(Gianni Cardinale di Avvenire) – Un progetto che in prospettiva vuole aiutare le diocesi italiane nel dialogo ecumenico e inter-religioso in modo che in questo campo si passi “dall’approssimazione alla consapevolezza” coinvolgendo tutto il popolo di Dio e non solo esperti o “salotti”.
È l’Osservatorio permanente dell’Unedi, l’Ufficio Cei che si occupa di questo settore guidato da don Giuliano Savina. Un progetto che è stato presentato oggi presentato ad Assisi nel corso di una tre giorni che riunisce le equipe regionali, i referenti nazionali per definire la programmazione del prossimo anno pastorale.
Nella Cittadella Pro Civitate Christiana il progetto è stato illustrato dal Gruppo di Lavoro che lo ha elaborato.
Il sociologo Maurizio Ambrosini ha spiegato che l’Osservatorio porterà ad una “mappatura sul pluralismo religioso in Italia”. Sarà uno strumento che permetterà di seguire e accompagnare, anche a livello locale e diocesano, l’evoluzione della presenza non cattolica e non cristiana in Italia.
Per il sociologo Samuele Davide Molli servirà a capire quali sono le comunità e i luoghi di culto presenti su un territorio, da chi sono frequentati e guidati, quali attività svolgono. Con l’obiettivo di “aprire porte e costruire ponti”.
La ricerca si svolgerà nel più scrupoloso rispetto delle norme sulla privacy e con il coinvolgimento della rete degli uffici e dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Precisazioni ribadite anche nel corso del dibattito, franco e costruttivo, che ha visto coinvolti relatori e partecipanti.
“I delegati incaricati di redigere la scheda – ha assicurato Ambrosini – non saranno dei semplici rilevatori di dati a fini statistici, ma lavorando alla raccolta delle informazioni richieste avranno modo di sviluppare una conoscenza puntuale e un dialogo con le presenze religiose non cattoliche del territorio”. Mentre don Savina ha più volte ribadito che l’Osservatorio vuole essere “un dono che viene consegnato alle diocesi”, affinché, nella loro missione, siano aiutate a diventare sempre più consapevoli della presenza di fedeli di altre Chiese e religioni.
I lavori della “tre giorni” sono stati aperti ieri a Roma dal cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti. Il porporato ha sottolineato come “l’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono dimensioni imprescindibili per il vissuto ecclesiale” e come quindi “la mancata consapevolezza di questo può causare quei ritardi che incidono negativamente sulla stessa missione della Chiesa e, prima ancora, sulla sua stessa identità”.
“Oggi – ha affermato l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – siamo tutti invitati a compiere un passo in avanti perché l’ecumenismo e il dialogo entrino a pieno titolo nell’azione pastorale senza essere più solo appannaggio degli addetti ai lavori”. Infatti “la dimensione ecumenica e del dialogo interreligioso devono coinvolgere parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti, circoli culturali, federazioni, istituti religiosi e, non ultimi, i seminari, intrecciando tutta l’azione pastorale, dalla catechesi alla famiglia, dalla scuola alla comunicazione, e così via fino alle carceri e agli ospedali”. Tutto il popolo di Dio, insomma. Perché si tratta di un “un tema che non può più essere solo di nicchia o riservato ai salotti”.
Sempre in apertura dei lavori l’impegno della Chiesa italiana nel dialogo con le altre confessioni cristiane è ribadito anche dal vescovo Stefano Russo, segretario generale della Cei. “Papa Francesco – ha ricordato nel suo intervento – ci sprona a passare dall’io al noi: questo invito riguarda lo stile pastorale, del nostro essere Chiesa, e costituisce un’indicazione precisa anche per i delegati diocesani a lavorare insieme, a creare sinergie. Da soli non si va da nessuna parte”.
Sempre ieri un saluto è stato portato anche dal vescovo di Pinerolo Derio Olivero fresco nuovo presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso che ha evidenziato l’importanza di “mettere insieme le energie»”per affrontare sfide comuni come quella della “esculturazione” e per “inseguire le potenzialità del cristianesimo” ancora non espresse nella storia.
Oggi ad Assisi sono intervenuti anche i teologi Giuseppina De Simone e don Giulio Osto. Hanno precisato che l’Osservatorio permanente intende essere “una esperienza di conoscenza e di incontro nello stile di una Chiesa dialogica”, in modo da essere “cristiani in ascolto e in cammino nello stile della sinodalità indicato da Papa Francesco”.
La seconda giornata di lavori, che ha visto gli interventi anche di Lucio Vinetti (metodologo della Cattolica di Milano) e dello storico dell’ecumenismo Riccardo Burigana, è iniziata e terminata con due momenti di preghiera. La mattina nel Santuario della Spogliazione di Assisi con le lodi guidate di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno Domenico Sorrentino. La sera con la messa presieduta nel Santuario di Santa Maria in Rivotorto da monsignor Russo.
Entrambi i momenti sono stati arricchiti dalle meditazioni di monsignor Timothy Verdon, delegato della diocesi di Firenze e grande storico dell’arte. Le sua riflessioni impreziosirà anche le lodi che domattina vengono recitate nella Basilica Superiore di San Francesco. Di seguito l’ultima sessione con un focus dedicato alla formazione introdotta da don Savina e con l’intervento dell’antropologa Barbara Ghiringhelli.