da Corriere della Sera (Marco Rizzi) – Mai come in questo caso, l’immagine di copertina riesce a dare il senso di un libro. Vi compaiono, mentre si guardano e sorridono, Papa Francesco e Ahmed al Tayyeb, Grande Imam di al-Azhar, l’Università del Cairo che rappresenta il cuore, intellettuale e religioso, dell’islam sunnita. Ancora più importante del gioco degli sguardi, l’Imam tiene tra le mani un libro, con tutta probabilità un’enciclica del Papa. Qui, però, ciò che conta è il libro in quanto tale, il libro come frutto del pensiero e strumento di comunicazione, che permette di conoscere e far conoscere, di capire e di farsi capire, a partire dalla parola e dalla ragione che accomunano tutti gli uomini.
Giancarlo Mazzuca, Stefano Girotti Zirotti «Noi fratelli» (Mondadori, pagine 292, euro 19)
La strada della conoscenza e della riflessione è quella che viene individuata da Giancarlo Mazzuca e Stefano Girotti Zinotti — due noti giornalisti, ovvero uomini della parola e della comunicazione — per provare a disinnescare nel volume Noi fratelli, pubblicato da Mondadori, la serie degli equivoci e dei pregiudizi che separano ancora oggi il mondo cristiano da quello islamico. Una distanza che spesso si trasforma in ostilità, ma che nasce da una conoscenza solo parziale delle vicende che hanno visto certamente sanguinosi conflitti tra le due grandi comunità religiose — ma non bisogna dimenticare le divisioni interne, altrettanto violente, che hanno attraversate entrambe — e però anche intensi momenti di dialogo, di conoscenza reciproca e di scambio intellettuale.
Così, nella prima parte del libro, che contiene anche una lettera di Papa Bergoglio, si intrecciano vicende di guerre e di persecuzione con episodi di incontro e di dialogo, come lo scambio di ambascerie e di doni tra Carlo Magno e il califfo Harun al-Rashid, la «missione» di san Francesco presso il sultano, la tolleranza religiosa nella Spagna andalusa o nella Gerusalemme di Federico II, per un breve periodo nel corso del XIII secolo. Pagine queste ultime forse meno note, ma decisive per mostrare come la vicenda dei rapporti tra cristianesimo e islam non vada ricondotta solo alla dimensione del conflitto e dell’estraneità, ma si sia nutrita, sin dall’inizio dell’espansione musulmana nel VII secolo, di altrettanti momenti di pacifico incontro.
Nella seconda parte del libro l’attenzione si sposta sui nostri giorni, a partire dall’episodio che nel dicembre del 1916 vide l’uccisione in Algeria di Charles de Foucauld, il missionario cristiano che aveva scelto di condividere la vita delle tribù nomadi del deserto. Sempre di più nel corso del XX secolo, di fronte al conflitto si viene intrecciando il filo di un dialogo sempre più stretto tra i migliori esponenti del mondo cristiano e di quello islamico, fondato sul rispetto e la conoscenza reciproca, ma soprattutto sulla fiducia nelle possibilità della ragione umana di trovare punti di incontro tra culture e tradizioni religiose diverse, in nome della comune fede nella trascendenza.
Acutamente, i due autori rileggono in questa chiave il discorso tenuto dall’allora Papa Benedetto XVI all’Università di Ratisbona, che venne invece superficialmente interpretato come una critica all’islam. Al contrario, esso nasceva proprio dalla fiducia che la ragione sia in grado di purificare la religione, ogni religione, dalle incrostazioni che nel corso dei secoli possono averla ridotta a strumento di violenza e dominio, anziché di condivisione e di servizio. Da questa prospettiva, emerge la sostanziale continuità che lega l’azione degli ultimi pontefici, da Paolo VI a Giovanni Paolo II, da Ratzinger, appunto, a Papa Francesco, guidata dalla convinzione che la via del dialogo sia essenziale.
La presentazione
Il volume di Mazzuca e Girotti Zirotti viene presentato il 5 luglio a Milano (ore 18) presso l’Auditorium del Centro Culturale di Milano (Largo Corsia dei Servi, 4). I relatori che discutono con gli autori del libro sono Venanzio Postiglione, Mahmoud Asfa e Luca Bressan. Introduce il dibattito Anna Scavuzzo, coordina Rolla Scolari.