(Peppino Zola di Tempi.it) – Caro direttore, in questo periodo in cui il “potere” ci vuole inchiodare, per interessi economici sempre più chiari, sul tema ecologico, con tutte le sue conseguenze pratiche (spesso risibili), i vari tg, con le loro notizie false e bugiarde, insistono quotidianamente nell’individuare nell’uomo la responsabilità unica di tutto ciò che sta accadendo (e che nei secoli è sempre accaduto) nel mondo naturale e in quello fabbricato dall’uomo stesso.
L’uomo è sempre sotto accusa e senza appello. Ed è descritto come un devastatore della natura, che sarebbe così bella senza l’uomo (anche se piena di leoni che sbranano le gazzelle e di pesci grossi che mangiano voracemente i pesci piccoli). Naturalmente, in tutto ciò vi è una parte di vero, che non voglio nascondere, anche se mi ha fatto sorgere un pensiero strano, ma, credo, non troppo.
Il peccato originale e il destino di bene
Il cristianesimo, e con esso soprattutto la Chiesa cattolica, ha sempre proclamato, all’inizio di ogni ragionamento e di ogni educazione, che l’uomo e la donna sono peccatori, anche perché sono portatori di quel fenomeno che porta il nome di “peccato originale”. All’inizio di ogni Santa Messa, la Chiesa, Madre e Maestra, ci fa confessare i nostri peccati, per i quali ci fa chiedere il perdono del Signore. Ed il perdono arriva, tanto che la Chiesa stessa proclama che l’uomo è stato fatto a somiglianza di Dio. Dunque, uomo peccatore, ma destinato ad un bene assoluto ed eterno.
Questa impostazione del problema umano ci spinge a non essere unilaterali circa il giudizio sull’uomo e sulla donna. Infatti, se è vero che l’uomo è stato l’artefice di iniziative che poi hanno provocato disastri, è poi anche vero che l’uomo ha fatto della Toscana e delle Langhe dei posti meravigliosi, che tutti frequentano con ammirazione. L’uomo ha fatto la basilica di San Pietro, ha fatto la piazza di Siena, ha fatto il Duomo di Milano, ha fatto cose meravigliose, fino a quando aveva il senso religioso; opere che ancora oggi ammiriamo. Quindi, un uomo peccatore e cattivo, ma anche grande e generoso. Non solo uomo distruttore.
Un peccatore di cui Dio stesso, con Gesù Cristo, ha avuto pietà e lo ha rimesso su una strada buona. La Chiesa, dunque, parte da un guastatore per farne una persona simile a Dio.
L’esaltazione illuminista dell’uomo
L’illuminismo (che è all’origine di tutte le “pazzie” odierne), invece, compie un itinerario opposto. Inizia magnificando l’uomo, come unico artefice di un progresso inarrestabile, che viene compiuto in polemica con la Chiesa. Questo uomo invincibile ha messo in atto tutti quei processi tecnici e industriali che ora tutti stanno criticando aspramente, ma senza ricordare la loro origine sostanzialmente atea. E così, quell’uomo così straordinario e dotato di una ragione che lo rende autonomo viene ora messo sulla graticola come l’artefice di ogni disastro.
Oggi gli eredi dell’illuminismo vorrebbero far scomparire l’uomo pur di salvare la natura. Ma è lo stesso uomo che da due secoli viene osannato e contrapposto all’uomo dipendente da un destino a cui siamo chiamati da un Altro. Tutti gli artisti “laici” dell’ultimo secolo hanno descritto un uomo destinato solo a compiere cose orribili. Un uomo prima osannato ed ora descritto come il male del mondo.
Non ci salverà “l’elettrico”
Come è più sano e più vero il realismo cristiano, che non nasconde (anzi!) il male del mondo, ma che dà ad ogni uomo la speranza di una salvezza! La concezione autosufficiente dell’uomo, invece, lo spinge nella più tetra disperazione, da cui cerca di uscire con nuove tecniche e con nuovi idoli. Ora il pensiero mondano ha scoperto “l’elettrico”, ma non pensa che anch’esso produrrà nuovi problemi, visto che l’elettricità dovrà pur essere prodotta da qualche parte.
Non ci possiamo salvare con accorgimenti tecnici, ma solo partendo dalla vera verità sull’uomo, che è una verità “religiosa”. Noi cristiani abbiamo la grande responsabilità di affrontare senza complessi di inferiorità questa grande sfida epocale. Proclamando, ancora una volta, la verità di Cristo sull’uomo così come è e non come vorremmo che fosse.