(Stefano Marafini di RomaIT) – Dal distanziamento sociale agli assembramenti di massa organizzati. La pericolosità del rave party, assurda valvola di sfogo delle frustrazioni.
Il rave party a Viterbo e i suoi effetti
Concluso il rave party in provincia di Viterbo, sono necessarie alcune riflessioni sullo svolgimento di esso, la sua durata, i suoi effetti sul posto e sulla popolazione che lo ha subito.
Per la verità, se ne è continuamente parlato sui media e nei talkshow; i diversi commentatori, ognuno secondo il suo punto di vista, ha sottolineato l’eccessiva libertà dei partecipanti, l’occupazione imprevista del territorio (una grossa azienda agricola) e la sua devastazione.
A parere delle istituzioni non era possibile eseguire uno sgombero forzato dopo l’inizio del raduno, poiché sarebbe stato troppo difficile e pericoloso. Perciò sono state elogiate le forze dell’ordine, che hanno vigilato costantemente l’area, fermando poi e identificando le persone in uscita e impedendone il rientro.
Qualcuno si è chiesto se veramente un afflusso tanto enorme di persone – diecimila – fosse davvero imprevedibile e se, quindi, non si potesse bloccare all’inizio.
Non era possibile controllare gli spostamenti sul web (dove i partecipanti si davano appuntamento da tempo) e sulle strade? Quindi, impedire l’afflusso e perciò l’inizio del raduno, allontanando i primi gruppi arrivati per occupare il terreno?
O, forse, non si è voluto impedire a masse di giovani di sfogare nel rave le frustrazioni accumulate durante il lockdown imposto dalla pandemia. In questo caso, si sarebbe scelto implicitamente di favorire il malcostume dilagante nella nostra vecchia e decadente società occidentale.
Senescenza della civiltà occidentale, morte dei valori e vuoto della coscienza
Una società invecchiata malissimo, che nella cultura decadente del Novecento, che ha pure influito o perlomeno affiancato (si pensi, per esempio, al Futurismo) le due grandi guerre mondiali, ha privato l’uomo di ogni valore ideale o morale di sostegno generale.
Gli ideali di uguaglianza, giustizia, fratellanza, che riempiono l’animo umano e contribuiscono anche al movimento della Storia, anche se spesso in modo strumentale, sono morti con i disgraziati tentativi di realizzazione da parte delle ideologie totalitarie.
Il loro posto è stato occupato dalla libertà individuale, intesa come volontà del singolo di soddisfare ogni suo capriccio, momentaneo o duraturo.
Il cosiddetto sballo del sabato sera è diventato un’esigenza, quindi un diritto, del fine settimana di tutti: giovani studenti (che a scuola studiano pochissimo), lavoratori e disoccupati. Che così cercano, cioè si illudono, di riempire momentaneamente il vuoto esistenziale della loro coscienza.
La funzione del rave party. Confronto tra le generazioni giovanili di oggi e di ieri
Il massimo dello sballo è costituito dal rave: delirio, rapimento, estasi; stato di stordimento totale, quasi di annullamento della personalità, che si può raggiungere con tutte le droghe, dalle più leggere alle più potenti, con l’alcool e la musica techno. Che non è affatto musica, ma un insieme di suoni rimbombanti a decibel stratosferici. La miscela è micidiale.
Lo sballo costituisce di per sé motivazione e scopo del raduno, dell’agognato rave party. Che prima non esisteva. In passato, negli anni ’60 e ’70, quando i giovani si radunavano per stare insieme e fare musica, avevano motivazioni sociali intrecciate alle loro esigenze e scopi da portare avanti: la contestazione dell’autoritarismo nella società democratica e ancor più in quelle totalitarie; la contestazione della guerra, vista sempre come sopraffazione dei forti sui deboli, e l’esigenza di affermare uno stato di pace generale.
Ricordiamo i grandi raduni dei festival rock: Woodstock (1969) in America, l’Isola di Wight (1970) in Inghilterra, leggenda per più generazioni; poi le manifestazioni contro la guerra, in particolare quella del Vietnam.
In più, ci furono i tentativi, poi falliti, di costruire comunità basate sull’uguaglianza di tutti i componenti: il fenomeno degli hippies, i figli dei fiori.
Rave party, annientamento dell’io, vuoto della coscienza e pulsioni di morte
Vero è che a quei tempi cominciò il consumo di massa della droga, che prima era limitato (nel nostro paese, per esempio) ad una ristretta platea del ceto borghese. Però allora si riteneva che essa potesse servire ad accomunare gli uomini con i loro ideali. Cioè, in buona fede (non sempre) la droga era ritenuta un mezzo per raggiungere un fine; oggi invece è il fine.
Che si realizza nella distruzione della coscienza dell’individuo; ovvero, per dirlo con il linguaggio della scienza freudiana, nell’annientamento dell’IO per opera di Thànatos (l’istinto di morte), la pulsione distruttiva dell’ES che prende il sopravvento su Eros, l’istinto di vita.
Per chi accetti codesta spiegazione, è sempre stato così nella storia.
Oggi però, a mio parere, si può aggiungere che le pulsioni distruttive dell’Es vengono alimentate a dismisura dal condizionamento sociale, che spaccia per libertà assoluta i più assurdi capricci individuali, dall’idea di voler governare il proprio fisico , modificandolo con la tecnica, a quella di determinare con il desiderio le caratteristiche di natura (il cosiddetto gender).
In questo modo sono state buttate a mare tutte le concezioni realizzate dalla Cultura, tramandate dalla tradizione: cioè, le elaborazioni del Super-Io (sempre in termini freudiani), che tanta importanza e peso hanno avuto sull’individuo e sulla storia. E che ancora hanno, come dimostrato dalla loro resistenza presso popoli e culture diverse dalla nostra.
Fedi e intolleranza
Le fedi, soprattutto quelle più integraliste e meno tolleranti smuovono le montagne
Esempio eclatante ne è quello del mondo islamico, ed in particolare arabo. Proprio in questi ultimi giorni gli Afgani, nella forma politica estremista dei Taliban, hanno ripreso il controllo totale del loro Paese, dopo cicli ventennali di guerriglia contro la Russia e le potenze occidentali. Queste ultime avevano occupato il territorio con la giustificazione della civilizzazione di esso, l’esportazione della democrazia, come se quest’ultima fosse una qualsiasi merce. E senz’altro è questa l’idea, o meglio la rappresentazione falsificata che ne dà il potere della Globalizzazione mondialista. Alla quale la dirigenza afgana, appena entrata nel palazzo del potere, ha risposto di essere disponibile al dialogo con il resto del mondo; fermo restando che il loro governo sarà aderente alla tradizione, e le leggi che regoleranno la società in tutti i suoi aspetti alla Sharìa. Ciò dimostra ancora, da un lato che la Religione è instrumentum regni, come dicevano i nostri progenitori, più saggi di noi.
Pertanto non è possibile isolare un problema, il trattamento dei bambini o delle donne nei paesi islamici, e pensare di risolverlo indipendentemente da tutto il contesto culturale-politico di quelle società, dove è impensabile separare la vita quotidiana dalla religione.
La separazione della fede personale dalla vita sociale e politica si è realizzata nell’Occidente, fino a distinguere gli ambiti di competenza dello Stato e della Chiesa.
Nei Regimi islamici questo è impensabile, come già dimostrato dall’Iran dopo il ritorno di Khomeini che, in un’intervista quando era ancora esule a Parigi (un esilio “dorato”, vezzeggiato da progressisti e sinistre) aveva dichiarato che non avrebbe costretto le donne a riprendere il velo.
Fu la prima cosa che fece, una volta tornato in patria. Quindi costituì lo stato teocratico retto dagli ayatollah e impropriamente chiamato Repubblica Islamica; dove il nome “repubblica” stride violentemente con l’aggettivo “islamica”.
Il vuoto della coscienza può essere colmato dalle visioni più irrazionali e intolleranti
D’altro canto, la riconquista talebana dimostra che non si possono regolare per legge, o addirittura distruggere, le esigenze dell’animo umano. La coscienza umana, a differenza dei sistemi fisici, non ammette il vuoto. Quando questo si verifica, va poi riempito, spesso dei contenuti più aberranti.
Esempi ne sono per noi la diffusione abnorme di affermazioni pseudoscientifiche e credenze misteriche; inoltre, l’adesione all’integralismo islamico di giovani arabi di seconda e terza generazione nei paesi che hanno favorito il multiculturalismo, come Gran Bretagna e Paesi Bassi.
Purtroppo, come già detto, il mondo occidentale ha fatto harakiri, uccidendo i valori fondanti dell’uomo civilizzato, soprattutto quelli etici.
Quanto alla religione. l’idea di Dio è stata rimossa come non necessaria.
Anche profittando di ciò, l’Islam avanza nei nostri paesi, facendo proseliti moderati ma anche pronti alla Jihad perfino nei nostri giovani.
Sempre per la legge di riempimento del vuoto delle coscienze, favorito anche dalla debolezza del pensiero razionale.