Milano – Fra tutte le correnti monastiche sorte nei secoli XI-XII quella cistercense raggiunse in particolare una diffusione straordinaria. Sorto nella seconda metà dell’XI secolo, l’Ordine Cistercense intendeva mediare fra chi interpretava (Cluniacensi) in modo più blando e riformista la Regola di S. Benedetto e coloro i quali aspiravano a un ritorno alla primitiva austerità. Fu costituito il 21 marzo 1098 dall’Abate Roberto di Molesmes e deriva il suo nome dal Monastero di Cîteaux (Cistercium, in latino), in Borgogna (Francia) dove si costituì il primo nucleo di Cistercensi.
Il programma cistercense consisteva nel ritorno alla «puritas regulae», all’osservanza genuina della Regola di san Benedetto eliminando tutte le aggiunte che, specialmente in materia rituale, vi si erano sovrapposte a opera dell’Ordine di Cluny. Si trattava quindi di operare una nuova sintesi tra i punti programmatici della stessa Regola benedettina, «Opus Dei», «lectio divina», lavoro manuale. La formula veniva incontro ad aspettative molto diffuse, a giudicare dall’elevato numero di fondazioni che in ogni regione d’Europa (e anche in Italia) dovettero essere compiute nel giro di pochi decenni.
Il vero protagonista di questo nuovo movimento monastico nel XII secolo fu san Bernardo, noto anche come “l’ultimo dei Padri della Chiesa”, che giunto nel 1112, all’età di 23 anni, a Cîteaux ebbe l’incarico di dare vita a nuovi Monasteri. Fra questi il più importante fu quello di Clairvaux (da qui deriva il nome italiano di Chiaravalle) nei pressi di Chalons-sur-Marne (1115).
Il Santo spintosi in Italia vi fondò numerose Abbazie. Dalla più antica fondazione cistercense in Italia (Tiglieto, presso Acqui) alla Sicilia e alla Sardegna fu tutta una fioritura di cenobi che costituì un fenomeno religioso e sociale rilevantissimo. Ancora oggi ve ne sono almeno quattro che derivano il loro nome, in particolare, da quello di Clairvaux: Chiaravalle di Milano, di Alseno, di Ancona e di Fiastra. A queste si aggiunge quella di Morimondo, vicino ad Abbiategrasso (Milano), emanazione della francese Marimond.
I Cistercensi, il cuiabito è bianco con scapolare nero, si segnalano per austerità, preghiera, silenzio e duro lavoro, principi fondamentali dell’Ordine, e per l’adozione del sistema di filiazione tra Abbazie. L’Abate di Citeaux, considerato il “padre universale dell’Ordine”, ebbe sempre una notevole influenza su tutte le altre Abbazie cistercensi, limitandone così l’indipendenza; si dedicarono al lavoro dei campi, dissodando e impiantando nuove colture, sempre nel rigoroso rispetto dell’ambiente circostante, dando origine a un incremento e a un potenziamento dell’economia agricola dei luoghi dove sorgevano le Abbazie, che erano sempre in zone pianeggianti e spesso necessitavano di un duro lavoro per essere bonificate e rese fertili.
In campo economico l’operosità dei monaci cistercensi rese possibile una nuova bonifica che si aggiungeva a quelle delle epoche precedenti e che era basata sul sistema delle grange, sorta di fattorie monastiche ove risiedevano stabilmente alcuni monaci. Ma anche tale impegno agricolo era il riflesso di una rinnovata coscienza religiosa dato che i monaci accettavano solo il possesso di quei fondi che essi potevano coltivare colle proprie forze, senza il ricorso alla mano d’opera di estranei. I Cistercensi si inseriscono nella società italiana proprio mentre è in pieno sviluppo il regime comunale che, in molti casi, manifesterà la sua simpatia verso i bianchi monaci di Cîteaux.
Dal punto di vista artistico le fondazioni cistercensi diffusero lo stile dell’architettura borgognona che ebbe modo di manifestarsi specialmente nelle abbazie di Casamari e di Fossanova: ma insigni monumenti cistercensi sono pure i monasteri di Morimondo (Milano), Staffarda (Cuneo), Chiaravalle di Fiastra (Macerata). Artefici della diffusione del gotico, più mistico e rigoroso rispetto allo sfarzo e alla ridondanza decorativa delle Chiese romaniche benedettine, privilegiando i lavori manuali i Cistercensi diedero minor importanza agli studi speculativi scientifici e filosofici. Le prime biblioteche dell’Ordine Cistercense furono chiuse ad autori classici e profani, mentre venivano ammesse solo opere bibliche e patristiche;
Nel XV secolo si mise in moto un inarrestabile processo di decadenza, per cui l’Ordine si frantumò in diverse Congregazioni. Si ebbe la riforma della Trappa (1664) in Francia che divise i Cistercensi fra “osservanza comune”, e “osservanza primitiva” (Trappisti). Divisione che sussiste ancora oggi nonostante l’operato di Leone XIII (1878-1903) volto a riunificarli.
Tratto da: Gregorio Penco osb, “Il monachesimo nella storia d’Italia”, fascicoli in Avvenire