Città del Vaticano – “Ammettiamo i nostri peccati. Dobbiamo rispondere con l’umiltà del peccatore senza frasi fatte e di convenienza”. Il Papa indica ai suoi ambasciatori nel mondo la ricetta per “migliorare la Chiesa”. Alla messa della mattina coi nunzi apostolici nel residence Santa Marta, Francesco sollecita il mea cupa della Chiesa: un forte richiamo alle responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche scosse dalla bufera Vatileaks, dagli scandali sessuali del clero pedofilo, dal coinvolgimento dello Ior e di istituzioni finanziarie d’Oltretevere in gravi vicende giudiziarie, dal carrierismo emerso negli scontri fra cordate che hanno avvelenato e boicottato il pontificato riformatore di Benedetto XVI fino alle dimissioni. A poche ore dal clamoroso “schiaffo” alla Curia gelata dal forfait papale, Bergoglio si rivolge direttamente ai suoi rappresentanti in prima linea, mentre l’imminente rivoluzione papale spazza via i giochi di correnti e volta pagina rispetto all’infinita guerra per fazioni nel Sacro Collegio. Al vertice dei dicasteri nessuno ha la garanzia di restare al proprio posto e qualcuno prepara già le valigie: le occhiate allibite di Bertone e Sodano nell’aula Paolo VI fotografano lo smarrimento della Curia «svuotata. L’intero establishment in attesa di un radicale rinnovamento: Ancien Régime alla vigilia del repulisti. “È proprio nel momento in cui ci sentiamo peccatori che Dio ci ama: come mise il pescatore Pietro a capo della sua Chiesa, così anche con noi farà qualcosa di buono”, assicura il Pontefice ai nunzi. E aggiunge: “Noi che siamo suoi apostoli dobbiamo rispondere al Signore che ci domanda: Cosa pensi di me? E lo ripete più volte, così non possiamo far finta di non capire bene”. Papa e porporati convivono in Curia da separati in casa. Presto alcuni presuli saranno collocati a riposo, altri trasferiti in diocesi per trasformare la Santa Sede in un organismo più snello ed efficace: al servizio della fede invece che delle ambizioni dei maggiorenti. Era il progetto di Ratzinger ma la Curia fece quadrato a difesa di privilegi e potere. Bergoglio non vuole né corte rinascimentale né la pompa pontificia. Sabato è apparsa tutta la distanza tra il Papa e i curiali. Lui a Santa Marta ad affrontare emergenze e studiare come riformare la burocrazia vaticana e loro nell’Aula Paolo VI ad attenderlo invano al concerto-evento in suo onore. Ieri il Papa nemico della mondanità è apparso sorridente all’Angelus e ha esortato ad andare controcorrente. Il trono bianco rimasto vuoto al concerto è apparso lontanissimo dalla piazza San Pietro gremita. L’estate senza vacanze di Bergoglio (non andrà a Castel Gandolfo) segue un’agenda fitta di impegni. Non faceva ferie neppure in Argentina. La macchina vaticana stenta ad adattarsi ai ritmi serrati di lavoro e all’elasticità richiesta da Francesco col suo stile di semplicità ed essenzialità.