Viterbo (Renzo Trappolini di Tuscia Web) – E di colpo venne questo mese senza Franco Battiato e la sua convinzione che d’inverno si vive bene come di primavera. Non è vero e potrebbe accadere che poi si debba vivere male come d’inverno.
Penultimo fine settimana di maggio con movimento quasi agostano sulle strade, ristoranti pieni e overdose di jogging, cicloturismo e carovane di moto. Consumare, spendere, perché così “vuolsi colà dove si puote”, nei tabernacoli cioè dei commerci che più fanno incassare, più i top managers (quelli che decidono davvero) si arricchiscono di bonus e premi di produzione.
Tanto il centro di gravità permanente cercato dal cantautore siciliano non l’ha trovato lui e non è alle nostre viste, cosicchè non resta che cambiare idea sulle cose, sulla gente.
Questione di giorni, infatti, ma fino a ieri ci credevamo alla catastrofe, con la prospettiva di lunghe rinunce per ripagare gli oltre mille miliardi di debito che la pandemia impone. Debito, sì! Cioè ce li hanno prestati e per restituirli – e non finire in bancarotta – sarebbe logico scegliere come, dove, quando, quanto spendere. Invece, la gente cambia e “per le strade, nei giorni di maggio, si scherza a raccogliere ortiche”.
In attesa che riaprano le palestre, eccoci pure al cinema con spirito di espiazione della colpa continuamente martellata da stampa e tv per non averlo frequentato in tempo di lockdown. Nel centro del centro di Roma, però, solo sette spettatori.
Quanto ancora dovremo cercare quel centro di gravità permanente che da certezze? E’domenica e ieri la Cina ha imprigionato vescovo, preti e seminaristi di una diocesi fedele al papa e meno al governo, col quale però il Vaticano sta trattando come fare a sopportarsi. Quanto cambiati i tempi rispetto a quando Matteo Ricci, imperante a Pechino la dinastia dei Ming, impiantò il cristianesimo e quanto può far cambiare oggi idea una risposta diplomatica al posto di una sacrosanta protesta!
Sempre per quell’introvabile centro di gravità permanente? Può darsi e intanto a sera, da Giletti che conduce Non è l’arena, ragazze senza tabù dicono di sentirsi come figurine di calciatori Panini, merce di scambio. Testimoniano di voler cambiare la cultura delle veline e dell’osè trash con cui son state fatte crescere. Per un’educazione affettiva, il piacere della mano nella mano, invece delle gang con telefonino incorporato e video consapevoli o meno da scambiare.
Sembrano aver scoperto, loro ventenni, che “la ricchezza virtuale sta più in alto” e che bisogna “scansare, come si fa con le mosche, le avversità” che non mancheranno. Così, forse, si tornerà a vivere bene come di primavera. Anche con una pandemia così.