(da Focus) – “Non sono responsabile di questo sangue; vedetevela voi!”. Con queste parole, secondo l’evangelista Matteo, il prefetto della Giudea, Ponzio Pilato, condannò Gesù, perché reo di blasfemia. Lavandosene le mani, letteralmente. Della contrarietà del funzionario romano Pilato a condannare l’imputato (lasciando quindi tutta la responsabilità agli Ebrei), parlano soltanto i Vangeli. E l’esistenza stessa di un prefetto di nome Pilato per molto tempo è stata documentata solo dal Nuovo Testamento. Fino al 1961, quando un operaio a Cesarea (in Israele) ritrovò un’epigrafe romana con la frase “Pontius Pilatus, Praefectus Iudeae”.
Illustre sconosciuto
Tuttavia, quello che si pensa di sapere su di Ponzio Pilato è solo frutto di ipotesi. Probabilmente era di stirpe sannitica (appartenente alla famiglia vestina dei Pontii) e fu procuratore della Giudea per 10 anni, periodo in cui non deve essere stato molto morbido con i suoi sudditi, che non amava particolarmente.
Forse il pugno di ferro durante le numerose rivolte nella provincia, e per questo potrebbe essere stato destituito nel 36 d.C. Anche sulla sua fine ci sono molte ipotesi: forse fu giustiziato da Caligola, forse morì suicida dopo essere stato esiliato in Gallia, oppure penitente, dopo essersi convertito al cristianesimo sotto l’influenza della moglie Claudia. Il mistero sull’uomo che lasciò al suo destino Gesù, dunque, rimane ancora aperto.