(Agnes Gedo di Vatican News) – Messe, preghiere, testimonianze, conferenze, interventi di patriarchi e leader ecumenici ed anche momenti musicali, tra cui una celebrazione nella lingua dei Rom europei. Fino ad arrivare all’evento più atteso: la celebrazione del 12 settembre con Papa Francesco. È ricco di appuntamenti il programma del 52° Congresso Eucaristico Internazionale che ha preso il via oggi 5 settembre e che, fino a domenica 12, riunisce a Budapest rappresentanti di tutte le Chiese del mondo, anche da Paesi in conflitto. Rimandato lo scorso anno a causa delle restrizioni per il Covid, il Congresso verrà ufficialmente concluso dal Papa con una Messa celebrata nella Piazza degli Eroi della capitale ungherese. Il Pontefice la celebrerà dopo una mattinata densa di incontri, prima con il presidente della Repubblica e il primo ministro, poi con la Conferenza episcopale ungherese e i membri del Consiglio ecumenico delle Chiese e di alcune delle locali Comunità ebraiche. Dopo la Messa, il Papa si sposterà in Slovacchia.
Erdö: il Congresso Eucaristico, simbolo di speranza
“L’arrivo del Santo Padre sarà un grande segno di speranza, dopo un anno e mezzo di pandemia”, afferma a Vatican News il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate della Chiesa cattolica di Ungheria, facendosi portavoce dei sentimenti della Chiesa ungherese e della popolazione del Paese. Nel giorno di apertura dell’evento, il porporato presenta poi il Congresso Eucaristico, il cui motto è “Sono in Te tutte le mie sorgenti”, tratto dal Salmo 87, in riferimento all’acqua che da Budapest fluisce dividendosi in quattro rivoli: l’immagine, quindi, della Buona Novella tramandata dai quattro evangelisti. Mentre il logo è rappresentato da un calice sormontato dall’ostia, all’interno della quale è impressa la croce, anch’essa simbolo del sacrificio di Cristo celebrato sull’altare. Anticipato da conferenze e simposi, il Congresso – sottolinea Erdö – , vuole essere pure occasione per ricordare le radici cristiane dell’Europa e l’antica unità tra le chiese d’Oriente e Occidente.
Eminenza, la Messa di inaugurazione del Congresso Eucaristico sarà celebrata dal cardinale Angelo Bagnasco, mentre quella conclusiva da Papa Francesco. Quale significato ha per l’Ungheria la presenza del Successore di Pietro?
Sarà un grande segno di speranza, anche dopo un anno e mezzo di pandemia. Un segno di apertura, di rinascita e anche un segno che la provvidenza divina non ci lascia soli. Sarà quindi un evento gioioso. La celebrazione del Santo Padre sarà la Statio Orbis, cioè la Messa che simbolicamente raccoglie, raduna e unisce tutta la Chiesa di Cristo ed esprime la nostra unità. Sarà un grande simbolo attorno a Gesù Cristo e al successore di San Pietro.
È già iniziato un simposio teologico vicino Budapest, nella sede arcivescovile con diversi ospiti internazionali. Cosa può dirci a riguardo?
Vi partecipano circa 300 persone. Già due conferenze di apertura hanno destato molto interesse di pubblico. Il teologo monsignor Pierangelo Sequeri ha parlato dell’Eucarestia come fonte della vita cristiana, che riprende il motto del Congresso “Sono in Te tutte le mie sorgenti”. Poi il vescovo camerunense Joseph-Marie Ndi-Okalla ha parlato delle specificità della liturgia eucaristica in Africa. Non ne ha parlato a livello folkloristico ma è intervenuto sugli aspetti teologici che la liturgia africana sottolinea in maniera speciale. Veramente un approfondimento della nostra fede nell’Eucarestia. Tra i relatori ci sarà anche un professore che rappresenterà la comunità delle Chiese non cattoliche presenti in Ungheria, che fanno parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese, e che illustrerà la loro visione teologica riguardo all’Eucaristia. Evidentemente ci sono posizioni diverse: da quella dell’ortodossia fino alle correnti del protestantesimo, tuttavia ci aiuta molto guardare a questa vasta gamma di posizioni, anche perché in passato ci sono stati anche dei contrasti ecumenici.
Saranno presenti quindi dei rappresentanti ecumenici?
Certamente, avremo il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che parteciperà alla Messa dell’11 settembre davanti al Parlamento e poi alla Santa Messa celebrata dal Santo Padre il 12 settembre. Nella celebrazione dell’11 verrà posto anche un certo accento sul contatto che ha il popolo ungherese con l’Eucarestia e con il cristianesimo in generale. In questo contesto emerge la relazione introduttiva del patriarca Bartolomeo: fu del resto proprio lui che nell’anno 2000 canonizzò come santo, anche per la Chiesa ortodossa, il nostro primo Re santo Stefano, che era Apostolo degli ungheresi avendo di fatto battezzato la nazione. Ripensiamo dunque alle radici comuni quando il cristianesimo d’Oriente e d’Occidente era ancora unito. Sarà occasione anche per pregare per l’unità della Chiesa.
Eminenza, durante la settimana del Congresso Eucaristico sono previsti anche momenti musicali, tra cui uno molto particolare che riguarda la minoranza Rom. Di cosa si tratta?
Sì, nel 2008 abbiamo pubblicato, con l’approvazione della Conferenza episcopale, l’intera Bibbia in lingua Romanì, che è la lingua più diffusa tra i Rom dell’Europa. Questa lingua non aveva, però, un testo liturgico per la Messa. Incoraggiati da Papa Francesco, abbiamo cominciato a preparare una traduzione e siamo riusciti ad arrivare a un testo maturo dell’Ordinario della Messa che sarà cantato in questa lingua. Alcuni musicisti hanno composto una bella musica in base alle tradizioni musicali dei popoli Rom di tutta Europa, adatta alla Messa. Speriamo che stavolta possiamo mettere l’accento sulla piena comunione con loro anche intorno all’altare del Signore.