Roma – Corruzione in concorso, calunnia e truffa: questi i reati ipotizzati a vario titolo per monsignor Nunzio Scarano (nella foto), Giovanni Maria Zito, sottufficiale dei carabinieri che prestava servizio all’Aisi (il servizio segreto interno) e Giovanni Carenzio, broker finanziario, arrestati dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza. Gli arresti sono avvenuti nell’ambito di un filone dell’indagine, autonomo rispetto alla principale, sullo Ior. L’inchiesta riguarda una serie di atti di corruzione per far rientrare in Italia dalla Svizzera 20 milioni di euro. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, il tentativo di portare in Italia il denaro rappresenterebbe un favore alla famiglia degli armatori napoletani D’Amico, i fratelli Paolo, Maurizio e Cesare. Le indagini hanno rivelato che il prelato salernitano, responsabile della contabilità analitica dell’Apsa (l’amministrazione del patrimonio della sede apostolica) aveva infatti rapporti di amicizia con la famiglia D’Amico da diversi anni. Scarano era stato anche iscritto lo scorso 13 giugno nel registro degli indagati per il reato di riciclaggio dalla procura di Salerno. Il monsignore, prima di essere ordinato sacerdote a 27 anni era un funzionario della Deutsche Bank; non viveva più a Salerno da diversi anni ed è stato sospeso dal servizio presso l’Apsa da fine maggio. Scarano deve rispondere anche del reato di calunnia per aver denunciato lo smarrimento di un assegno di 200.000 euro che aveva consegnato a Zito, come compenso per portare in Italia i soldi dalla Svizzera; tentativo poi non andato a buon fine ma che aveva fatto anticipare diverse spese e per questo Zito aveva preteso ed ottenuto un primo compenso di 400mila euro e un successivo assegno da 200mila euro che poi il presule ha bloccato denunciandone la scomparsa. Gli inquirenti inoltre contestano a Zito il reato di truffa poichè nei giorni in cui si è recato in Svizzera per trasportare il denaro si è messo in malattia dal lavoro. Per trasportare i milioni di euro era stato anche noleggiato da Zito un jet privato; l’aereo atterrò a Locarno, in Svizzera, e rimase fermo per alcuni giorni. Poi l’operazione saltò e Zito tornò in Italia. Gli inquirenti hanno spiegato che il monsignore non è mai stato un funzionario dello Ior ma è titolare di conti correnti presso lo Ior: in particolare ha un fondo personale e un altro fondo dove riceve delle donazioni per gli anziani. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha dichiarato che la Santa Sede “conferma la sua disponibilità a una piena collaborazione con i giudici italiani; per il momento – ha aggiunto padre Lombardi – la Santa Sede non ha ancora ricevuto nessuna richiesta sulla questione dalle competenti autorità italiane. La competente autorità vaticana, l’AIF segue il problema per prendere, se necessario, le misure appropriate di sua competenza”.
“Don Nunzio chiarirà al magistrato – ha detto il difensore avvocato Silverio Sica – per il suo ruolo e la sua funziona sacerdotale, quella che è stata la sua vicenda che si è rivelata molto pericolosa soprattutto per lui stesso. L’operazione non si è mai concretizzata – spiega l’avvocato Sica – i soldi non sono mai entrati in Italia”. Quanto all’inchiesta per riciclaggio dalla Procura di Salerno su un giro di assegni circolari da 560.000 euro insieme ad altre 56 persone, “è stato già ascoltato dal giudice – ricorda l’avvocato – e chiarito con estrema puntualità la provenienza di quel denaro”. L’interrogatorio di garanzia del prelato salernitano è fissato per lunedì alle 10 nel carcere di Regina Coeli.