(Roberto Siconolfi di Oltre la Linea) – Dalla proclamazione degli scioperi del 15 ottobre, e più complessivamente dall’inizio delle nuove ondate di proteste e manifestazioni No Green Pass contro il regime biopolitico/mondialistico, possiamo trarre alcune indicazioni in ambito politico, metodologico e soprattutto di “orientamento”.
Scioperi e manifestazioni No Green Pass a Trieste
Gli scioperi, le manifestazioni No Green Pass e il movimento di protesta si sono coagulati intorno alla città di Trieste. E sulla base di un lavoro già in essere da parte delle specifiche forze territoriali che, come quelle nazionali, si oppongono e al Green Pass e al passaggio autoritario che esso significa per lo Stato italiano.
In particolare, nella figura del portuale Stefano Puzzer si riuniscono tutta una serie di aspetti interessanti che vanno al di là dalle semplici scelte tattico-strategiche intraprese.
Vediamo innanzitutto un capo carismatico, che fa appello al “cuore” e all’“istinto”. Un fatto inedito, in un’epoca dominata da personalismi e calcoli razionali o di interessi.
Sembra quasi che dal magma storico dei nostri tempi, una nuova matrice, un nuovo “indirizzo” stia emergendo nella stessa battaglia politica: la spiritualità!
Puzzer scende in campo con il Rosario! Una potente immagine simbolica, uno dei massimi simboli del cristianesimo, che “discende” a difendere una posizione politica. Perché, al di là di come la si voglia pensare, al di là dell’esser laici, atei, buddhisti o musulmani, il cristianesimo costituisce ancora l’ossatura della spiritualità di massa italiana.
Il cristianesimo è il richiamo più facile, più immeditato, magari correggibile, ma è quello che “protegge” l’azione e l’identità collettiva del popolo d’Italia!
Riguardo le questioni più prettamente politiche, “avrà fatto bene o male ad affrontare in maniera non-violenta gli sgomberi al porto, avrà fatto bene o male a chiedere l’incontro col governo, avrà fatto bene o male a chiedere di non andare a Trieste nelle giornate del 22 e del 23 ottobre, …”, in linea di massima andrebbe seguito un principio: ciò che viene espresso da un singolo territorio va sostenuto! Anche in modo critico.
Laddove, poi, fatti e notizie, ci portassero a credere diversamente, laddove emergessero discrepanze evidenti, allora, in quel caso, va cambiata direzione!
E ora vedremo che piega prenderà l’assenza di risposte alle richieste del Coordinamento 15 ottobre da parte dal governo, e l’incredibile DASPO comminato ad egli stesso per “un anno” dalla città di Roma.
Manifestazioni e movimento nazionale
In relazione tra loro andrebbero messe le singole proteste cittadine e i singoli comitati: formare una “rete”, un coordinamento dir si voglia, che da Milano a Palermo, passando per Torino, Firenze, Roma e Napoli metta insieme le varie realtà locali, le quali a loro volta si stanno organizzando e coordinando.
Bisogna capire per “che cosa” combattiamo, oltre il come e il contro.
Certo, ogni singola soggettività ha uno suo specifico programma, talvolta anche un quadro di valori di riferimento diverso da un’altra. Ma è necessario fare uno sforzo, accompagnati anche dal flusso degli eventi, e costruendo una prospettiva quanto più comune e condivisibile possibile. Alcuni tentativi vanno già in questa direzione.
In particolare è fondamentale costruite “strutture sociali alternative”. Anche fluide, così come fluido è il nostro tempo, che non è più quello delle grandi masse, delle grandi costruzioni teorico-ideologiche, dei partiti e dei movimenti di massa. Ma è bensì quello dell’individualismo, delle comunità che si aggregano e si disfano rapidamente, dell’impostazione teorica “leggera”, non forte, ma diretta da principi “forti”. Da guardare con favore la nascita dei primi embrioni di queste “strutture” – nome che forse poco si addice alla nostra fase –, nei circuiti di economia e di moneta alternativa, in quelli della scuola e della formazione alternativa, della produzione di beni e servizi alternativa – in particolar modo l’agricoltura.
Tutte queste esperienze vanno potenziate, aumentate di qualità, messe in rete, e via via anche “difese”. In questa direzione va anche la costituzione di un Comitato Tecnico-Scientifico “alternativo”, promosso proprio dal coordinamento triestino, con medici e scienziati prestigiosi. E questo “CTS alternativo” potrebbe assomigliare, invece, più a una nuova forma di “autorità popolare”, nata in seno al popolo. Dal “nuovo popolo italiano” estraneo a quello che sta alla base del mondialismo e che viceversa assomiglia più alla “massa grigia e informe” – il “people” come direbbe il filosofo Jean-Claude Michéa.
Allo stesso modo è bene che si continui anche con un lavoro interno alle istituzioni, oramai impregnate dalla longa manus della mafia mondialista, con singoli uomini, partiti e forze, che in qualche modo facciano da megafono a tutta una serie di istanze, se non addirittura da “contrasto”.
In questo quadro il Sud rappresenta una sua specificità. Da un lato abbiamo visto in particolare la città di Napoli suonare la carica per l’Italia intera nell’ottobre 2020, con grandi e forti manifestazioni di piazza. Dall’altro invece abbiamo assistito a una specie di “assopimento” degli animi, derivante da alcune ragioni.
Una in particolare, è che non sono state toccate le corde giuste. Nella città di Napoli e nel meridione più in generale, si vive secondo uno spirito “anarcoide”, più o meno dall’avvento della stessa “unità d’Italia” e per tutta una serie di ragioni che ora non stiamo ad affrontare.
Di conseguenza, c’è anche un relativo e scarso attaccamento alle istituzioni e al “diritto”. Quindi, mentre lo scorso ottobre le chiusure senza rimborsi avevano provocato delle reazioni immediate da parte della cittadinanza, diverso è ora il “clima” con la questione del Green Pass.
La regola in città e altrove è spesso aggirata, e la capacità “creativa” napoletana spesse volte porta alla costruzione di alternative “di fatto”, che in un modo o nell’altro permettono al popolo di “campare”.
Un atteggiamento che se da un lato potrebbe sembrare menefreghista o dallo scarso senso civico, in questo caso potrebbe essere molto utile se ben ponderato.
Del resto che senso ha opporsi a un potere che oramai come una valanga deve solo crollare su se stesso? Meglio costruire direttamente l’alternativa, e magari “arginare” la cadute più pericolose. Da questo punto di vista l’attitudine partenopea potrebbe risultare davvero molto istruttiva.
E poi, probabile che tornando a “toccare” le corde giuste (es. Green Pass e reddito di cittadinanza, effetti collaterali della vaccinazione su bambini, ecc.) allora rivedremo la città di Napoli in massa nelle strade. Cosa che tra l’altro già sta riprendendo, grazie alla recente nascita di un coordinamento in grado di affrontare il lavoro con un certo ordine, in maniera lucida e perseverante; e di dare qualità a tale lavoro, mettendo in connessione le migliori energie e intelligenze del territorio.
Un salto di livello dunque, che dalla iniziale reazione “di pancia” – situazione che ora sta vivendo Milano – sta praticando costruttività e “soluzione politica”.