(Angela Napoletano di Avvenire) – Un nuovo caso di eutanasia infantile scuote il Regno Unito sollevando un polverone diplomatico con Israele. Dopo Charlie Gard e Alfie Evans, per citare due dei precedenti più famosi, è la volta di Alta Fixsler, due anni, ebrea ortodossa, ricoverata all’ospedale Royal Children di Manchester per un grave danno neurologico alla nascita. Lo scorso 28 maggio, l’Alta Corte ha accolto la richiesta della direzione sanitaria di sospendere, nel «migliore interesse»» della bambina, i trattamenti che l’aiutano a mangiare, bere e respirare. Contraria invece la famiglia che chiede di trasferire la piccola in uno dei due ospedali a Tel Aviv che si sono offerti di accoglierla.
I coniugi Fixsler ritengono che la sospensione delle terapie non sia conforme al proprio credo e alla propria cultura considerato che legge e religione giudaica vietano qualsiasi forma di eutanasia. Dalla loro parte si è schierato anche il presidente uscente dello stato d’Israele, Reuven Rivlin, che ieri ha scritto una lettera al principe Carlo d’Inghilterra chiedendogli di esercitare la propria influenza per assecondare la richiesta della famiglia. Nei giorni scorsi la causa è stata perorata anche da due influenti rabbini. Il fattore religioso, va ricordato, è emerso per la prima volta in un processo sulla sospensione delle cure nel caso di Tafida Raqeeb, la bambina musulmana che ottenne nel 2019 l’autorizzazione al trasferimento in Italia.
L’autore di quella sentenza fu il giudice Alistar Mac Donald, lo stesso che ha sentenziato per Alta il «no» allo spostamento perché non ci sono possibilità di recupero. La famiglia Fixsler valuta il ricorso.