(Diego Fusaro da Radio Radio) – Potremmo dire in termini generali e con ciò compendiando la nuova religione terapeutica che la salvezza è sempre una dose più in là. Dopo la seconda dose già si parla della terza, della quarta e chissà forse ne arriveranno molte altre ancora. Per comprendere la dinamica bisognerebbe guardare alla filosofia dello Hegel sotto la voce del cattivo infinito. È questa in fondo la formula classica della civiltà dei consumi valida anche per il siero benedetto sempre laudando in saecula saeculorum, che è anche esso per altro non si dimentichi merce tra le merci. La salvezza deve apparire ogni volta connessa alla nuova merce e ogni volta deve sparire con il suo consumo per poi riapparire all’arrivo della nuova merce. Ciò da luogo ad un ciclo perverso e potenzialmente infinito. La civiltà dei consumi dice di mirare alla soddisfazione del consumatore invece, come sappiamo e come Bauman ci ha insegnato mira alla insoddisfazione perpetua del consumatore, infatti un consumatore soddisfatto sarebbe, eo ipso, la fine della civiltà dei consumi.
Essa si basa sulla pretesa di lasciare perennemente insoddisfatto il consumatore di modo che esso sempre di nuovo si riaffacci alla sfera della circolazione per acquistare nuove merci che puntualmente lo lasceranno insoddisfatto. Se tutti sono potenzialmente malati asintomatici, formula ossimorica curiosamente sconosciuta prima del Covid-19, ne discendono conseguenze degne di rilievo, che permettono di capire molto di questa logica. In primo luogo non esiste più la società dei cittadini portatori di diritti e doveri, esiste invece una grande clinica di potenziali malati, malati che debbono sottoporsi di necessità, in quanto potenzialmente contagiosi, alle prescrizioni insindacabili del medico, prescrizioni che sempre coincidono con norme politiche di tipo autoritario, dal coprifuoco ai divieti di assemblea. In secondo luogo, questo il tema che ci sta più a cuore, se tutti sono potenzialmente malati asintomatici quindi nelle condizioni di contagiare e contagiarsi, debbono tutti indistintamente, grandi e piccini, sottoporsi al rito sacro della benedizione di massa con il siero benedetto sempre laudando.
La società ridefinita come clinica viene sottoposta ad una medicalizzazione integrale senza residui tale per cui debbono di necessità, vuoi con il ricatto dell’infame tessera verde della discriminazione, vuoi magari con l’introduzione del obbligo, come da più parti si va sostenendo, devono sessare tutti sottoposti alla benedizione di massa. Si mormora addirittura che il pennuto e prode generale Figliulo abbia rivisitato la nota canzone del Piave: “ll Piave mormorava non passa il senza siero”. In origine lo abbiamo capito doveva essere una lotta senza tregua alla pandemia per proteggere gli esseri umani, poi gradualmente sembra essersi mutata in una lotta senza tregua agli esseri umani per difendere la pandemia o meglio per proteggere la nuova normalità dell’emergenza pandemica perpetua.
Intanto mentre da noi i pretoriani del pen-siero, insistono per introdurre l’obbligo vaccinale oltra all’infame tessera verde della discriminazione, sul New York Times si pongono seriamente in un articolo del 18 agosto la domanda sulla reale efficacia del siero benedetto e sempre laudando in saecula saeculorum. Una delle società più benedette al mondo, Israele, ha uno degli indici d’infezione più alti al mondo, ciò solleva domande intorno all’efficacia della benedizioni. Così leggiamo tradotto in italiano sul New York Times. Svegliamoci dunque il prima possibile. Mentre il New York Times solleva queste domande i nostri giornali aziendali quelli che danno del cretino a chiunque ossi porre dubbi e domande sul sacro fiero, trasformano in eroe il ragazzo delle Calabrie che si è tatuare sul braccio il codice QR della tessera verde. Ci sarebbe da ridere se davvero non ci fosse da piangere.