(da L’agone Nuovo) – Udienza del mercoledì: Francesco non manda a dire ai cattolici quale sia il problema, chiarendo anche chi siano e come si riconoscano i fondamentalisti: lo aiuta San Paolo e la sua lettera ai Galati.
Il papa ne legge un passo e poi commenta: “Ancora oggi, molti sono alla ricerca di sicurezze religiose prima che del Dio vivo e vero, concentrandosi su rituali e precetti piuttosto che abbracciare con tutto sé stessi il Dio dell’amore. E questa è la tentazione dei nuovi fondamentalisti, di coloro ai quali sembra la strada da percorrere faccia paura e non vanno avanti ma indietro perché si sentono più sicuri: cercano la sicurezza di Dio e non il Dio della sicurezza”. Sembra chiaro, soprattutto sembra chiarissimo il riferimento all’oggi.
Pensiamo alle discussioni di questi giorni sull’ecologia, sulla decisiva questione della difesa dell’ambiente e ricordiamo le polemiche di alcuni cardinali per il sinodo sull’Amazzonia, quando criticarono Francesco per essersi unito ad alcuni uomini “pennuti”. Lui rispose, “che differenza c’è tra chi si adorna il capo con piume e chi usa il tricorno?” cioè il copricapo dell’abito tradizionale dei cardinali. Ogni tradizione ha valore se si capisce che solo difendendo le nostre diversità e le nostre mille tradizioni si può vivere in sintonia con tutto il pianeta.
“Se noi perdiamo il filo della vita spirituale, se mille problemi e pensieri ci assillano, facciamo nostro il consiglio di Paolo: mettiamoci davanti a Cristo Crocifisso, ripartiamo da Lui. Prendiamo il Crocifisso tra le mani, teniamolo stretto sul cuore.” Chi lo farà capirà certamente che senza Amazzonia non c’è il mondo, ma l’Amazzonia c’è se c’è chi la vive, chi vive la cultura del fiume, della foresta, con i suoi paramenti e i suoi abiti tradizionali, come altri abiti e altre tradizioni rendono vive altre culture. Ma non è tutto qui: “Chiediamoci: che cosa succede quando incontriamo nella preghiera Gesù Crocifisso? Succede quello che accadde sotto la croce: Gesù consegna lo Spirito (cfr Gv 19,30),dona cioè la sua stessa vita. E lo Spirito, che scaturisce dalla Pasqua di Gesù, è il principio della vita spirituale. È Lui che cambia il cuore: non le nostre opere. È Lui che cambia il cuore, non le cose che noi facciamo, ma l’azione dello Spirito Santo in noi cambia il cuore! È Lui che guida la Chiesa, e noi siamo chiamati a obbedire alla sua azione, che spazia dove e come vuole. D’altronde, fu proprio la constatazione che lo Spirito Santo scendeva sopra tutti e che la sua grazia operava senza esclusione alcuna a convincere anche i più restii tra gli Apostoli che il Vangelo di Gesù era destinato a tutti e non a pochi privilegiati”.
La forza di Francesco è la capacità di unire una profonda spiritualità e un’indiscutibile urgenza di azione sociale. Senza il desiderio di cambiare il mondo non c’è, non può esserci vera fede, dice in sostanza il suo ragionamento. Ma la vera fede non si trova nella precettistica, da applicare con scrupolo ma senza passione. Infatti, proseguendo, afferma che “ quelli che cercano la sicurezza, il piccolo gruppo, le cose chiare come allora, si allontanano dallo Spirito, non lasciano che la libertà dello Spirito entri in loro. Così, la vita della comunità si rigenera nello Spirito Santo; ed è sempre grazie a Lui che alimentiamo la nostra vita cristiana e portiamo avanti la nostra lotta spirituale”. E’ un discorso chiarissimo quello del Papa, anche pensando alla questione del virus, a chi fa in queste ore novene mariane contro il Green Pass.
Infatti, riferendosi a quanto si afferma nella Lettera ai Galati sulle opere delle carne e le opere dello Spirito, Francesco chiarisce cosa non vada delle prime: “ Carne è una parola che indica l’uomo nella sua dimensione solo terrena, chiuso in sé stesso, in una vita orizzontale, dove si seguono gli istinti mondani e si chiude la porta allo Spirito, che ci innalza e ci apre a Dio e agli altri”. E le opere dello spirito? Francesco ricorda che “Il frutto dello Spirito, invece, è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”, stando alle esatte parole di San Paolo. “ Una persona che è in pace, che è gioiosa e che ama: con queste tre tracce si vede l’azione dello Spirito”. Ovviamente il riferimento al Green Pass non può essere visto pensando al carattere rabbioso delle manifestazioni. Ogni manifestazione di protesta è così. Ma il sentimento più citato tra i manifestanti non è la paura degli effetti del vaccino per il singolo invece che delle conseguenze del virus per tutti?