Vaticano – Ior, si cambia. Salvo sorprese dell’ultima ora mercoledì prossimo il cardinale australiano George Pell, segretario per l’Economia (il nuovo «ministro delle Finanze » vaticano) annuncerà il cambio dei vertici dell’Istituto per le opere di religione che sta per pubblicare il suo secondo bilancio annuale certificato. Un bilancio non certo positivo, che per il 2013 segna un calo dell’utile netto da 86,6 milioni ad appena 2,8 milioni. In molti ormai danno per decisa l’uscita di scena dell’avvocato-industriale tedesco Ernst von Freyberg, nominato in extremis quale successore di Ettore Gotti Tedeschi alla guida della «banca vaticana» nei giorni successivi alla rinuncia di Benedetto XVI. Con lui a lasciare sarà l’intero cda, quel board dei laici che gestiva l’Istituto dal settembre 2009. Al posto di von Freyberg dovrebbe essere nominato il francese Jean-Baptiste de Franssu, già Chief Executive Officer di Invesco Continental Europe, già membro dell’ormai disciolta commissione vaticana referente che ha studiato i problemi economici e amministrativi della Santa Sede e attualmente membro del Consiglio per l’Economia. Insomma, uno di casa Oltretevere da più di un anno, già entrato nel novero dei possibili candidati per la presidenza dello Ior durante il lungo processo di selezione dopo la cacciata di Gotti, conclusosi quasi sul filo di lana della sede vacante con la designazione di von Freyberg nel febbraio dell’anno scorso. Ad essere rinnovato sarà l’intero board ed è probabile che oltre alle persone, cambino pure le strutture: la commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior, ad esempio, potrebbe mutare nome e organizzazione. Non è escluso, come già accaduto nei mesi scorsi per il Consiglio dell’Economia, dove siedono fianco a fianco con pari dignità esperti professionisti laici e cardinali, che anche nel futuro della «banca vaticana» si vada verso il board misto laico- ecclesiastico. Ufficialmente all’origine di tutto c’è la riforma dell’Istituto per le Opere di religione, tristemente noto alle crona- che giudiziarie e spesso fonte di contro-testimonianza evangelica. Papa Francesco e i cardinali consiglieri che lo aiutano nella riforma della Curia hanno ritenuto opportuno mantenerlo in vita: svolge infatti un servizio importante per gli scambi di denaro con gli ordini e gli istituti religiosi nelmondo.Ma in futuro non si occuperà più direttamente dei grandi investimenti: per questo sarà creata la nuova figura del Vam, Vatican asset manager, che sotto il controllo della segreteria per l’Economia opererà per far fruttare i capitali Ior come pure i capitali dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, sempre più facente funzione di «banca centrale». La linea della trasparenza, con il controllo sui conti correnti, i bilanci certificati e l’applicazione delle norme antiriciclaggio, non cambia. Von Freyberg, che l’ha incarnata in questi mesi, potrebbe rimanere a fianco del nuovo presidente designato per qualche settimana così da favorire un passaggio di consegne soft. Il crollo dell’utile dello Ior dagli ambienti vicini all’attuale presidenza viene attribuito solo ad errori della vecchia gestione, ma sta di fatto che l’anno scorso l’Istituto aveva potuto donare al Papa ben cinquanta milioni di euro, usati per sostenere l’evangelizzazione. Soldi che quest’anno non ci saranno. Se la nomina di de Franssu mercoledì sarà confermata, sarà il segno del consolidarsi del potere interno del cardinale Pell, che ha fortemente voluto questa soluzione, e dell’altro uomo emergente delle finanze vaticane, il maltese Joseph F.X. Zahra, anch’egli legato al porporato australiano.