Milano (da Radio Vaticana) – Una riflessione sul pluralismo della società, sulla libertà religiosa e sullo spazio di Dio nel mondo di oggi. È il filone dell’ultimo libro del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, dal titolo “Non dimentichiamoci di Dio. Libertà di fedi, di culture e politica”, edito da Rizzoli, che sarà presentato martedì prossimo alle 18.30 presso l’Auditorium di Milano. Il libro affianca le celebrazioni dei 1.700 anni dell’Editto di Milano sulla libertà religiosa, promulgato da Costantino nel 313, che culmineranno con la visita alla Chiesa ambrosiana del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il 15 e 16 maggio.
Al microfono di Luca Collodi, il cardinale Angelo Scola presenta il suo saggio:
R. – Lo scopo del libro è far vedere che questo tema – quello della libertà di religioni e di culture, all’interno del quale si trova anche la visione di chi dice di essere agnostico o ateo – presenta oggi una serie di nuovi problemi che debbono essere affrontati. Altrimenti, se viene meno una libertà religiosa di culture e la politica non la garantisce, essendo questa libertà lo scalino più alto della scale dei diritti dell’uomo, questa rischia di crollare.
D. – Lo Stato moderno davanti alla proposta religiosa deve essere indifferente o neutrale?
R. – Deve essere aconfessionale, cioè non deve assumere nessuna visione del mondo. L’aconfessionalità dello Stato non deve significare un distacco indifferente nei confronti delle visioni del mondo, ivi comprese le religioni, ma in una società plurale deve favorire un confronto serrato tra tutte le religioni e tutte le visioni del mondo. L’aconfessionalità mi sembra il termine più efficace riferito alla Stato, piuttosto dei termini “indifferenza” o “neutralità” perché dice che lo Stato non si assume una visione particolare, ma favorisce il confronto tra tutte, in vista dell’individuazione di quei temi comuni, materiali e spirituali, che permettono una vita buona associata.
D. – Quando si parla di temi come la nascita, il matrimonio, l’educazione, la morte, le società democratico-liberali, quindi gli Stati, sembrano non tener conto della proposta religiosa…
R. – Esattamente. Questo perché, secondo me, manca questa preoccupazione di favorire ciò che all’interno della società civile è in atto. Ad esempio, nella società civile italiana, vediamo come su questi temi ci siano appunto soggetti personali e sociali che hanno un pensiero diverso e che si confrontano. Pensiamo a quello che è successo in Francia in questi ultimi mesi, ad esempio sulla questione dei matrimoni gay. Allora, lo Stato prima di legiferare deve ascoltare la società civile e, per ascoltarla, deve favorire in tutti i modi la libertà di un confronto reciproco tra le varie visioni, che sia teso a un riconoscimento per trovare la strada giusta. Poi, sarà compito dello Stato, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti, legiferare secondo ciò che la maggioranza dei cittadini decide, lasciando poi a tutti ovviamente la libertà dell’obiezione di coscienza, qualora una legge vada contro la propria coscienza.
D. – Guardando ai Paesi dell’Africa, dell’Asia e anche ai Paesi a maggioranza musulmana, che cosa significa parlare di libertà religiosa. Spesso, invece, si parla di persecuzione dei cristiani…
R. – Certo. Ma questo è uno degli elementi che mi ha spinto a sviluppare questo libro e a intitolarlo con questa esortazione “Non dimentichiamoci di Dio!”, perché secondo me non possiamo non interrogarci sulla situazione che molti uomini di religioni, non solo cristiani, vivono tragicamente in tanti Paesi a maggioranza musulmana, o comunque in tanti Paesi che si proclamano a regime ateo. È compito dell’Occidente, che è ancora un luogo di libertà, approfondire tutte le nuove problematiche che si legano a questo tema. E affrontandoli, noi possiamo anche aiutare, ad esempio, i Paesi dell’islam ad accogliere il principio della libertà di conversione che non viene accolto. Io non propugno nessun ritorno al passato. Cerco solamente di porre sul tappeto dei problemi, antichi luoghi irrisolti, legati a questo tema della libertà religiosa che si trova in cima alla scala dei diritti. Se viene meno la realizzazione di un’effettiva libertà di religione e di cultura, e se la politica non asseconda questo, tutta la scala dei diritti rischia di crollare.
Luca Collodi