(Gabriele Niola di Wired) – Gesù come celebrità. Gesù come star da sognare la notte, magari mentre cavalca un cavallo bianco per venire a salvare la protagonista dalle serpi del peccato con una spada. Gesù sognato sulla croce che chiede di essere toccato con il fare malandrino di un protagonista di romanzo Harmony. Benedetta, monaca medievale, non conosce altro che il cristianesimo da quando è bambina e i suoi genitori hanno pagato perché diventasse monaca. Ora, a più di 30 anni, è invasata e convinta di parlare con la Madonna. Noi però non capiremo mai dove finisca la convinzione e inizi la verità.
Quella dell’ultimo film di Paul Verhoeven (che sullo studio della sessualità ha costruito una carriera da Basic Instinct a Elle) è infatti una storia vera, quella della monaca Benedetta Cerlini e della sua scalata al potere nel monastero di Pescia (con relative smottamenti nei rapporti con la Chiesa di Roma) mostrando le stimmate e i segni di miracoli. In una Chiesa, quella del XVII secolo, molto pragmatica e con una badessa che di fronte ad una donna bisognosa che prega di essere presa nel convento risponde, “Un convento non è mica un luogo di carità!”, a questa donna che afferma davvero il contatto con il divino nessuno crede ma forse il culto che sta creando può convenire a molti. Come dicono nel film, in fondo anche Assisi era un luogo che non contava nulla prima di San Francesco.
Quella di Verhoeven è una visione molto disincantata della chiesa medievale. Tutto è comandato dal commercio, dal potere e dalla politica locale e centrale. Nonostante siamo in un dramma di questo il film sa ridere tantissimo, sa cioè divertirsi con le molte assurdità di una storia vera vista con gli occhi moderni. Ma sotto le ironie e il cinismo c’è anche una capacità eccezionale di sfumare i contorni tra le bugie e la verità, mito, propaganda e immaginario. Benedetta racconta menzogne e dice la verità ma questo ad un certo punto quasi non conta più, diventano la stessa cosa (come dice anche lei, un po’ stufa di queste domande, in una divertente battuta). Quello della verità delle visioni e del contatto con il divino sembra più un problema nostro che del suo tempo.
I problemi sono semmai quelli del potere. Come cambiano le priorità quando c’è una santa nel convento? Chi ne fa le spese? E cosa accade al convento? A questo va aggiunto che il fine di tutto è il piacere del corpo. Benedetta ha una storia lesbica con un’altra monaca e l’unico modo di mandarla avanti senza problemi, ritorsioni e condanne è essere la persona più potente. In un posto in cui tutte si martoriano e desiderano non essere di carne (eccezionale una monaca che spiega come il suo dito di legno sia la parte di sé che ama di più), Benedetta scopre il piacere e vuole essere tutta di carne, vuole godere ed è pronta a tutto. L’immagine cruciale è quella di una statuetta della madonna che viene intagliata nella parte bassa per diventare un dildo. La religione come strumento di piacere.
In questo film scritto benissimo, con delle battute fulminanti e dialoghi affilati, c’è la grande intelligenza di raccontare al pubblico una storia in cui il confine tra convinzioni, condizionamenti e manipolazione religiosa è strano e mutevole. Anche i politici più spietati della chiesa di Roma, quelli che sembrano davvero non aver nessuna convinzione religiosa, in punto di morte, disperati e spaventati, ritrattano tutto e sono pronti ad affidarsi a quello che era il loro nemico solo per essere salvati nel regno dei cieli. Benedetta insomma è un film divertente, che ha un rapporto sanissimo con il sesso e il racconto della potenza del desiderio ma che sa mettere in scena la complessità della propaganda. Quello che una vita intera ti porta a smettere di credere, rimane dentro ed è pronto ad uscire nel momento di maggiore paura.
Questa storia che incrocia anche la peste e un lockdown feudale (è stata scritta e girata prima della pandemia), che affronta sia il potere degli istinti sulla ragione, sia il condizionamento psicologico di una vita affidata a miti e religioni, è forse una delle ricostruzioni più accurate dei contrasti e delle ossessioni della vita medievale per come la conosciamo oggi.