoccupazioni terrene quali il denaro e il vestito, inteso come pura formalità”. Circa diecimila le persone in piazza nonostante un sole cocente, che ha provocato vari svenimenti, tra cui quello di dieci sacerdoti. Poi all’Angelus un nuovo invito ad apprezzare “uno stile di vita sobrio nonostante l’epoca presente offra “maggiori comodità e possibilità” rispetto al medioevo in cui è vissuto Celestino V.