Roma (Marco Guerra di Vatican News) – Personale medico, pazienti, familiari dei ricoverati, fedeli da tutto il mondo, religiosi e giornalisti di ogni nazione. E’ un unico sospiro carico di attesa e di speranza quello trattenuto negli interminabili secondi prima dell’affaccio di Papa Francesco dalla sua stanza al decimo piano del Gemelli. Il caldo torrido e la luce accecante di questa domenica di luglio non fanno distogliere nemmeno per un attimo gli sguardi rivolti verso l’edificio da cui poi arrivano le parole del Santo Padre.

Un unico spirito che lega l’ospedale
La gioia per l’apparizione del Pontefice si riflette in un piazzale d’ingresso del Policlinico gremito e legato dall’armonia del bianco del monumento a Giovanni Paolo II, dei camici dei medici, delle divise degli infermieri, dei veli delle religiose e della talare di Francesco. Una purezza che rimanda al sacrificio di chi tutti i giorni combatte contro la sofferenza e la malattia senza mai perdere il sorriso e la capacità d’accoglienza.

I protagonisti del sistema sanitario
Ad ascoltare e pregare insieme a Francesco ci sono i protagonisti del Vangelo di oggi: i malati che cercano il conforto dello spirito e del corpo e i professionisti che leniscono il dolore con l’aiuto della scienza e della medicina e, cosa non meno importante, tramite la vicinanza umana, il calore di una carezza e le parole di vita eterna che riempiono di significato anche il dolore più acuto. Sono loro il bene prezioso che Francesco esortata a preservare. Per questo motivo nel piazzale sono presenti alla recita dell’Angelus il rettore dell’Universita’ Cattolica Franco Anelli, il direttore generale del Policlinico Gemelli Marco Elefanti e l’assistente ecclesiastico generale della Cattolica Claudio Giuliodori, insieme a tanti medici, infermieri, operatori sanitari del Policlinico e studenti della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica.

I fiori dell’infermiera
Tra di loro c’è anche Suzanne Kamano, infermiera originaria della Guinea Conakry, che ha raggiunto il Policlinico molto prima del suo turno di lavoro per assistere all’Angelus e portare un mazzo di fiori per il Papa: “Il nostro lavoro è una missione, non può essere esercitato al meglio senza mostrare vicinanza ai malati. Per questo motivo è un privilegio poter curare il Papa e per me è una grande emozione sapere che è qui al Gemelli, ma allo stesso tempo lo considero un paziente come tutti gli altri, perché tutte le persone che soffrono hanno la stessa dignità”.

La gioia dei fedeli
Ma il grande ospedale alla periferia ovest di Roma questa domenica è anche la meta del popolo di Dio che solitamente presenzia gli Angelus in piazza San Pietro. Rivedere Francesco disseta molte anime che hanno atteso con un po’ di preoccupazione. Tante le famiglie con bambini che hanno sfidato l’afa e arrivano da diverse parti d’Italia, come i Giovagnoli che sono venuti appositamente dalle Marche: “Non potevamo mancare, avevamo programmato da tempo di venire a Roma per l’Angelus, dopo il ricovero ci siamo informati su come raggiungere il Gemelli”. Poi ci sono le studentesse di un collegio francese che intonano canti religiosi nella loro lingua. E ancora molti giovanissimi della vicina Università cattolica. Le bandiere di diverse nazioni e della Città del Vaticano volteggiano sulla folla. “San Benedetto prega per l’Europa” campeggia su uno striscione portato da un gruppo di pellegrini italiani, proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda Benedetto da Norcia, santo patrono dell’Europa e padre del monachesimo occidentale.

I bambini con il Papa
I trenta metri di distanza che separano i fedeli da Francesco sono colmati da inni, canti, preghiere e grida di saluto al Papa. Ci sono però quattro ospiti speciali che hanno il privilegio di condividere il balcone con il Santo Padre durante l’Angelus. Sono una rappresentanza dei piccoli pazienti di oncologia pediatrica, Anna e Elena di 13 anni, Giorgio di 4 e Michael di 6. Campioni di serenità che ci ricordano che Gesù ci vuole come bambini per entrare nel Regno dei Cieli.